Capitolo 34 - IO SONO UN'ASSASSINA

993 38 2
                                    

Ci impiegammo due giorni per capire quello che volesse dire la visione di Lydia, all'inizio non ce ne venivamo fuori, ma poi consultando il branco di Satomi eravamo venuti a sapere che Marcus si era messo in contatto con uno stregone che conosceva le creature che avevano preso possesso di Amira ed era venuto a sapere che una volta che il "ponte" finiva il suo compito e loro lasciavano il suo corpo questo poteva andare in contro alla perdita di memoria.

Non capivo perchè quel cane non ce l'avesse detto subito, un moto di rabbia mi salì addosso e solo per merito di Scott evitai di saltargli al collo.

<<Perchè non ce l'hai detto subito Marcus?>>

<<Se l'avessi detto anche a voi avreste evitato in tutti i modi lasciarla andare.>>

<<Che vuoi dire con "anche a noi"?!>>

<<Che lei lo sapeva.>>

<<Era per quello che le hai voluto parlare da solo.>>

Marcus aveva abbassato gli occhi, con aria colpevole, stavo decidendo se attaccarlo di nuovo o uscire dalla stanza per non far salire ancora di più la mia rabbia verso di lui, quando una forte pressione alla testa mi fece quasi traballare, Stiles e Chris cercarono di tenermi in piedi.

<<Derek, che hai?>>

Ogni minuto che passava quella pressione diventava sempre più forte, mi sentivo comprimere il cervello, mi accasciai per terra tenendomi la testa con le mani.

<<Derek!?>>

Le orecchie mi stavano fischiando, un rombo assordante me le riempiva impedendomi di sentire quello che gli altri dicevano, era un dolore talmente intenso che mi portò a ruggire, dopo quello mi ricordo solo nero, assenza di ogni sensazione, probabilmente ero svenuto.

Pov Amira

Era un giorno come gli altri, sempre la stessa identica routine da quando eravamo li, sempre nel laboratorio e sempre dietro a lavorare sotto lo sguardo attento dei cacciatori e di Thomas che quel giorno era rimasto lì ad osservarci con gli occhi attenti.

Probabilmente era da giorni che non dormiva decentemente perché i suoi occhi marroni erano cerchiati da profonde occhiaie violacee, guardava con espressione guardinga ognuno di noi, come se non aspettasse altro che un segno.

La sua presenza mi stava mettendo veramente a dura prova, ogni volta che mi passava accanto gli psicopompi cercavano di prendere possesso del mio corpo, mi ero ritrovata ad impugnare una bacchetta di vetro manco fosse un punteruolo, pronta ad attaccarlo, fortunatamente Deaton mi aveva chiamata chiedendomi di proposito di allungargli qualcosa in modo tale che mi accorgessi di quello che stavo facendo.

La giornata passò come al solito, con qualche depistaggio da parte mia e qualche imbeccata a Thomas da parte di Deaton, all'inizio il cacciatore sembrava non farci nemmeno troppo bado.

Purtroppo non avevamo ancora trovato il modo di uscire da li, c'erano troppe guardie secondo Alan e noi non sapevamo di chi ci potevamo fidare, lui la casa la conosceva abbastanza bene, Thomas facendosi seguire ovunque gli aveva dato l'occasione per vedere la planimetria dell'edificio e le varie uscite, io in questo ero pressoché inutile considerando che le uniche cose che vedevo da ormai più di un mese erano la mia camera, il laboratorio e il corridoio che li divideva.

Gli avevo detto della perdita di memoria lasciandolo per un attimo sorpreso, gli avevo raccontato quello che mi aveva detto Marcus il giorno in cui avevamo parlato da soli e capì subito il perchè lo aveva fatto, era una mia decisione e loro non ci potevano mettere il becco.

Prefetti sconosciuti - Derek HaleWhere stories live. Discover now