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"Hey, ho sentito che ieri hai conosciuto il ragazzo di cui ti avevo parlato: mi ha mandato un messaggio appena tornato a casa tutto entusiasta. Hai fatto la scelta giusta ;)"

Questo era tutto ciò che recitava il messaggio di Soobin e sinceramente non credevo che quella passeggiata avesse fatto tutto questo sul ragazzo di cui continuavo a non sapere il nome. A proposito del nome, mi aveva detto che avrei dovuto guadagnarmelo, ma non avevo idea di cosa intendesse. Voleva per caso che gli dimostrassi il mio valore come nell'antica Grecia?

Mentre ero in autobus verso scuola non facevo che scervellarmi su questa questione e iniziavo ad essere nervoso al riguardo e quando mi resi conto di questo iniziai anche a preoccuparmi del fatto che le mie emozioni non stavano seguendo nessun ordine logico. Ero del tutto in balia di uno sconosciuto senza neanche volerlo e non potevo farci niente visto che non mi era mai successo niente del genere prima, non sapevo come affrontarlo.

Ero così nervoso che arrivato davanti a scuola mi fermai in piedi invece di entrare per evitare di fare tardi a lezione come chiunque stava facendo, ma dopo aver sentito la campanella suonare mi decisi finalmente a sbrigarmi e a correre in aula.

Durante la ricreazione fu Soobin a venire da me e mi evitò di andare a cercarlo scendendo al piano di sotto. Appena arrivò gli tirai uno schiaffo sulla nuca.

-Avvisare che non saresti venuto no eh?

-Ma di che stai parlando, e poi mi hai fatto male.- si lamentò lui. Incrociai le braccia facendo un broncio nascosto, però, dalla mascherina.

-Sto parlando di ieri e te lo meriti che ti faccia male. Comunque devi portarmi dal tuo amico di prima, deve spiegarmi una cosa che mi ha detto ieri.- Cercai di sembrare disinteressato il più possibile perché sapevo che se lui avesse saputo che quel ragazzo mi "turbava" in un qualche modo non mi avrebbe dato pace. I miei tentativi sembrarono comunque inutili visto che mi sfoderò un sorrisetto come per dire "io lo sapevo".

-Vieni con me. E comunque il mio amico ha anche un nome, sai?

-Proprio per questo devo parlargli: ieri non ha voluto dirmelo.

-E quindi sei curioso.

-Ma figuriamoci, semplicemente lui sa il mio ed è giusto che io sappia il suo.

Non convincevo neanche me stesso e mi aspettavo di convincere lui, fantastico.


Arrivati nell'aula del club di musica, Soobin aprì la porta e una folata divento mi arrivò addosso con una strana luce chiara, bianca ai miei occhi. Mi ritrovai a pensare che quello fosse un luogo importante anche se io personalmente non c'ero mai entrato.

Era come un sesto senso legato ad esperienze che non avevo mai fatto: in lontananza potevo sentire chitarre suonare, come un ricordo che però non avevo mai fatto e che non appena oltrepassai la soglia sparirono nel nulla.

-Non è neanche qua... forse oggi è rimasto a casa. Se vuoi gli scrivo.

-Tranquillo, non serve- risposi frettolosamente ancora spaesato dalle strane sensazioni provate l'istante prima, -piuttosto, è quasi finito l'intervallo, meglio se torno.

Conclusi così per poi girare sui talloni e affrettandomi verso le scale.

La situazione in generale diventava sempre più stana ogni giorno che passava e non potavo evitare di pensare che quegli svenimenti, preceduti da quelle visioni strane, fossero in qualche modo collegate al ragazzo che continuava a deviare le mie domande importanti.

Anche tornato a casa non smettevo di pensare agli ultimi giorni. Mi sembrava di impazzire e pensai di aver raggiunto l'apice quando ipotizzai che il vedere quel ragazzo mi comportava la vista di...colori? Potevo definirli così o erano piuttosto dei flash dopo i quali svenivo regolarmente? Per di più ogni volta che mi ero risvegliato lui indossava una mascherina, mentre quando lo incontravo e forse questo mi portava ad avere le visioni e poi a svenire.

Possibile che tutte le ipotesi del mio migliore amico sugli occhi della persona giusta e la vista dei colori non fossero solo ipotesi? No, decisamente no.


Avevo vissuto fino a quel momento tranquillamente, nascondendomi dietro lamia stessa ombra ed evitando contatti superflui per evitare di non essere preso sul serio di nuovo, e ora stavo dimenticando tutto ciò su cui mi ero basato per anni a causa di un groviglio che non riuscivo a sciogliere. Groviglio che non mi ero andato neanche a cercare, si era presentato davanti a me e io avrei potuto benissimo girargli intorno; ma no, io ero lì, sdraiato sul mio letto, a rimuginare su collegamenti insensati e montati in aria.


Perla prima volta sentivo il bisogno di mettermi in gioco per risolvere il puzzle anche se non era ciò che pensavo di volere, mi convincevo di non farlo ma poi mi ci ritrovavo in mezzo. E cosa si può fare in una situazione del genere se non lasciarsi andare?

Grigio chiaro di lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora