Ventisei

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Rimaniamo alcuni giorni a Coverciano, durante i quali i ragazzi riprendono gli allenamenti; intanto scoprono che dovranno battersi contro l'Austria agli ottavi di finale. Seguono varie discussioni sulla probabile formazione della squadra avversaria e si mettono in atto le giuste strategie per batterli.

Sono stati tre giorni davvero intensi per tutti loro, così mio padre decide di concedere ai ragazzi un pomeriggio libero, per poter rifiatare e svagarsi un attimo. La maggior parte decidono di stare in tranquillità, a prendere un po' di sole o a chiacchierare con i compagni. Io prendo coraggio e mi avvicino a Jorginho, che sta parlando con Barella.

"Ciao ragazzi, posso disturbarvi un secondo?" Mi intrometto.

I due calciatori si voltano verso di me: mi fanno cenno di proseguire.

"Nicolò, posso rubarti un attimo il tuo amico?" Chiedo riferendomi a Jorginho.

"Ma certo, per tutto il tempo che vuoi! Tanto lo devo già sopportare sempre in campo" ride e si allontana.

Io mi volto verso il ragazzo italo-brasiliano.

"Hai qualche piano per il pomeriggio?" Chiedo.

"No, la mia massima aspirazione era dormire sull'amaca, quindi se hai proposte migliori le ascolto volentieri"

"Una proposta ce l'avrei..."

Mi guarda incuriosito.

"Hai mai fatto un giro a Firenze da quando sei stato convocato in Nazionale?"

"A dire il vero no. Sono sempre venuto qua solo per gli allenamenti"

"Ti andrebbe di venire con me?"

I suoi occhi si illuminano e il sorriso che ne segue mi provoca un piacere immenso.

"Andiamo subito?" Mi chiede.

"Io sono pronta"

Ci avviamo verso la fermata del bus più vicina. Amo Firenze e ho in mente un giro itinerante da fargli fare per riuscire a percorrerla tutta; ma avrei dovuto tenere in conto del rallentamento che ci avrebbero causato i fan. Infatti, fin da quando saliamo sul bus, Jorginho è invaso da persone che gli chiedono foto ed autografi. Per tutto il tempo rimango in disparte, finché finalmente non arriviamo in centro e scendiamo, riuscendo a smaltire un po' di persone da dosso.

"Ti prego, mettiti gli occhiali da sole" lo imploro ripensando a quanto lo avevano salvato il giorno in cui uscimmo a Roma.

"Li ho dimenticati" mi guarda grattandosi la nuca.

"Oh, cavoli"

Poi ridiamo entrambi. Lo porto subito alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, e a guardarla ne rimango incantata tutte le volte. Jorginho sembra accorgersene e inizia a chiedermi riferimenti storici e note tecniche, alle quali rispondo in maniera entusiasta. Il giro procede come programmato: gli faccio percorrere vie del centro sconosciute a parecchi turisti, che mostrano aspetti della città che in pochi conoscono; lo porto fino a Ponte Vecchio, poi ci addentriamo dall'altra parte del fiume.

"Come mai conosci così bene Firenze?" Mi chiede ad un certo punto.

"Ci ho fatto uno stage di tre mesi. L'ho amata fin dal primo giorno in cui ci ho messo piede. Non so bene perché, ma la sento come una seconda casa"

"È bello vederla attraverso i tuoi occhi. Sembra ancora più magica"

Arrossisco a quelle parole. Sto dannatamente bene con lui.

"Ti va un gelato?" Chiede passandosi una mano in fronte.

Constato che il sole ci sta picchiando in testa da due ore.

Europei Magici | JorginhoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora