Capitolo 47

1.3K 79 6
                                    

Ho dormito poco questa notte. E dire che mi ci sono messa di impegno. Il Cielo non voglia che io arrivi al grande evento organizzato da mia madre con le occhiaie da Panda e irascibile come un puma a digiuno per via della mancanza di sonno. Il problema è che più mi sforzavo di prendere sonno per non apparire troppo stanca alla grande serata, più il pensiero di ciò che avrei trovato ad attendermi una volta varcata la soglia della Galleria mi metteva ansia, impedendomi di chiudere occhio. Un circolo vizioso.

L'alba occhieggia fuori dalla finestra, la sveglia suona, ricordandomi che, ansia o non ansia, tra poco dovrò presentarmi a rapporto dietro al bancone. Eseguo con scarso entusiasmo la mia routine mattutina ma devo ammettere che i gesti familiari, ripetitivi - fare colazione, lavarsi i denti, vestirsi - hanno un non so che si rassicurante che mi aiuta a calmarmi senza quasi che me ne accorga. Quando esco di casa si può dire che io sia finalmente tranquilla. Tranquilla più o meno quanto un Hobbit finito per errore nel bel mezzo di una convention di Uruk-hai. O un Babbano invitato a una festa di Mangiamorte. Per i miei standard, insomma, non sono nervosa quasi per niente. Sto facendo progressi, davvero. Se poi si tratti di calma o, più semplicemente, di filosofica rassegnazione, non saprei dirlo. Comunque sia è un notevole miglioramento, dunque chi sono io per lamentarmi?

Le ore di lavoro scorrono tranquille, nel senso che c'è talmente tanta gente che non ho proprio il tempo materiale per preoccuparmi di qualcosa che non siano le esigenze dei clienti. È una cosa positiva. Margherita e Sofia copriranno il turno pomeridiano, dunque non ho nessuno con cui parlare di quello che mi attende questa sera. È al contempo una cosa positiva e negativa. Positiva perché penso che parlarne non farebbe altro che alimentare la mia ansia temporaneamente sopita; negativa perché la vicinanza delle mie amiche e il loro affettuoso appoggio non mancano mai di infondermi coraggio. Caspita, quanto sono complicata!

Scivolo via discretamente a fine turno. Incrocio Sofia nello spogliatoio, giusto il tempo per un fugace ma sentito "Buona fortuna" e volo via dal bar. Ho solo quattro ore per rendermi presentabile prima di incontrare Gianni: un tempo appena sufficiente, davvero. E tralasciamo il fatto che per prepararmi al mattino in genere mi occorrono circa dieci minuti. Le circostanze, in questo caso, sono eccezionali.

Margherita sarà dispiaciuta di non essere riuscita a incrociarmi per impartirmi qualche amorevole consiglio dell'ultimo minuto, ma entrambe saremo costrette a farcene una ragione.

Arrivata a casa mi infilo rapida sotto alla doccia. Ho appena finito di insaponarmi quando, ovviamente, suona il campanello. Un classico intramontabile.

Faccio mente locale: Gianni non sa dove vivo, mia madre e mia zia hanno le chiavi, le mie amiche sono al lavoro e ultimamente non ho ordinato nulla, quindi è improbabile che si tratti del corriere. Chiunque sia, quindi, non deve trattarsi di nulla di importante o, almeno, nulla di così importante da spingermi a uscire dalla doccia. Decido di ignorare lo sconosciuto visitatore. Magari si convincerà che non sono in casa e se ne andrà.

Il suono si interrompe, l'appartamento piomba di nuovo nel silenzio. A quanto pare la mia strategia ha funzionato. Riesco a finire di lavarmi senza ulteriori interruzioni, ma ho appena terminato di asciugarmi i capelli che ecco, il campanello riprende a suonare. Chiunque sia deve essere rimasto fuori dalla porta per gli ultimi venti minuti a meditare sul da farsi. Va bene, glielo concedo: deve trattarsi di qualcuno che ha davvero bisogno di me. Rassegnata mi vesto velocemente e vado ad aprire. Spero solo che non si tratti di arzilli venditori porta a porta o di entusiasti devoti ansiosi di testimoniare il loro messaggio di salvezza. Dei primi non saprei proprio che farmene, per quanto riguarda i secondi...forse, pensandoci bene bene, una preghierina non farebbe nemmeno male, considerato quello che mi attende. No, sono sicura che non si tratti né degli uni né degli altri: l'accesso alla roccaforte è sorvegliato dalla temibile Clizia, a nessun venditore porta a porta è consentito di entrare. Nemmeno i messaggeri dei vari culti sono graditi. Se non fosse per l'insistenza dei vicini del secondo piano non consentirebbe nemmeno al prete di entrare per impartire la benedizione pasquale...

Lezioni d'amore per cuori diffidenti  ~ IN REVISIONE Where stories live. Discover now