Capitolo 129

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Da questa mattina sono in uno stato di agitazione nervosa senza precedenti. Brivido Cosmico, che giustamente non mi sopporta quando sono ridotta così, si è eclissato come solo i gatti sanno fare, e sono abbastanza sicura che non lo rivedrò prima dell'ora del pasto. Meglio così, perché altrimenti sarebbe probabilmente finito sommerso sotto alla marea di vestiti che, accatastati in mucchi confusi, occupano il pavimento della stanza del cucito e buona parte del corridoio. T-shirt riadattate e ricamate, abiti di ogni colore, stile e taglie, tutti abbandonati sul pavimento, gettati a terra senza cura, nell'impeto della frustrazione. 

Si tratta della medesima situazione che si verifica quando, prima di un evento importante, frugo per ore nell'armadio perché mi pare di non avere niente di adatto da mettermi, solo che in questo caso è tutto molto più grave ed esasperante. Non stiamo parlando di un calo dell'autostima che mi porta a vedermi troppo grassa o ridicola qualsiasi cosa io tenti di indossare, ma di un calo dell'autostima che mi fa giudicare tutto quello che ho creato finora ridicolmente inadatto. Quella maglietta convertita in top sexy che mi piaceva tanto - ma che con quel pochino di pancetta che ho mi pare di non potermi permettere -? Troppo ingenua e sempliciotta. E quello splendido abito rosso, ispirato a uno di quelli che ho visto addosso alla zia? Come ho potuto pensare che quegli inserti di pizzo fossero adeguati su qualcosa che non fosse una bomboniera?

Questo è il vero motivo per cui avrei voluto più tempo: non è affatto facile trovare qualcosa di adatto da sottoporre all'attenzione di Raina. La sua maniacale attenzione per i dettagli è ben nota, e comprende anche i costumi di scena. Non si tratta più di creare della biancheria spiritosa per una vicina di casa, qui parliamo di presentare a una regista abiti che potrebbero comparire in un film, è naturale che la mia tensione cresca. 

Sapevo che sarebbe finita così: dovrò presentarmi a Raina con una serie di lavori che non convincono me per prima, e come potrò riuscire a convincerla della qualità del mio lavoro se io per prima non ci credo? Se non credo io in me stessa, come posso pretendere che ci creda qualcun altro?

La cosa peggiore è che non ho il tempo per confezionare qualcosa di nuovo, devo accontentarmi di quello che c'è pronto e a disposizione.

A causa della mia frustrazione crescente, non riesco nemmeno ad accogliere Gabriele come meriterebbe quando, finito di lavorare, si presenta alla porta.

«Niente bacio di benvenuto?» domanda. Sorride, ma mi sa proprio che ci sia rimasto maluccio.

Ha ragione, sono imperdonabile, e quel che è peggio è che mi trattengo a stento dal rifilargli una rispostaccia sarcastica. Non che mi piaccia particolarmente ammetterlo, ma potrebbero in effetti esserci delle ragioni per cui sono rimasta single fino adesso che trascendono ed esulano dalla mia conclamata diffidenza dei confronti dell'altro sesso; ragioni che dipendono solo ed esclusivamente da alcune mie pecche caratteriali delle quali sono tristemente conscia. 

Quando sono sotto stress mi trasformo in una specie di furia isterica e irragionevole, una roba terribile, pronta a mangiare la faccia a qualsiasi persona tenti, ingenuamente, di offrirle qualche consiglio, per quanto perfettamente logico e sensato tale consiglio possa essere. 

Il mio primo istinto, appunto, sarebbe quello di mangiare la faccia a Gabriele, ma chissà come, sorprendendo me stessa per prima, riesco a trattenermi. Deve essere qualcosa nella sua espressione. O forse la ragione è che, semplicemente, quando incrocio lo sguardo di quei suoi occhi color del bosco, quel grumo di aggressività che l'ansia sempre genera in me il dovere affrontare eventi importanti si scioglie come neve al sole. 

Gli elargisco il bacio richiesto, pur mantenendomi doverosamente imbronciata, e come le mie labbra toccano le sue sento un altro pochino di quella tensione che mi attanagliava scivolare via da me. 

Lezioni d'amore per cuori diffidenti  ~ IN REVISIONE Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz