88.

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Guardai Zulema sconvolta per le sue parole e la feci distendere al mio fianco, il mio sguardo era rivolto al soffitto e avevo letteralmente la bocca spalancata.
"Ho detto qualcosa di sbagliato?" disse in panico e non sapevo cosa dirle dato che tutti gli aneddoti del passato mi avevano stravolto l'anima.
"No, assolutamente no io.." dissi ingoiando il grosso groppo che avevo in gola e Zulema mi guardava confusa.
Mi misi sopra al suo corpo appoggiandomi con il gomito senza farle male e presi un lungo respiro profondo.
"Possiamo parlarne domani?" le proposi dolcemente e mi fece un piccolo sorriso, capendomi subito.
Ero terrorizzata.
Il dolore ti colpisce in tutte le sue forme: una fitta leggera, un po' di amarezza, un dolore che va e viene la normale sofferenza con cui conviviamo tutti i giorni.
Poi c'è un tipo di sofferenza che non riesci ad ignorare, una sofferenza così grande che cancella tutti gli altri pensieri.
Che fa scomparire il resto del mondo e ad un certo punto non riusciamo a pensare ad altro che alla nostra grande sofferenza.
Come affrontiamo il dolore dipende da noi.
Il dolore.
Ci anestetizziamo.
Lo accettiamo.
Lo elaboriamo.
Lo ignoriamo.
E, per alcuni di noi, il miglior modo per affrontarlo è conviverci.
"Voglio farti mia, per tutta la notte." disse ad un centimetro dalle mie labbra e la baciai, con una passione assurda.
L'indomani mattina mi svegliai lentamente e Zulema aveva il braccio stretto attorno alla mia vita, proteggendomi da tutto il male del mondo.
Ricordai ciò che mi aveva detto ieri e mi vennero letteralmente le lacrime agli occhi ma non lo diedi a vedere.
Le avrei parlato, dicendole tutta quanta la verità e speravo che avrebbe capito.
Il mio scorpione mugugnò sottovoce e baciò la mia schiena nuda con baci umidi e caldi facendomi sorridere, l'amavo troppo e la mia paura più grande era perderla definitivamente.
Ma questo non sarebbe accaduto mai.
Il dolore.
Devi aspettare che se ne vada, sperare che scompaia da solo, sperare che la ferita che l'ha causato guarisca.
Non ci sono soluzioni, né risposte facili. Bisogna fare un respiro profondo e aspettare che il dolore si nasconda da qualche parte.
La maggior parte delle volte, il dolore, può essere sopportato.
Ma a volte il dolore ti afferra, quando meno te lo aspetti, ti colpisce sotto la cintura e non ti lascia in pace.
Il dolore.
Devi solo conviverci, perché la verità è che non puoi evitarlo e la vita te ne porta sempre dell'altro.
La sua mano scese nella mia coscia e l'accarezzò piano provocandomi dei brividi assurdi in tutto il mio corpo snello.
"Giorno." dissi portandomi la sua mano alle labbra e la baciai ripetutamente, percepivo il suo fiato caldo nel mio collo e chiusi gli occhi rilassandomi.
"A te." mormorò con la voce impastata dal sonno e aumentò la presa, il suo seno aderiva contro la mia schiena nuda e la voglia di farla mia ancora era altissima.
"Dormito bene?" le sussurrai voltandomi nella sua direzione e annuì aprendo i suoi bellissimi occhi della quale ero innamorata, alzai una mano e le accarezzai piano il viso tracciandole ogni lineamento arabo che aveva.
Mi guardò accennandomi un sorriso e si nascose nell'incavo del mio collo facendomi sorridere, le accarezzai i suoi capelli lisci e pensai che non era ancora arrivato il momento di parlarne.
"Doccia?" mi propose dopo alcuni minuti e annuii, mi alzai completamente nuda e il suo sguardo era in tutto il mio corpo, entrai in doccia e mi raggiunse abbracciandomi da dietro e azionando l'acqua caldo che presto ci riscaldò entrambe.
Chiusi gli occhi rilassandomi e le sue labbra baciarono la mia spalla nuda, per poi arrivare al collo.
"La nostra prima notte insieme." sussurrò riferendosi a ciò che avevamo fatto e risi accarezzando le sue braccia che circondarono la mia vita stretta.
"Che programmai hai per oggi?" le domandai incominciando a insaponarmi e feci la stessa cosa a Zulema.
"Fatima, te e Fatima." disse passandomi il balsamo e annuii per quanto fosse bella completamente nuda davanti a me.

Dopo esserci preparate notai la mia regina araba giocherellare con il telefono e rise per un video stupido su Instagram.
Bevvi il mio caffè in silenzio ma tremai non appena i suoi occhi truccati alla perfezione mi fissarono insistentemente.
Sapevo già di cosa voleva parlare.
"Vuoi diventare mamma, bionda?" disse appoggiando il mento nella sua mano e sospirai dandole le spalle completamente in panico, afferrai la sua tazza e l'appoggio dentro al lavello.
"Uhm, perché no?" dissi appoggiandomi nel ripiano e la guardai in panico ma ovviamente lei si accorse che qualcosa non andava bene.
"Mi spieghi, che hai piccola?" disse dolcemente e mi vennero le lacrime agli occhi, la tranquillizzai con lo sguardo e si rilassò non appena mi avvicinai e la baciai dolcemente.
Il suo profumo mi fece rilassare e chiuse gli occhi ricambiando il mio bacio fatto di mille paure e angosce.
"Perché questa decisione?" le sussurrai accarezzandole i capelli e mi sorrise, arricciando le labbra.
"Mi sento pronta a fare una cosa del genere con te, poi ho ritrovato Fatima ma vorrei rivivere ogni singolo momento dal principio e siccome ti amo ho voluto proportelo. Ho detto qualcosa di sbagliato?" disse in panico ma scossi la testa perché non c'entrava assolutamente nulla e il fatto che ne stessimo parlando così tranquillamente senza litigare, significava che nel nostro rapporto c'era finalmente quell'equilibrio che cercavo da anni.
"Zulema non è colpa tua ho bisogno un attimo di metabolizzare la tua domanda, perché sono successe alcune cose in passato e parlartene così apertamente mi riesce difficile." le spiegai e la vidi annuire comprensiva per poi accarezzarmi il braccio, molto piano.
"Lo sai che ti ascolto sempre, quando sarai pronta io ci sono per te." disse guardandomi dritta negli occhi e una lacrima mi rigò il viso, me l'asciugò e le rubai un'altro bacio sulle labbra.

"Mi sei mancata, tutto bene?" disse Zulema abbracciando Fatima e la ragazza ricambiò lasciandosi tranquillamente coccolare da lei.
Eravamo tutti radunati alla villa e mi sedetti nel divano incredibilmente tesa, Tokyo mi raggiunse mantenendo Pablo per le manine e quest'ultimo camminò verso il mio scorpione che lo prese in braccio, tranquillamente.
"Ma ciao." sussurrò lei facendolo ridere e Tokyo sorrise per quella scena mentre io notai quanto avesse il desiderio di avere un figlio, vederlo crescere e insegnargli tantissime altre cose.
Voleva essere mamma di nuovo.
"Wow, gli piaci anche tanto!" esclamò Rio e il mio scorpione rise guardandomi dolcemente, feci un sorriso tirato e afferrai dalla borsa le mie sigarette.
Dovevo pensare bene a cosa fare, prima ne parlavamo meglio era.
"Biondina dove vai?" disse Saray scherzosamente e non mi voltai, andai in balcone e mi appoggiai nella ringhiera.
C'era abbastanza freddo e mi strinsi alla mia felpa facendo uscire lentamente il fumo dalle mie labbra, toccandomi poi il viso nervosamente.
Erano le otto di sera e ancora non mi sentivo pronta per affrontare una cosa più grande di me che avevo archiviato con tutta me stessa fino all'ultimo secondo.
"Bionda, mi sto preoccupando." disse Zulema raggiungendomi e nemmeno mi accorsi che avevo il volto innondando dalle lacrime nel ricordare tutto quanto.
"Sto bene." dissi mentendo buttando la cicca ma il mio scorpione rise nervosa, afferrandomi il viso e asciugandomi le lacrime con tutto il trucco colato.
"Non stai bene, voglio aiutarti sono tua moglie e merito di sapere così posso superare questa cosa insieme a te, quindi ci sono cazzo." disse con un tono deciso e decisi di sganciare la mia fatidica bomba, per sempre.
Non le avrei più nascosto nulla.
"Ho perso un bambino, tempo fa." confessai dicendole tutta quanta la mia verità nascosta.

end gameWhere stories live. Discover now