Cap 3

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INTANTO A TROIA
Pov Eudoro
Ci troviamo nella città dalle alte mura, che avevamo ammirato e desiderato da tanto tempo, ritenuta dall'intero popolo greco una città inconquistabile e difficile da sconfiggere e noi ci siamo riusciti.
Ma con numerose perdite.
Nella battaglia finale, infatti, abbiamo perso molti compagni e uno di loro è Achille comandante dell'esercito dei Mirmidoni e il mio più caro amico. I miei compagni piangono e si disperano, io invece sembro forte ma la mia è solo impressione, di nascosto da tutti ho pianto anch'io: Achille era tutto per me.
Inoltre se sono qui lo devo a lui perché mi ha insegnato a maneggiare la spada, a combattere. E mi ha fatto diventare ciò che sono ora.
Stiamo bruciando il corpo senza vita di Agamennone, anche lui è morto ma nessuno lo piangerà. Si faceva chiamare <re dei re> ma lui non era mai sceso in battaglia. Non aveva guardato il suo popolo morire, piano piano.
Aveva una guerra privata con Achille, il quale, invece, riusciva a portare molte vittorie a casa e voleva addirittura prendere la sua schiava, Briseide, contro la sua volontà.
Achille, per questo, si era abbastanza arrabbiato, per lui le donne non dovevano essere toccate, erano sacre creature mandate da Zeus per migliorarci la vita. Agamennone invece le usava a proprio piacimento. Giro il mio sguardo e vedo Ulisse che sale sulla pira e poi pone una mano sulla mia spalla dicendomi:
"Adesso tocca ad Achille"
"Lo so ma non vorrei farlo! " lui annuisce e scende dalla pira per andare verso quella più alta, quella di Achille. Gli uomini abbassano il capo in segno di rispetto. Né per noi né per loro è un momento facile questo. Non vogliamo dire addio al nostro condottiero, ma era necessario.
Ma non appena salgo sulla sua pira incomincia a piovere forte. Tanto da non farci capire nulla, sentivamo solo il rumore della pioggia che batteva insistentemente sulla terra, produceva un rumore piacevole.
La pioggia spegne la pira di Agamennone ma non tocca quella di Achille. Sembra esserne immune.
Mentre io insieme a Ulisse e ai Mirmidoni cerchiamo di capire come sia possibile, l'esercito urla: "Guardate lì!" e quando ci giriamo notiamo un oggetto infuocato.
"Sembra una pergamena" afferma qualcuno. "No, è cenere. " afferma qualcun'altro.
Fenice, uno dei Mirmidoni, prese l'oggetto che si rivela essere una lettera infuocata e la passó a Ulisse che finito di leggere la passó a me dicendomi: "È per te, Eudoro! È la scrittura di Achille!"
"Non è possibile."Prendo il biglietto con la mano tremolante e lo leggo.

Leoni! Miei compagni di Sparta, non ho mai conosciuto dei guerrieri fedeli che si battono come voi!
Non bruciate il mio corpo, Ade mi lascerà andare, un giorno o l'altro, non so ancora quando potrò ritornare in superficie, ma tornerò ed è questo l'importante! Tornerò a prendere tutto ciò per cui sono stato chiamato sulla terra, manca poco so che potete aspettarmi!
Un'ultima cosa, Eudoro veglia su Briseide. La rivoglio con me appena torno. Tienila d'occhio perché mi hanno riferito che il cugino la tratta male. Chiamate i riforzi se è necessario! Non ammetterò errori.
Ci vedremo presto,
Achille

Questa lettera non aveva solo la sua scrittura, ma aveva anche la sua firma.
Non so come sia possibile... Ma essendo lui un semidio mi affido a ciò che c'è scritto.

La gloria di un amoreWhere stories live. Discover now