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la campanella che suonava indicava che le lezioni fossero finite.
era quindi giunto il momento per tutti gli studenti di far ritorno a casa e studiare per il giorno successivo.
jisung allungò le braccia per stiracchiarsi e, dopo aver sistemato i libri nel suo zaino, si girò notando la figura di minho che cercava i suoi libri per riporli, anche lui, nello zaino.
un piccolo sorriso, sincero e divertito allo stesso tempo alla vista del maggiore che cercava e cercava le sue cose, a pochi centimetri da lui, si fece spazio sul suo volto; sorridendo ancora di più al ricordo delle parole e dei gesti del corvino nei suoi confronti la mattina stessa.
"sei proprio cotto eh?" la voce del suo migliore amico, felix, lo fece tornare alla realtà.
il moro si girò verso il ragazzo, arrossendo leggermente, provava vergogna a parlare dei suoi sentimenti, ancor di più perché l'affermazione del biondino era vera ma non l'avrebbe mai ammesso.
"non sono cotto! forse mi piace un pochino.." disse giocando, nervosamente, con le sue dita.
felix ridacchiò, alzandosi insieme a jisung e raggiungendo sia minho che seungmin.
uscirono tutti insieme dalla classe, dirigendosi verso l'uscita della scuola.
era una bella giornata, una leggera brezza scompigliava i loro capelli, era davvero piacevole.
"ma jeongin con chi sta parlando?" domandò seungmin, indicando il minore davanti al cancello che parlava con una figura snella con i capelli lunghi e corvini.
i ragazzi li guardarono confusi, avvicinandosi maggiormente.
jeongin aveva un enorme sorriso stampato in faccia, sembrava molto felice mentre parlava con quella persona; sconosciuta al gruppo di ragazzi.
"che avete?" domandò minho, il quale stava tenendo la mano a jisung; quest'ultimo insisteva a volergli tenere la mano quando camminavano nonostante il maggiore gli avesse assicurato, più e più volte, di riuscire a camminare per strada senza problemi.
"jeongin sta parlando con un ragazzo, ma non abbiamo la minima idea di chi sia" lo informò felix.
"avviciniamoci" continuò, iniziando a muoversi verso le due figure, quest'ultime che ancora rideva e scherzavano fra di loro.
il minore notò i suoi amici, salutandoli con un gesto della mano.
"ciao ragazzi" disse non appena gli altri furono a pochi centimetri di distanza.
"lui è hyunjin hyung" presentò il ragazzo, che fece un sorriso e li salutò.
"è un piacere"
i ragazzi ricambiarono e si presentarono a loro volta.
jeongin spiegò che lui e il maggiore si erano conosciuti al corso di danza ed erano diventati buoni amici.
dopo qualche minuto, hyunjin prese il suo cellulare, strabuzzando leggermente gli occhi vedendo che ore fossero.
mise il telefono in tasca e si sistemò i capelli.
"ho gli allenamenti, ci vediamo domani okay?" sorrise a jeongin, che annuì mostrando il suo apparecchio, che lo rendeva ancora più tenero.
"va bene hyung"
il corvino, si avvicinò lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia, salutò anche gli altri uscendo poi dal cancello.
a quel gesto il minore arrossì, sorridendo timidamente e catturando l'attenzione dei suoi amici che si misero a ridacchiare.
"e quello cos'era?" domandò seungmin, ricevendo uno schiaffo sul braccio da parte del moro.
"niente, zitti e andiamo!" rispose jeongin, iniziando a camminare più imbarazzato che mai.
tutti gli altri risero e ognuno prese la propria strada.
minho, mentre tornava a casa con jisung, gli chiese perché tutti si fossero messi a ridere, non avendo capito cosa fosse effettivamente successo.
"hyunjin ha dato un bacio sulla guancia a jeongin e lui è arrossito" ridacchiò.
"magari si piacciono" affermò minho e jisung disse di pensare lo stesso, era abbastanza palese soprattutto per hyunjin, quest'ultimo guardava il minore con occhi dolci e non smetteva un attimo di sorridere quando lo aveva davanti.
jeongin non era una persona che parlava dei suoi sentimenti, spesso e volentieri nascondeva ciò che davvero provava e si nascondeva anche lui dietro un falso sorriso.
sapere che forse una persona lo stava facendo stare bene, lo rendeva davvero felice.

{tw: omofobia e violenza}

i due si separarono, il corvino entrò in casa e venne accolto da un sonoro schiaffo sul viso.
si portò la mano sulla guancia dolorante, confuso.
"che cazzo pensi di fare?" chiese la voce di suo padre, furioso.
minho camminò verso di lui, ancora con la mano che si massaggiava la guancia; non capendo cosa stesse accadendo.
"che intendi?" domandò, sentendo dei passi, segno che anche sua madre era entrata in salotto.
quest'ultima evidentemente agitata.
"chi era quello?" chiese serio l'uomo, avanzando verso il figlio.
"chi?"
minho ricevette un altro schiaffo, ma questa volta fu così forte che il corvino finì sul pavimento.
il padre lo prese per il colletto, facendolo alzare e scuotendolo leggermente.
"non fare il finto tonto! quel ragazzo con cui sei tornato a casa!"
il ragazzo iniziò a tremare per la paura, sperando che sua madre lo aiutasse ad uscire da quella situazione; ma la donna rimase immobile ad osservare la scena che aveva davanti senza intenzione alcuna di muovere un dito.
sospirò, rispondendo alla domanda.
"jisung..è un mio amico"
"e perché lo hai abbracciato in quel modo? ti ho detto di smetterla di fare il frocio cazzo!" disse buttandolo nuovamente a terra, scompigliandosi i capelli per la frustrazione.
"stammi bene a sentire minho, io, in casa mia, un gay non lo voglio ti è chiaro?"
il corvino si alzò di scatto, iniziando a piangere e ad urlare contro suo padre.
"ma ti sembra che io possa smettere di farmi piacere i maschi? non l'ho mica scelto io!"
il padre gli diede un terzo schiaffo, prendendolo per un orecchio e portandolo in camera sua.
lo buttò nuovamente a terra, dandogli un calcio sullo stomaco.
"ti avverto minho, se ti vedo di nuovo in giro con quel ragazzo, non vedrai più la luce del sole" e con questo si chiuse la porta alle spalle, lasciando suo figlio da solo, rannicchiato in un angolo della sua camera, mentre le lacrime gli rigavano le guance e i singhiozzi riempivano la stanza.
non voleva rinunciare a jisung, era suo amico, voleva continuare ad uscire con lui e a parlargli.
perché non poteva? il moro lo faceva stare così bene, voleva passare con lui le sue giornate ridendo e scherzando.
non aveva intenzione di perderlo a causa di suo padre.
si alzò lentamente da terra, asciugandosi le lacrime e sperando che tutto quell'inferno finisse al più presto.

-spazio me-
hii
come va? :)
a me un po' così, periodo no, ma si risolverà tutto
love y'all <3

blind boy {minsung}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora