Ventuno

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Passano un paio di giorni, è il 19 giugno. Domani ci sarà la partita contro il Galles e la vincita porterebbe l'Italia direttamente agli ottavi di finale. In campo, sotto la supervisione di Roberto Mancini, i ragazzi provano le ultime formazioni e i possibili cambi; nel tardo pomeriggio, invece, si studia la squadra avversaria. Occupiamo l'intera sala conferenze dell'hotel, in modo che mio padre possa dare le ultime indicazioni a tutti i ragazzi.

Ci dirigiamo poi verso le nostre stanze, ma prima di entrare nella mia busso alla porta di quella affianco. Pessina compare in una piccola fessura, ha ancora i capelli bagnati e indossa solamente un asciugamano in vita.

"S-scusa, non volevo disturbarti" balbetto.

"Non mi disturbi, sono appena uscito dalla doccia"

Questo lo avevo notato.

"Hai bisogno? Vuoi accomodarti?" Mi chiede dopo un attimo di incertezza.

"Sono passata solo per chiederti una cosa"

"Dimmi"

Sono un po' titubante e imbarazzata in questo momento, ma sicuramente lui mi può aiutare:

"Non è che mi daresti il numero di Jorginho?"

"Scusa?"

"Se è un problema lascia stare"

"Sì, questo è un grossissimo problema" risponde serio.

Vorrei scomparire per la vergogna, ma poi continua:

"È un problema che io ti debba dare il suo numero. Davvero non te lo ha lasciato?"

"No, non ha fatto in tempo"

Tiro un sospiro di sollievo e quasi mi vien da ridere.

"Ti ha chiesto di uscire, ma non ti ha lasciato il suo numero? È proprio arrugginito, il ragazzo. Appena torna gli devo rinfrescare un po' di cose"

Si appunta il promemoria in testa, poi torna a concentrarsi su di me.

"Beh, alla fine ci vedevamo tutti i giorni, non c'era la necessità anche di scriverci" commento.

"Non provare a difenderlo, non è scusabile"

"Ma quindi me lo dai o no?" Chiedo quasi sbuffando.

"Sì. Ovviamente. Hai dove segnartelo?"

Tiro fuori il cellulare e appunto il numero di telefono.

"Grazie, sei il migliore" gli sorrido e lo saluto.

Lui contraccambia con un occhiolino e si chiude la porta alle spalle.

Mi corico sul letto e digito il numero; faccio per chiamare ma il dito non ne vuole sapere di raggiungere il pulsante.

E se lo disturbo?

Potrebbero esserci mille motivi perché io lo disturbi chiamandolo. Magari non mi vuole sentire. Osservo ancora il numero.

Ma smettila di farti mille paranoie, e chiamo.

Il telefono squilla per diversi secondi, sembrano eterni, finché una voce finalmente risponde, ma è la segreteria. Metto giù la chiamata e lancio il telefono sul comodino. Sprofondo con la testa nel cuscino e per un attimo non voglio vedere nient'altro che quel buio infinito. Rimango così per almeno cinque minuti, fino a quando sento partire la suoneria e mi tiro su di scatto. Allungo un braccio per recuperare il telefono e osservo il nome che compare sulla schermata.

Jorginho

Rispondo senza esitazione.

"Pronto? Chi parla?" È la sua voce.

Rimango incantata e mi dimentico di parlare subito.

"Pronto? Se è uno stupido scherzo sto per mettere giù"

"Aspetta"

"Chi parla?"

"Sono Erika"

Cala il silenzio.

"Ehi" la sua voce si addolcisce "Scusa, non sapevo fossi tu"

"Tranquillo. Come stai?"

"Direi bene. Adesso ancora di più" ha abbassato la voce.

Menomale che sono da sola in camera perché sono sicura che le mie guance abbiano appena preso fuoco.

"Come sta la mamma?"

"Meglio. Sono passati solamente due giorni dall'intervento, ma si sta riprendendo molto in fretta. Pure i dottori sono stupiti"

Percepisco il suo sorriso mentre lo dice.

"Sono davvero contenta. Dopotutto, avrai pur dovuto prendere da qualcuno quella forza"

"Sono fiero di averla presa da lei"

"Ehi, Jo! Stai parlando con Erika?" Una voce femminile si intromette in lontananza.

"Eddai, fatti un po' di affari tuoi" risponde Jorginho allontanandosi dal cellulare.

"Hai abbassato improvvisamente la voce, volevo solo assicurarmi che non stessi complottando nulla" la ragazza si mette a ridere.

Jorginho le risponde qualcosa in portoghese, poi sento il rumore di una porta che si apre e si richiude subito dopo.

"Scusa l'interruzione, ora siamo soli"

"Era tua sorella?" Chiedo incuriosita.

"Sì, era quell'impicciona di mia sorella"

"Sembra simpatica"

"Quando non fa così lo è" fa una pausa "Tu invece come stai?"

"Bene, procedo con il solito lavoro. Ma non ho il mio assistente preferito che mi aiuti a scegliere i video"

"Oh, vedrai che il tuo assistente tornerà molto presto"

"Davvero?"

In un batter d'occhio mi ritrovo in piedi. E sorrido.

"Non so ancora quando, ma tra non molto sono di nuovo tra di voi" fa una pausa "Ho sentito tuo padre prima, mi ha fatto una domanda che non mi sarei mai aspettato"

"Cioè?"

"Mi ha chiesto chi vorrei mettere a giocare al mio posto per la partita di domani. Gli ho proposto un nome e mi ha detto che seguirà il mio consiglio. Mi ha fatto uno strano effetto"

"Se te lo ha chiesto è perché si fida"

"Tanto poi farà come vuole lui. O almeno, lo spero"

Rimaniamo a parlare per un tempo indefinito; sto così bene a sentire la sua voce, e lui sembra ammorbidirsi sempre di più. Non vedo l'ora che ritorni.

Poi veniamo bruscamente interrotti dal bussare di qualcuno alla mia porta.

"Vorrei stare ancora qui a parlare, ma credo mi stiano chiamando" annuncio con una nota di delusione.

"E anche intensamente, ho sentito il bussare fino a qui" ride.

"Ci vediamo presto, allora?"

"Assolutamente"

Chiudo la chiamata e mi avvio verso la porta. Dall'altra parte compare mio padre che mi sta fissando in maniera incomprensibile.

"Ho provato a chiamarti al cellulare per evitarmi le scale, ma era sempre occupato. Pensi di venire a cena o hai deciso di fare dieta questa sera? Siamo già al dolce"

Europei Magici | JorginhoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ