65. Nella testa altrui

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Il capo buttò a terra tutto quello presente sulla scrivania, urlando frustrato dalla rabbia. Piantò le mani ai bordi del mobilio e strinse con forza, iracondo.
Fissò con sguardo di morte la scena che si stava svolgendo e che poteva spiare dalla sfera.

Colui accanto a lui, non uno dei suoi sottoposti, sghignazzò e commentò: <Eh già, son proprio svegli. C'è più di un abile maghetto nel loro mondo. Mi sento quasi triste che non possa discutere con loro sulla magia.>

<Tanto li avveleneresti tutti appena servi qualcosa da mangiare.> commentò la figura che aveva seguito più volte i Beilschmidt per Berlino.

<Oh, sarebbero svegli abbastanza da percepire qualcosa di sbagliato!> replicò il mago.
<Non è questo l'importante! Dobbiamo impedirgli di rompere tutto quello creato duramente a fatica, cazzo!> urlò il capo.

<E che suggerisci, allora?> domandò la figura più alta.
<Non lo so! Non possiamo impedirgli di agire?!> domandò questi al possessore di magia.

La figura ridacchiante spiegò: <Possiamo solo provare ad ostacolarli e farli desistere. Ma non posso effettivamente farlo io, bisogna far andare qualcuno nella sua zucca.>

<Bene, andate voi due e fate del vostro meglio! Fatelo per le vostre scopate, se non volete farlo per il potere supremo!> sbottò il capo, indicando i due tirapiedi.

<E io che stavo così bene qua steso...> sbadigliò la figura dagli occhi rossi.
<E se non si arrendessero?> domandò quello dagli occhi violetti.
<Vi riporterò qua se la situazione si fa critica. Ma ora è tempo di andare!> ordinò il mago.

Batté le mani e li fece sparire.

<Li hai mandati nella sua testa e non in qualche fosso con animali feroci, vero?> domandò il capo.
<Sì, sì. Appena entrano anche loro, sposterò la visuale nella sua testolina e ti farò vedere.> assicurò l'altro.

•~-~•

<Dobbiamo eliminare il problema alla radice. Nella sua testa.> asserì Sofia.
<E come? Gli spacchiamo il cranio e facciamo cucù?!> domandò acido Giorgio.

<Gio', capisco che sei stressato, ma devi restare calmo.> notò Aleksander, osservandolo preoccupato.

<Sono calmissimo!> quasi strillò il veneto, le mani chiuse a pugno.
<Se non ti calmi faccio svenire pure te.> minacciò Angela.

L'ex repubblica marinara si sentiva come un animale chiuso in gabbia, lo sconforto e la rabbia che incendiavano il suo animo già di suo dirompente.

Conficcò le unghie nei palmi delle mani, guardò tutto il mondo con furia e incrociò le braccia.

<Va bene, va' pure sulla difensiva. Basta che non fai danni.> borbottò il friuliano, che provava pietà per il chiaro stato vicino all'isteria del fratello.

Dopo vari secondi di silenzio, Ludwig chiese: <Come facciamo ad eliminare il suo problema in testa?>

<Bisogna entrarci. Dobbiamo decidere chi va, un gruppo piccolo preferibilmente, e sconfiggere quell'altro Feliciano di troppo. E intanto distruggere la magia di blocco.> illustrò Sofia.

<Io voglio andare.> si offrì all'istante Lovino, determinato, le mani che già fremevano di chiudere quella faccenda.

<Mi sembra sensato. Sarebbe giusto mandare persone che emotivamente hanno un forte legame con Feliciano, quindi, se vuoi andare anche tu... saresti utile.> notò Angela, osservando il tedesco.

<Certo che voglio andare.> fece all'istante Ludwig.
La mezza nazione sospirò leggermente e commentò: <Allora mi toccherà sotterrare l'ascia di guerra per un po'... Chi altro viene?>

<Secondo me siete sufficienti voi due, più io, perché sono quella che fa la magia e sono più sicura se sono sul campo mentre vi riporto indietro.> osservò Sofia, tenendo il dito su dove aveva cerchiato l'incantesimo.

<Ehi! Voglio andare anche io!> si lamentò Giorgio.
<No, resti qua. Sei instabile.> impose Francesca.
<No!> ribatté il veneto.

<Sì, sta' buono. Per lo shock sei quasi fuori come un balcone, porca la Madonna! Sei incazzato perché ti sembra assurdo, ma è così. E lo so che sei frustrato perché ti senti come tradito, ma ora che siamo così vicini a risolvere il problema non ti lascerò sbarellare e fare casini!> controbatté Aleksander.

Afferrò per le spalle il fratello e si fece guardare negli occhi.
Giorgio si morse l'interno guancia, la frustrazione che fastidiosamente pizzicava gli occhi.

No, non avrebbe pianto.
Anche se davanti a quegli occhi si sentiva un bambino capriccioso che veniva rimproverato dal genitore.

Lo sapeva e gli dava fastidio come anche l'altro avesse fatto centro nel suo turbinio di emozioni.
Pensava di capire Feliciano, in virtù anche della loro connessione dell'anima e invece, ancora una volta, qualcosa in cui credeva era andato distrutto.
Ma mai si sarebbe aspettato sarebbe stato quel pilastro che aveva fin da piccolo.

E non gli importava se di mezzo c'era l'infingarda magia, lui aveva qualcosa di speciale con Veneziano, oltre la banale magia... ma a quanto pare era stato troppo cieco per vedere il problema.
Voleva rimediare.
Ma il fratello aveva ragione. Non c'era con la testa.

Sospirò e si calmò sotto la presa del friulano. Questi smise di tenerlo con forza e gli accarezzò una spalla, un po' sollevato, ma non del tutto.

<Allora noi andiamo.> decretò Sofia, rompendo il religioso silenzio creatosi.
<E noi che facciamo?> domandò Mario.
<Aspettate. Ma se ci augurate buona fortuna o accendete un cero per noi non sarebbe male.> rispose con chiara ironia Lovino.

<Cerca di tenere aperte le orecchie e non fare tutto tutto di testa tua.> ammonì Giovanna, tirando brevemente l'orecchio al padre.
Il Sud Italia si tenne l'orecchio tirato e la guardó con un broncio infantile in volto. Eppure non si ribellò quando ella lo baciò sul naso e gli sussurrò qualcosa in palermitano, anzi, perfino sorrise leggermente.

I due Beilschmidt rimasero interdetti davanti quella immagine: non era decisamente da lui, per come lo avevano sempre visto!

Sofia poi parlò in una lingua arcana e lei e i due scelti per la missione vennero avvolti da un brece fascio di luce e tutti e tre scomparvero.

<Riusciresti a far vedere quello che succede là dentro?> domandò Carmela, guardando il fratello.
Vincenzo annuì, ma pensieroso, e ammise: <Posso provarci, ma non assicuro nulla.>
<Se non ci riesci, ci toccherà davvero accendere un cero.> commentò Carlo.

•~-~•

<Che lo spettacolo abbia inizio~> canticchiò il mago, spostando la visuale all'interno della testa di Feliciano.

<Ma non interessa a nessuno il mio piano, il reale motivo per cui siamo qui?!> domandò retorico il capo.

<Oh, a me interessa sul serio! Ma allo stesso tempo, non vedo perché non mi dovrei svagare un po' quando sta per succedere uno spettacolo gratuito di tale categoria.> rispose sereno l'altro, sedendosi comodo sulla sedia reclinabile.



N/A: e le cose si complicano, OVVIAMENTE.

E Giorgio finalmente è stato decretato come "sbarellato", così ora gli tocca rimanere in seconda fila come la maggioranza.

Alla riscossa ci sono Lovino, Ludwig e Sofia... una bella combriccola con cui fare una scampagnata, insomma.

Basta con le stronzate, alla prossima settimana!

Mai più come prima...?Where stories live. Discover now