19. Briciolo di speranza

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Lovino marciava a lunghi passi nel salotto di Ludwig, pestando con forza i piedi sul finto parquet di quercia.

Nel salotto vi erano anche i due padroni di casa e le due regioni già in Germania da due settimane, Bruno e Giorgio.

Pochi erano i rumori che rompevano quel silenzio teso. Uno fra questi era il pestare i piedi di Lovi, insieme al suo borbottio in vari dialetti. Ora palermitano, poi barese, dopo napoletano... passava anche nel mezzo della frase borbottata da un dialetto qualsiasi all'altro, rendendo impossibile capire che dicesse.

Non che sarebbe cambiato molto usando anche solo uno dei dialetti, date le conoscenze delle persone in quella stanza.

Un altro rumore era la TV, lasciata accesa con il volume basso su un programma a caso.
Poi c'era il leggero battito nervoso della gamba di Ludwig.

Invece i 3 cani, solitamente rumorosi, erano acquietati vicino ai divani, facendosi coccolare dal padrone Gilbert (Ludwig era troppo immerso nella propria ansia per dare loro attenzioni) e dalle due regioni.

<Non é che se consumi il pavimento quelli lì faranno più in fretta.> commentò Giorgio ad un certo punto, mentre continuava a grattare dietro le orecchie uno dei cani.

Non aveva una vera preferenza fra cani e gatti, perché vi trova pregi e difetti in entrambi. Ma in quel momento apprezzava tanto e basta la presenza del cane, ottimo modo per provare a distendere un po' i nervi.

<Hanno detto che per 'sto pomeriggio avrebbero avuto dei dati certi! E hanno avuto metà dell'altro ieri, tutto ieri e stamattina per capire da dove fosse stato mandato un fottutissimo SMS!> ribatté acidamente Lovino, seccato.

<Non credo che sia una cosa semplice come seguire delle cazzo di orme disegnate dritte per dritte sull'asfalto, sai?> replicò col medesimo atteggiamento la regione veneta.

Bruno sperò mentalmente che quei due non si mettessero a litigare. Non sapeva se li avrebbe retti, coi nervi tesi che aveva pure lui.

<Dai, non mancherà troppo. State a distanza di sicurezza, così son sicuro che non vi strozzate a vicenda, e cercate di scaricare via le ansie. Specialmente te, Giorgio. Abbiamo bisogno del legame al massimo della sua forza.> tentò comunque diplomaticamente il trentino, fissando prima uno e poi l'altro col medesimo sguardo serio.

Giorgio ruotò gli occhi e riprese a fare le coccole al cane seduto ai suoi piedi.
Il cane che invece Bruno stava riempiendo di attenzioni si era da poco accucciato per metà sulle gambe del trentino e per metà sul divano.

<Vi piacciono molto i cani?> chiese Gilbert dopo un po' di silenzio, per rendere la situazione molto meno tesa.
Anche perché dopo il loro incontro sicuramente le due regioni non li vedevano di buon occhio.

<Non ho reali preferenze. Hanno entrambi vantaggi e svantaggi.> commentò Giorgio, alzando lo sguardo sul prussiano.
Lo guardò con blando e sottile interesse con quelle iridi castane screziate d'ambra e smeraldo.

<Tu invece adori i cani.> constatò il veneto.
<Sì, ma adoro anche il mio canarino.> affermò Gilbert.
<Canarino? Non é diventato lo spuntino dei cani?> domandò con sottile beffa la regione.

Bruno ruotò gli occhi e commentò prima che lo facesse la ex-nazione: <Un canarino può essere lo spuntino dei gatti, non dei cani.>
<Dubito che a loro faccia schifo una nugget volante> ribatté con cinismo il fratello.

<I cani non sono interessati a Gilbird in quel modo, anzi, lo trattano benissimo!> si intromise di nuovo il prussiano, temendo che i due litigassero.
Ovviamente non poteva sapere che le probabilità di sfociare in vero litigio con Bruno erano sempre esigue.

<Il tuo canarino si chiama Gilbird?> domandò Bruno.
Gilbert annuì subito.
Giorgio guardò la nazione albina con stupore, ma quel tipo di stupore scocciato, infastidito, come se qualcuno scoprisse di star venendo preso in giro.

<No, aspetta... Serio? Tu ti chiami Gilbert e il tuo canarino lo hai chiamato Gil-bird?> chiese Giorgio per essere sicuro di aver capito bene.

Gilbert rispose: <Ja, semplice, no?>
<La fantasia l'hai presa al discount?> Giorgio non riuscì a frenarsi e la domanda gli uscì spontanea dalle labbra.

Qualche secondo di silenzio...
E poi una risata proruppe da uno dei presenti nella stanza.
Infatti Lovino Vargas aveva preso a ridere, smettendo per qualche attimo di girare in tondo sul parquet.

Gilbert li guardò un po' offeso.
<Hai assolutamente ragione, cazzo! Quello che penso io!> riuscì a dire Lovino fra le risatine.
Bruno si diede una manata in fronte mentalmente e stava per dire qualcosa, qualsiasi cosa, pur di scusarsi, che Ludwig sbuffò divertito.

<Senza offesa, ma ha ragione. Io te l'ho anche detto di chiamarlo in altro modo.> commentò Ludwig con tono leggermente divertito.
<Ehi, siete maleducati! Francis e Tonio hanno apprezzato!> si difese Gilbert, recitando la parte dell'offeso, quando non lo era palesemente per davvero.

Era felice di poter alleggerire la situazione anche di solo un pochino. Si era imposto il compito di tenere i nervi saldi a tutti, quando però anche i suoi erano vacillanti.
D'altronde, anche lui teneva tanto a Feliciano, anche se erano solo grandi amici.

<Ma quelli lì condividono due neuroni in croce con te, ovvio che a loro sia piaciuto!> commentò Lovino col suo solito atteggiamento, sorridendo meschino.

<Spezzi il cuore a me, a Francis e specialmente a Tonio, già poverino!> fece Gilbert, portandosi teatralmente una mano al petto.
Lovino ruotò gli occhi, altamente seccato dalla frecciatina non-così-implicita.

<Ci siete abituati tutti e tre, suvvia. Non vi si distruggerà il cuore con un insulto in più> replicò il meridionale.

Ma ovviamente tutti i momenti tranquilli dovevano finire in fretta, perché probabilmente qualcuno non voleva che nelle loro vite ci fosse altra protagonista che l'ansia.

Infatti Lovino, Giorgio e Bruno ricevettero in fila, ma quasi in sincrono, un messaggio identico.
Il mandante era Carlo.

"Ce l'abbiamo fatta, abbiamo individuato il primo ripetitore ha mandato il messaggio. L'area da cui, quindi, può essere stato mandato il messaggio non é un'area troppo grande. Ecco la zona su Google Maps."
E in allegato c'era lo screenshot di un quartiere della città con le varie vie.

Lovino scattò subito verso il tedesco e quasi gli spiaccicò in faccia lo schermo del cellulare.
<Dove cazzo é questa zona?> chiese con tutta la serietà di questo mondo il meridionale, anche se dentro l'ansia lo stava divorando.

Erano così maledettamente vicini a trovare Feliciano, non poteva perdere tempo.
E non vedeva l'ora di poterlo abbracciare di nuovo e confortare, perché aveva toccato solo la punta dell'iceberg quando il legame si era creato involontariamente e aveva percepito in modo totalizzante lo stato d'animo del fratello.

Ludwig sbatté un attimo le palpebre e mise a fuoco i nomi delle vie scritte sulla piantina.
All'istante una lampadina si accese nella sua testa.

<Ho capito dove é!> esclamò, mettendosi subito in piedi.
<É qua vicino?> chiese Bruno, temendo la risposta. Se fosse stata sì, sarebbe stato frustrante, in un angolo della testa, sapere che ce l'avevano sempre avuto sotto il naso.

<No- é dall'altra parte della città!> rispose Ludwig, mettendosi la mano nei capelli e pensando a come arrivare in fretta.
La risposta fu istantanea, l'automobile.

Si fiondò all'ingresso dove prese le chiavi della sua Volkswagen e si precipitò fuori di casa, seguito dagli altri quattro rimasti un attimo fermi in soggiorno.

Stavano per raggiungere Feliciano e salvarlo dalle grinfie del suo rapitore e carnefice.
E, nonostante erano consci che potesse essere tutta una trappola, non potevano fare a meno di sentir bruciare ardentemente dentro di loro la speranza.



N/A: sembra, finalmente, che il ritrovamento di Feliciano sia vicino, eh~?

Ma per avere una risposta chiara dovrete aspettare la prossima settimana~

Mai più come prima...?Where stories live. Discover now