Protezione

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Camila POV

"Puoi confermare che l'aggressore in questo video sei tu, Karla?"

Il giudice chiede - o, almeno, penso che sia quello che ha chiesto. Tutto quello che sento veramente è il dannato nome. È tutto quello che sento da quando mi ha chiamato qui. Non so cosa dovrei fare. Non so quale sia la cosa giusta da fare, quindi gli rivolgo il mio sguardo più duro. È inesorabile, anche se le stupide catene intorno ai miei arti rivelano il tremito nelle mie mani che sto cercando così duramente di fermare. È un segno di debolezza, diceva mia madre. Di certo non mi aiuterà a vincere questa causa.

"Camila" mi fa trasalire la voce di Normani, molto più vicina al mio orecchio di quanto mi aspettassi. Sussulto, un'altra debolezza, e giro la testa per guardar male anche lei, per avermi spaventata. Mi rendo conto di non averla guardata negli occhi molto spesso quando noto che i suoi occhi marroni, come i miei, mi fanno sentire la mancanza di quelli di Lauren. Posso dire solo dai leggeri movimenti del suo viso che è sia scioccata che spaventata da me. Va bene. Dovrebbero esserlo tutti. Sì, sono una Cabello. Ho fatto quello che c'era in quel video. L'ho fatto. Ero io. "Camila, va tutto bene. Sei al sicuro."

Le sue parole mi confondono, così il mio sguardo si abbassa per concentrarmi invece sulla decifrazione. Sento la mia voce, ma non sento le mie labbra muoversi mentre balbetto qualcosa di insensato in cambio.

"Sei qui ora. Quello è stato tanto tempo fa."

Come potrebbe essere? Il loro "sangue..." è ancora nelle mie mani oh "cazzo, io-"

"L'hai fatto in difesa".

Annuisco lentamente, ingoiando la gola che mi stringe. Sì, ha senso. "L'ho fatto per salvarlo."

"Hai salvato lui. E te stessa. Va tutto bene, Camila."

Mi acciglio, voltandomi a guardare oltre l'altra mia spalla. Roger è lì. Sembra più duro adesso. Più arrabbiato. È quello che ti farà La Familia, schernisco in silenzio. Il giudice si schiarisce la voce e io mi guardo le mani, tremando ancora leggermente, ma sto meglio. Normani ha ragione. Lo dice anche Lauren. Va tutto bene, perché l'ho fatto per salvarlo, e l'ho salvato.

"Posso...vorrei dire una cosa, Vostro Onore."

Normani si irrigidisce accanto a me, ma io la ignoro, sperando invece che la telepatia sia reale mentre supplico il giudice.

"Vostro onore-" parla il signor Lee, ma viene congedato con un semplice gesto, nemmeno uno sguardo.

Il giudice non sembra sicuro delle mie intenzioni, ma concede comunque il mio permesso. L'ufficiale in piedi vicino a lui muove la mano verso la pistola sul fianco. Un membro della giuria si sposta sospettoso. Faccio un respiro profondo e, lentamente, per non creare panico, mi alzo dalla sedia scomoda e mi rivolgo alla giuria, come mi ha detto Normani. Convincili, dice, e non importa cosa pensa il giudice.

"Sono stata io" confermo, guardando le tante facce che mi fissano. Al momento non ho la capacità di decifrare nessuna delle loro espressioni. La mia mente è ancora annebbiata dai ricordi di quello che ho fatto, ricordi di dettagli che avevo dimenticato, come il modo esatto in cui Mami aveva urlato quando ho colpito per la prima volta Papi, e come ha gorgogliato anche quando l'ho colpita. "Ma non ero davvero io" continuo. "Io non...sono sempre stata diversa, non normale; almeno per gli standard dei miei genitori. Karla significa..." Deglutisco seccamente, la gola si è stretta a quel nome. Guardo in basso e vado avanti. "Significa 'un dono di Dio'. In qualche altra lingua, significa 'guerriero' - lo so, perché pensavo che fosse quello che ero perché quello era il mio nome. È quello che volevano i miei genitori; un guerriero. Loro volevano l'assassino perfetto, qualcuno che prendesse in mano La Familia dopo di loro. Tutto quello che volevo era giocare alle principesse con mia sorella, la mia bella e innocente sorella. Volevo essere una dottoressa. Volevo essere normale, come voi, ma loro non volevano questo. Ho cercato di essere forte ma...mi sono rotta, l'ho salvato, e li ho fermati, ma anche quello era sbagliato, e sono andata in prigione, e ho incontrato..." Alla fine alzo gli occhi di nuovo, una forma di determinazione si accende dentro di me al pensiero di lei. "Ho incontrato la dottoressa Jauregui, ed è brava. È una delle prime persone veramente brave che ho incontrato e mi sta aiutando. Mi ha mostrato che non è colpa mia, non proprio, e posso ancora essere come lei, posso essere brava, posso essere...perspicace, e posso essere Camila, che è il mio nome preferito. Posso imparare a essere normale e buona come voi. Voglio imparare. A volte..." mi acciglio "...voglio morire. Ma il più delle volte, voglio imparare più di ogni altra cosa. Se me ne darete la possibilità, posso essere brava. Potrò imparare e potrò stare meglio, e potrò andare in spiaggia." Mi fermo per un momento prima di ricadere rapidamente al mio posto.

Normani sospira mentre mi asciugo furiosamente gli occhi che ancora gocciolano prima di voltarmi a guardare oltre la mia spalla, aspettandomi di vederla sorridere tra il mare di smorfie, ma lei non c'è.

"Dov'è Lauren?" chiedo, tornando a Normani

"Se n'è andata."

Era lei. Sapevo che qualcuno se n'era andato durante il video, ma era ferita. "Oh." Mi giro verso le mie mani, inizio il mio otto, poi mi fermo di colpo. Non funzionerà senza Lauren. Invece, intreccio le mie dita e muovo quelle di una mano in un gesto sopra le mie nocche, il ritmo che mi mantiene sana di mente. La stanza sembra greve di silenzio.

Rendendo questo il processo più caotico mai registrato, si verifica un'altra interruzione imprevista.

"Ehm, posso fare una richiesta?" È Roger. Tutte le teste si girano nella sua direzione, anche quella del suo avvocato.

"Non sarà-" Il signor Lee cerca di controbattere, ma Roger semplicemente lo ignora.

"Vorrei fare una richiesta per, uh, la protezione dei testimoni o qualcosa del genere. Posso farlo?" Senza aspettare una risposta, sbotta: "Ha ragione".

"Scusami?" chiede il giudice, le sue folte sopracciglia quasi si uniscono al centro. Quasi rido, ma mi mordo la lingua per trattenermi.

"Testimone della protezione, io..." Roger si volta verso di me, ma non oso guardarlo. "Non volevo venire qui."

Un mare di sussurri erutta nella stanza, così forte che il giudice deve battere il suo...martello così forte da farmi male alle orecchie. Mi ritraggo, e anche Normani sussulta. "Ordine!" Chiama, riportando la stanza al silenzio. "La corte si fermerà per affrontare la questione. Riprenderemo domani a quest'ora".

The Case Study || Camren || Traduzione ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora