Piccole Speranze

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Nico's Pov

"Co- cosa?" Il cuore batteva veloce, mi allontanai dal letto e le lacrime di gioia si trasformarono in lacrime di tristezza. Il mondo mi crollò addosso.

"Chi siete voi? Dove sono?" Ripeté il figlio di Apollo e dal suo sguardo capii che aveva paura. Jason e Percy si avvicinarono di più: loro sapevano come comportarsi.

"Cosa ricordi?" Chiese Percy ricacciando indietro le lacrime. "Solo che mi chiamo William" rispose
"I tuoi genitori?" Chiese sempre calmo Jason
"Non me li ricordo. Non mi ricordo niente" adesso era lui a star per piangere. "Dove mi trovo? Cos'è questo posto?"
"Hogwarts. É una scuola di magia. Sai da dove vieni?" La calma di Jason era terribile. "No. Non ricordo niente di niente." Si stava calmando "Però ho una sensazione. Non dovrei essere qui. Tutto questo é sbagliato"

Jason e Percy si guardarono. Quelle erano le stesse sensazioni che avevano avuto loro nel campo romano e nel campo greco.

Noi effettivamente non dovevamo essere lí. Non eravamo maghi.

"Dovremmo parlarne con Silente?" Propose Annabeth mettendomi le mani sulle spalle. "Signora Chips, Will può venire con noi?" Chiese Frank con un tono che diceva <É inutile dire di no. Lo rapiremmo nella notte e lo porteremmo con noi. Tanto vale dire sì>, direi che la maga lo colse perché annuí un po' titubante. Frank invece sorrise soddisfatto.

"Dove volete portarmi?"
"Da una persona che forse, e dico forsez può curare la tua amnesia. Jason va a prendere quelle due cose e raggiungici" ordinò la figlia di Afrodite e il figlio di Giove annuí e corse via.

Convincere Will ad andare da Silente fu facile, convincere la McGonagal a farci vedere il preside fu complicato. Abbiamo dovuto spiegare cinque volte la situazione.

"Professore-" iniziò Percy ma Silente lo fermò "vi ho sentiti. Signor Solace, si sieda lí"
"Solace? É questo il mio cognome? William Solace?" Il mio ragazzo, o almeno speravo che lo fosse ancora, si sedette titubante sulla sedia davanti al preside che avevo fatto tornare in vita.

Silente mosse un po' la bacchetta ma non successe niente. "Oblivio. Incantesimo della memoria. O fatto da una persona potente, o da una persona veramente veramente arrabbiata. Gli hanno cancellato ogni singolo ricordo, é rimasto solo il suo nome"

"Non ricorda neanche la sua discendenza?" Chiese Piper mentre Jason entrava col fiatone. "Will sai chi é tuo padre?" Chiese dolcemente Silente, ma il biondo scosse la testa.

"Gli hanno lasciato solo le cose normali. Tipo la grammatica, la matematica." Ragionò, stranamente, Percy "Le sue capacità di curare? Ordini del dottore?"
Lo fulminai con lo sguardo: quella frase era di Will e quello che avevamo davanti non era il mio figlio di Apollo.

"Non lo so ragazzi, so solo che non posso farci niente. É irrimediabile." Disse sconsolato.

"No" disse deciso Jason "Quando Giunio- Era mi prese la memoria, disse che i ricordi erano solo andati in una parte del cervello e che sarebbero tornati. Mi rifiuto di credere che per Will é diverso."

"Giunione? Non è tipo la dea romana della famiglia? Una cosa del genere?" Una speranza di accese in me. Era un barlume, ma mi bastò. "Si" risposi "é lei. Will tutto gli dei che ricordi: Zeus, Era, Atena, Poseidone, Ade e tutti gli altri, esistono. Non sono miti."

"Non so perché, ma ci credo"
"Chi é Apollo?"
"Il... Dio della... Medicina? E della musica?"
"E tuo padre. Sei un Mezzosangue, Will. Un semidio. Tuo padre é Apollo, figlio di Zeus e fratello di Artemide. Ricordi?"
"Un ricordo vago. Ma si. Wow grazie Nico"

Le mie labbra si aprirono in un gran sorriso, "Will" stentavo a crederci "io non ti ho mai detto il mio nome".
Il suo volto s'illuminò. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, quando li riaprí era abbastanza felice.

Iniziò a indicarci uno a uno.

"Percy, Poseidone. Giusto? E tu sei Annabeth. Figlia di Atena. Nico é Ade. Piper é... Afrodite? Frank é Ares. Hazel Ade, la sorella di Nico. E Jason. Jason é Zeus?"
"Più o meno sì" rispose Frank "Io, Hazel e Jason siamo romani. Marte, Plutone e-"
"Giove." Concluse Will annuendo.

Se fosse andato avanti così, avrebbe recuperato presto la memoria. Magari si sarebbe ricordato di me, di noi.
Magari non l'avevo perso. Magari era solo un piccolo incidente che si sarebbe riparato subito. Magari le Parche volevano tirarmi un brutto tiro, ma hanno cambiato idea. Magari per una volta la mia felicità poteva non essere interrotta.

E indovina indovina?
Mi sbagliavo. Ohhh se mi sbagliavo.

Il volto del figlio del dio del sole si fece confuso. "Visto che voi ne capite molto più di me" iniziò "che vuol dire Con l'ultimo fiato un giuramento si dovrà mantenere?".

Tutti i semidei della stanza, tranne il figlio di Apollo ovviamente, raggiunsero il mio colore di pelle: cadaverico.
"Un ragazzo. Un nostro amico. Ti ricordi di lui?" La voce di Annabeth era incredibilmente controllata. "Era" Will chiuse gli occhi "Efesto? Un figlio di Efesto?"

Annuimmo piano. Battei le mani "e su questa nota allegra, direi di provare con l'ambrosia"

Di solito non sono io quello che cerca di alzare l'umore, ma Will era tutto per me

Spiegammo al biondo come funzionava l'ambrosia così da assicurarci che ne prendesse la giusta micro-porzione. "Buona" chiuse gli occhi e sorrise beato, peccato che quel bellissimo sorriso fu interrotto da una smorfia e qualche gemito di dolore. Quando riaprí gli occhi fissò il vuoto davanti a sé per qualche secondo.

"Non ricordo molto. Chirone, il centauro, ci ha mandati qui per qualche motivo. Al campo mezzosangue la mia cabina é la 7. Ricordo i miti, gli dei, i miei fratelli. La mia vita é ancora un mistero" disse sconsolato.

"É un passo avanti" Silente sorrise "Ora andate"

Hazel mi fermò sulla soglia della porta. Capii immediatamente il perché. "É qui" dicemmo all'unisono.

Ron's Pov

Mi diressi verso l'uscita dell'aula, dove mia sorella riprendere fiato. "Cos'è successo?" Ero preoccupato. Ginny era lenta a correre, ma se aveva il fiatone significava che era andata più veloce di una Nimbus 2000. "Il loro amico" Rispose Ginny "la signora Chips dice che aveva bisogno di loro. Non so perché."

Prima che potessi dire altro, il professore annunciò la fine della lezione e tutti uscimmo.

"Ehi. Scusate. Permesso. Per favore" il nostro trio si girò e davanti a noi ci fu un ragazzo che si faceva spazio tra la folla. "Oh miei dei, ragazzi siete lumache" alzò gli occhi al cielo e si buttò al muro per far passare la mandria di studenti.

"Okay" disse quando nel corridoio rimanemmo solo noi, si spolverò la sudicia camicia bianca, piena di chiazze nere. I pantaloni con le bretelle non erano da meno e lo stesso le mani. Aveva gli occhi scuri e dei tratti da elfo, aveva un sorriso della serie <Ho dato fuoco a una città, ma giuro che non l'ho fatto apposta. Sono pronto a rifarlo!>

"Dunque" ci sorrise "dato che non potete usare la scusa <non ti sento, c'è troppo casino> Ve lo chiedo e guai a voi se scappate" il suo sguardo si fece serio

"Dov'è Jason Grace?"

"Perché lo cerchi?" Chiese Hermione. "Questioni dei nostri genitori" rispose semplicemente l'elfo "Sapete dov'è?"
"Ripeto: perché lo cerchi?"
"Mi hanno detto che era qui. É da due mesi che non lo vedo." Alzò le spalle "é il mio migliore amico"

"Ma tu chi sei?" Chiesi invece io. Lui mi tese la mano con un sorriso strafottente, ma riendendosi conto che era piena di qualcosa, la ritirò. Il sorriso però rimase.

"Valdez. Leo Valdez."

Talia Grace

L'altra Faccia Della MedagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora