Venticinque

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Il giorno dopo rientriamo a Coverciano, saliamo sul pullman dopo una ghiotta colazione e partiamo. Mi siedo al mio solito posto vicino al finestrino e inizio a pensare alle giornate passate qui a Roma. Nel giro di pochi giorni è successo di tutto, sono cambiate tante cose, ma allo stesso tempo sono diventata consapevole di altre. Mi sto affezionando tanto a questi ragazzi; ormai è più di un mese che passo tutte le giornate con loro, stanno diventando come una famiglia e io mi ritrovo ad essere la sorella di tanti fratelli.

"Posso?"

Salto dal sedile, riconoscendo immediatamente la voce.

"Certamente" rispondo.

Jorginho posa lo zaino a terra e si siede accanto a me.

"Hai dormito bene?" Mi chiede.

"Finalmente sì, ho dormito come un sasso questa notte"

Mi sorride, poi distoglie subito lo sguardo.

"Bella la sorpresa di ieri" annuncio, sperando che torni a guardarmi.

"Avrei voluto dirtelo, poi sono stati Matteo e Federico a convincermi del contrario"

"Mi hai fatto prendere un infarto, ma ne è valsa la pena"

Gli do una leggera gomitata sul braccio, ma quasi non reagisce, abbozza solo un mezzo sorriso. Decido di cambiare discorso:

"Deduco che tua mamma stia molto meglio"

"Sì, ma l'ha vista davvero brutta la prima notte: se non si svegliava l'avremmo certamente persa"

"L'intervento è andato bene?"

"Per fortuna sì"

"Adesso è ancora in ospedale?"

"L'hanno dimessa questa mattina. Mia sorella si prende cura di lei, ma si sta riprendendo davvero in fretta. Quando finiranno gli Europei starò un po' di tempo con loro"

"Fai bene" rispondo.

Il discorso muore lì. Sembra non voler parlare di altro, così mi volto a guardare fuori dal finestrino; ci stiamo allontanando dalla città, ma alcuni passanti, quando vedono passare il pullman della Nazionale, iniziano ad esultare saltellando sul posto e lanciando grida di gioia ai calciatori. Sono buffi, ma nessuno dei ragazzi sembra farci caso. Con la coda dell'occhio vedo Jorginho che si sta mangiando le unghie, mentre con la gamba destra non smette di muoversi.

"C'è qualcosa che non va?" Gli chiedo preoccupandomi improvvisamente.

"Mh?"

"Stai bene?"

"Ah, sì. Sto bene"

Abbassa la mano, ma continua a giocherellare con le dita. Mi trasmette ansia e non so più cosa fare, così torno a guardare fuori. Sposto la tendina per vedere meglio...

"Gio mi ha dto cosa susso tra sera"

Mi volto verso di lui. Ha parlato talmente in fretta che non ho capito mezza parola di quello che ha appena detto.

"Scusa?"

"Ho detto che..." Fa una pausa "Gigio mi ha detto cosa è successo l'altra sera"

Per un lungo attimo rimaniamo a fissarci negli occhi in silenzio, poi mi scrollo dal colpo.

"Te lo ha detto..." Commento.

Non so effettivamente cosa dire.

"Sì. Stamattina a colazione, quando tu non c'eri" continua.

"E cosa ti ha detto?"

"Che vi siete baciati. Anzi, che lui ti ha baciata"

Scovo un'espressione che non avevo mai visto prima in lui:

È geloso?

"Già. Ma è stato un errore, se ne è reso conto anche lui"

"Mi ha detto anche questo"

Lo osservo: sembra che abbia un mondo da dire dentro di sé, ma non lo lascia uscire.

"Ti... Ti è piaciuto?" Chiede in un sussurro.

Sento una fitta scalfirmi dentro.

Davvero me lo chiedi?

Rimango un attimo titubante nel rispondere, ma forse aspetto un po' troppo perché Jorginho si sta già alzando ed ha appena afferrato lo zaino.

"Aspetta" lo afferro per un polso e lo faccio risedere "Mentirei se ti dicessi che non sia stato piacevole. Ma dopotutto, è sempre bello baciare qualcuno. Se la domanda si ferma qui allora questa è la mia risposta. Se invece vuoi sapere se ho provato qualcosa nel baciarlo, allora la risposta è un'altra. Perché no, non ho provato assolutamente nulla. Non c'è stata nessuna scintilla che si è accesa o robe varie. Fine"

Sono sicura di ogni parola che ho appena pronunciato; per tutto il tempo lo guardo dritto negli occhi.

"Okay" si volta e si risiede comodo "Nulla nulla quindi?"

"Nulla"

Vedo il suo volto rilassarsi ed io non riesco a trattenere un sorriso. Rimaniamo un attimo in silenzio, gli concedo il tempo di metabolizzare la risposta.

"Ehi?" Lo richiamo "Dopo che Gigio se n'è andato, ho pensato solamente ad una cosa"

"Che cosa?"

"Avrei voluto che quel bacio fosse stato il tuo"

Jorginho mi guarda con uno sguardo perso, sembra essere annegato nei miei occhi; le sue labbra sono socchiuse. Credo che abbia perso le parole. Vorrei baciarlo, ma non davanti a tutti, voglio il momento giusto. Così abbasso la testa e la appoggio sulla sua spalla. Lui mi prende la mano e la stringe nella sua, accarezzandola lievemente fino a quando non mi addormento cullata dal suo respiro.

Europei Magici | JorginhoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora