Capitolo 32

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La tazzina mi scivola dalle mani, precipita a terra e si frantuma in mille pezzi. Per fortuna era ancora vuota. Sofia alza gli occhi al cielo e, senza nessun commento, recupera la scopa che aveva parcheggiato poco distante e rimedia al mio ennesimo disastro mentre io, tirata fuori una nuova tazzina, mi accingo a preparare il caffè per il cliente in attesa.

Da quando sono entrata in turno, alle sei del mattino, sono riuscita a far cadere un piattino, una tazzina, a cospargere il pavimento di caffè macinato e a rovesciare un bricco di latte già montato: niente male, considerando che sono solo le undici, e il mio turno non finirà prima delle due del pomeriggio.

Sono persino più nervosa di quanto non lo fossi prima del mio appuntamento con Gianni, e tutto questo perché? Perché ieri, senza pensarci, ho promesso a Manuele che oggi lo avrei accompagnato nel suo giro di perlustrazione del nuovo quartiere e adesso mi sento terribilmente in colpa. Ho sempre, sempre dato retta a zia Donata, specie quando si trattava di ragazzi. Oddio...quasi sempre, a dire il vero. In effetti un caso c'è stato, in cui ho provato a fare di testa mia. Un'unica volta, ai tempi del liceo, e il risultato in effetti non è stato dei più brillanti.

Ripenso a come, sorda ai saggi consigli della donna sapiente e vissuta che ho la fortuna di avere come mia parente, ho finito con lo sprecare irrimediabilmente il mio primo bacio. Avevo questa assurda fantasia: io e lui, al tramonto, occhi negli occhi, su una panchina al parco. Le mani che si intrecciano, i respiri che si fondono mentre le labbra di avvicinano per congiungersi dolcemente...e invece niente! Purtroppo ho scelto il "lui" sbagliato, e quando ti mancano i fondamentali è difficile che la trasposizione del tuo film mentale abbia una buona riuscita. Ancora adesso, ripensandoci, mi prenderei a sberle. Per la scelta del ragazzo, ma anche per la mia assurda fantasia sdolcinata. A mia discolpa posso solo dire che ero giovane e ingenua.

Forse sono ancora in tempo a disdire con Manuele. Potrei inventarmi una scusa, una qualsiasi.

Oh, andiamo, Marina, riprenditi! Hai ventiquattro anni! Possibile che tu non riesca a prendere una decisione e a rimanere ferma su quella?

Acuta e giusta osservazione. È vero, ho dato la mia parola a Manuele, e probabilmente mi sentirei in colpa a tirarmi indietro adesso, ma mi sento ancora più in colpa al pensiero di ignorare così brutalmente i consigli della zia.

Pensaci un attimo...è davvero necessario che lei lo venga a sapere?

Necessario no, ma lo scoprirà, eccome se lo scoprirà. Io con lei le bugie non le so proprio dire. Senza contare che sarebbe davvero fiato sprecato: quella donna mi sa leggere meglio di un libro aperto! Se penso all'espressione di pura delusione che si dipingerà sul suo volto nel momento in cui lo scoprirà... non sono abituata a deluderla, quello è un compito che generalmente spetta a mia madre.

È adulta, saprà farsene una ragione. Hai il diritto di fare le tue scelte nella vita. È sempre stato un tuo difetto; rimugini troppo sulle cose, lasciati andare una buona volta, che male potrà mai farti?

Adesso mi sembra di sentire parlare mia mamma. Forse ho preso da lei più di quanto non credessi. Cielo, che pensiero agghiacciante!

«Tutto bene, Marina?» mi chiede Sofia con sguardo preoccupato, posandomi dolcemente la mano sulla spalla.

Scuoto la testa, nel tentativo di schiarirmi le idee - e di scacciare quella fastidiosa vocina che parla con lo stesso tono di mia madre - e tento di stamparmi sulle labbra un sorriso che vorrebbe essere disinvolto.

«Certo, sì, tutto benissimo. Perché me lo chiedi?»

Abbassa la voce, modulandola in un sussurro appena percettibile. «Perché quello che stai versando nel caffè macchiato della cliente non è latte, è succo d'ananas» mi fa notare.

Lezioni d'amore per cuori diffidenti  ~ IN REVISIONE Where stories live. Discover now