Capitolo VI

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Charis

Che mal di testa,sono le sette e io non mi ricordo niente di ieri sera tranne quell'uomo, lui lo ricordo perfettamente.

Il mio telefono squilla e io lo prendo e rispondo senza nemmeno vedere chi è <<pronto?>>

<<vedo che finalmente mi rispondi, so che sei tornata>> chi mi può chiamare alle sei di mattino se non lui, <<buongiorno papà, mi sei mancato pure tu>> alzo gli occhi al cielo, non pensavo di sentirlo così presto <<sto venendo a casa tua>> o no <<senza discussioni>>chiude la chiamata.

Avevo intenzione di chiamarlo, ma tra un mese.

Mi cambio e mi infilo un maglioncino bianco e dei jeans, vado in cucina e preparo un caffè sperando che mi aiuti a rimanere sveglia.

Chissà sa cosa mi dovrà dire di così tanto importante da fargli fare tardi a lavoro, in realtà credo di saperlo la promessa.

Il campanello suona, gli apro la porta <<dobbiamo parlare>> entra in casa MIA e nemmeno un ciao, non è cambiato per niente.

<<ciao figlia mia mi sei mancata, troppo difficile>> gli chiedo e lui mi guarda serio, mi sto già pentendo di essere tornata.

<<non ho molto tempo>>dice guardando l'orologio <<oggi devi andare al posto mio a vedere per un investimento>> di già, non è troppo presto? e non è troppo importante? ma effettivamente se non vado io sarebbe andato lui "ci si fida solo della famiglia" lo dice sempre, come lo diceva nonno e tutti i Cunningham prima di loro.

<<va bene>> non potevo oppormi, avrebbe comunque trovato un modo per farmi andare <<io vado>> sta per chiudere la porta <<comunque mi sei mancata, uno di questi giorni vieni a casa>> chiude la porta.

Rimango imbambolata, non ci posso credere, dopo che non mi ha MAI chiesto come sto,nessun messaggio per sapere se stavo bene, niente e ora vuole fare il padre una cosa che non ha mai fatto in vita sua, è ridicolo.

Meglio se mi faccio una doccia, dopo ieri sera credo di avere un aspetto orribile.

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Entro nello studio, è una delle mie stanze preferite della casa, è una stanza parecchio grande: due grandi librerie in legno bianco che coprono le pareti laterali, la scrivania è in legno di noce con dei decori laterali e sopra è posizionata una lastra di vetro, dietro la scrivania c'è una finestra ampia, e la sedia in pelle.

Accendo il pc e vedo la mail di mio padre, inizio a leggere i dettagli e mi stupisco di come il signor Williams abbia chiuso il primo anno in positivo: o è un uomo con tanta esperienza e numerose conoscenze o è un mostro.

I dati poi vanno sempre crescendo, capisco perché papa vuole entrare a tutti costi in società con loro, anche se chiudessimo questo affare loro otterrebbero soldi, fama e notorietà mentre noi soldi e una nuova società.

Un suono mi fa saltare dalla paura, lo squillo del mio cellulare, mi sta chiamando Amy <<buongiorno amica>> le dico in maniera allegra <<buongiorno>> ha un tono di voce troppo basso, qui è successo qualcosa <<è successo qualcosa>>ora dovrebbe essere a lavoro, e se le è successo qualcosa lì? <<Charis credo di aver fatto un casino casino con dei documenti>> pensavo peggio <<Mandali teli controllo i->> nemmeno mi da il tempo di finire la frase che lei urla un no <<in questi documenti ci sono anche dei progetti e sto evitando di diffondere o renderli digitalI>> è agitata, troppo <<vieni a pranzo da me così li vedo e ti racconto anche una cosa>>le propongo per tranquillizzarla <<va bene tra mezz'ora sono lì>>.

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Amy è arrivata da un oretta con i documenti e il cibo giapponese, <<tranquilla qui è tutto apposto solo ti consiglio di alzare il prezzo ancora un pò, non tutte le agenzie le compreranno ma alcune hanno bisogno di programma che c'è bisogno dell'acqua>>

le consiglio <<si hai ragione, molte o aspettano che qualcuno lo venda a un prezzo più basso>> le passo la cartellina e possiamo incominciare a mangiare ma ancora prima di addentare il mio involtino mi ferma <<che cosa mi volevi dire a proposito>>.

<<oggi è venuto a parlarmi mio padre>> le rivelo e Amy si blocca di colpo <<che ti è venuto a dire>> chiede <<oggi ho un appuntamento di lavoro, per incontrare un certo Williams per entrare in società per un progetto, niente di che>> le sembra stare per svenire << David Williams?dicono che sia una persona molto in gamba e severa, o fai come ti dice o sei licenziato>> la guardo con un sopracciglio alzato <<sarà teso, avrà bisogno solo di una scopata, magari come me>> mi guarda male <<scherzo, ma se è bello chissà>> le dico con un sorrisino che la fa scoppiare a ridere.

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Tra venti minuti ho l'incontro con il signor Williams, ho messo un completo rosso composto da dei pantaloni lunghi a palazzo e una giacca abbottonata e ho legato i capelli in una coda alta.

Arrivo davanti all'edificio ma prima prima di entrare sento il suono di un flash, ora tutti sapranno che sono tornata addio privacy, entro nell'edificio e mi viene subito in contro una ragazza bellissima dai lunghi capelli neri con in dosso un meraviglioso abito grigio stretto in vita che arriva alle ginocchia e con dei tacchi non altissimi del medesimo colore del vestito,

ma la prima cosa che noti è il suo enorme anello di fidanzamento.

mi accompagna fino a una porta e appena entro trovo l'ultima persona che volevo incontrare.

<<che ci fai tu qui>> quasi urlo.

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