Capitolo 30

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Elisabeth's POV

Era il famoso giorno.

Quel giorno sarebbero venuti a prendere mia madre ed io sarei stata finalmente libera.

Per l'intero giorno saltai le lezioni, finsi di uscire di casa la mattina per farmi vedere da mio padre, appostandomi poco distante dalla mia abitazione per poter vedere la sua partenza ed essere sicura di poter rientrare indisturbata.

Durante la mattinata non avevo fatto altro che preparare le borse per mia madre da dare agli infermieri e la mia valigia da portare da Levi.

Levi...

Era stato un angelo. Chi avrebbe mai proposto ad una persona di trasferirsi a casa propria e pagare tutte le spese?

Mi sentivo così tanto in debito però... non volevo essere un peso, eppure il pensare di continuare a vivere in quella situazione mi aveva spinto a diventare egoista.

All'ora di pranzo sarebbe arrivata l'ambulanza per caricare mia madre così poi nel pomeriggio sarebbe venuto il corvino a prendere me. Ero emozionata, era tutto il giorno che non smettevo di tremare come una foglia. Sarei stata felice? Lo speravo.

«Elisabeth...?». Nonostante fosse flebile, la voce di mia madre mi colpì completamente, e mi spinse a correre da lei. Sempre seduta sul divano a guardarmi, con quegli occhi velati da uno strato di impassibilità e freddezza.

«Mamma, sono qui. Dimmi».

«Sei felice...?». Guardai il volto di mia madre, e strinsi le labbra: i miei occhi si riempirono di lacrime, stavo riuscendo a vedere una luce infondo a quel bruttissimo tunnel... una luce che stavo raggiungendo, finalmente.

«Sì mamma, finalmente sono felice... e lo sarai anche tu...». La sua fredda mano si andò a poggiare sulla mia guancia, e una lacrima scappò al mio controllo.

Vedere quei gesti così affettuosi, ma fatti con le movenze di un robot mi spezzava il cuore ogni volta, come se fossero azioni telecomandate e non volute. Rivolevo mia madre, ed ero così vicina a riaverla con me.

«Tra poco verranno gli infermieri a prenderti, e ti porteranno in un posto splendido. Ho visto un sacco di foto, c'è anche un meraviglioso parco dove puoi andare a camminare... Ti verrò a trovare ogni volta che potrò, te lo giuro. Non sarai più sola, mh?».

E per tutto il tempo che attendemmo l'ambulanza, rimanemmo in quella posizione, io in ginocchio di fronte a lei, appoggiata gentilmente sulle sue gambe e lei che mi sfiorava leggera il viso.

Guardare i medici portarla via mi fece male, nonostante sapessi che sarebbe andata a stare in un posto che l'avrebbe aiutata.

«Stai tranquilla, mh? Sarà giorno e notte sotto il mio controllo, nessuno la toccherà se non darò io stessa l'ordine. Però devo mettere in chiaro delle cose...». Osservai Carla che prese un respiro profondo, e in quel momento nel vedere la determinazione nel suo sguardo, riuscii a rivedere il volto di Eren nel suo: «Per un primo periodo non ti sarà possibile poter vedere tua madre... ti terrò aggiornata personalmente di tutti i risultati, sia positivi che negativi. La dipendenza da farmaci è molto pesante, diventerà aggressiva e non voglio che tu possa vederla in quello stato. Potrebbe perfino arrivare a fare del male alle persone intorno a sé. Al momento lei è in un limbo tra realtà e immaginazione, non ha idea di ciò che le sta accadendo intorno. È come svegliarsi da un lungo sonno... avrà bisogno di assestarsi, di riprendere conoscenza della realtà e del suo corpo. Sei pronta ad avventurarti in tutto ciò?».

Osservai il portellone posteriore dell'ambulanza chiudersi, dopo che l'avevano accuratamente caricata in sicurezza. «Starà bene, giusto?».

«Certo che starà bene, te lo prometto».

ꜱᴛᴀʏ ᴡɪᴛʜ ᴍᴇ [𝓛𝓮𝓿𝓲 𝔁 𝓞𝓒]Where stories live. Discover now