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Fino a quel momento avevo vissuto senza sapere cosa si provasse ad essere davvero sereni. Mi era sempre mancato un pezzettino e forse era proprio il pensare che lui non ci fosse più a tormentarmi. Io ero ancora lì, stavo fermo immobile mentre il mondo intorno a me andava avanti. Pensavo che che quel mondo in cui io dovevo ancora vivere non fosse stato fatto per me, ma per lui che lo sognava con la gioia che io non credevo di poter percepire come mia. Nell'ultimo periodo, però, mi sembrava di aver ritrovato una scusa per dire "va beh, posso aspettare fino a domani", e tutto grazie a Beomgyu che mi manteneva attaccato al tracciato della mia vita con qualche messaggio al giorno. Niente di particolare, qualche battutina quasi irritante o foto dei suoi pasti per ricordarmi di mangiare nei giorni in cui ero di fretta, ma era proprio quel contatto che mi era mancato negli ultimi anni. Lui era vivo e questo donava nuova luce alla mia vita.

Una mattina sentii il mio telefono squillare mentre lavoravo su un video e appena lessi il nome sullo schermo sgranai gli occhi. Mi schiarii la voce e spostai qualche ciocca di capelli che mi ricadeva sul viso: mi sistemai nonostante non fosse una videochiamata, ma volevo comunque apparire al meglio. Dopo qualche altro squillo mi decisi a rispondere: -Pronto?
-Hai mangiato?- sapevo che era lì dall'altra parte, ma la sua voce mi colse comunque di sorpresa. Guardai l'orario: erano quasi le due.
-Non ancora.

Seguì qualche secondo di silenzio in cui credetti quasi che gli fosse successo qualcosa proprio durante la telefonata, ma fortunatamente la sua voce ritornò nel mio orecchio: -Sei libero oggi? Ci vediamo al Seattle Cafè di Yeongsan tra venti minuti.
-Yeongsan... hey io ci metto più di venti minuti ad arrivare lì!
-A dopo!- così riattaccò e io rimasi imbambolato a realizzare ciò che era appena successo. Scattai in piedi, presi al volo il mio cappellino e la giacca e mi misi a correre verso la fermata dell'autobus.

Arrivai davanti al Cafè giusto in tempo, ma di Beomgyu ancora nessuna traccia.
-Quel piccolo...- feci per iniziare a lamentarmi, ma sentii qualcuno chiamarmi. Sulla porta del locale con due tazze di carta in mano riconobbi Kai e Soobin mentre si avvicinavano a me.
-Che ci fate voi qui?
-Quella dall'altra parte della strada è la mia agenzia.
Kai indicò l'immenso edificio dietro di me, con gente che entrava e usciva e ogni tanto qualche gruppo di ragazzi che facevano foto.
-Ah... e tu invece?- chiesi diretto verso Soobin che mi guardò spalancando gli occhi.
-Ehm... io passavo di qua e ci siamo incontrati, casualmente- mise molto impegno nel sottolineare l'ultima parola, come se lui abitasse qua vicino o frequentasse questo quartiere.
-Comunque, tu come sei finito in questa zona?- tentò di sviare la conversazione su di me, astuto il ragazzo.
-Farò finta di crederti per questa volta. Comunque, devo vedermi con una persona- risposi con un sorrisetto mentre mi godevo la vista del mio amico in imbarazzo.

Improvvisamente qualcuno si appoggiò sulle mie spalle e d'imputato mi girai verso la persona in questione, venendo letteralmente travolto da un'ondata di colori partiti da quello specifico sorriso.
-Aspetti da molto?- mi chiese sorridendo sulla mia spalla sinistra.
-No, sono appena arrivato anche io. Tra l'altro ho incontrato Kai e Soobin- il mio tono era un po' sognante, probabilmente dovuto all'improvviso cambio di colori. Beomgyu, ancora sorridente, lasciò la presa dalle mie spalle e guardando davanti a sé incontro gli occhi spalancati di Soobin intento a fissarlo. Quest'ultimo quasi lasciò cadere il caffè che teneva in mano, ma Kai riuscì ad afferrare il bicchiere al volo evitando il possibile disastro.

-Tu... come-sei qui, ma... non è possibile, nel senso... eh?!- Soobin sembrava in estrema difficoltà a prendere coscienza dei fatti, nonostante io lo stesso asfissiando da giorni ripetendogli che non mi stavo scrivendo con un fantasma.
-Non ci vediamo da un po', hyung, come stai?- intervenne Beomgyu come se nulla fosse, ma notando che l'altro ancora non riusciva a dire una frase di senso compiuto continuò per la sua strada: -Comunque piacere, sono Choi Beomgyu. Frequentavo il liceo insieme a loro.
Kai si presentò a su volta e mentre loro si scambiavano qualche domanda di cortesia, io mi avvicinai a Soobin provando a riportarlo tra noi. Mi accostai al suo orecchio e gli sussurrai un "te l'avevo detto".
-Comunque bei capelli- aggiunsi toccandogli qualche ciocca, -li hai sempre avuto di questo colore?
-Mi conosci dalle elementari, ti sembra che li abbia sempre avuti... aspetta, anche tu vedi i colori?!

-Bene! Hyung, noi dobbiamo andare o perderemo il treno.- intervenne Beomgyu salvandomi completamente dalle infinite domande di Soobin.
-Giusto, andiamo. Godetevi il vostro appuntamento.- non avevo idea di cosa Beomgyu stesse parlando, ma gli diedi corda, mettendo un braccio intorno alle sue spalle e allontanandomi gradualmente dagli altri due. Alle mie ultime parole ebbi tre reazioni diverse: Beomgyu cercava di trattenere le risate, Soobin mi disse "stai zitto" con il labiale, mentre Kai mi rispose direttamente "Anche voi!" con un sorriso euforico.

Appena ci girammo e mi accertai di essere abbastanza lontani, tolsi il braccio da Beomgyu e chiesi: -Ma quale treno scusa?
-Tu fidati.
-Ti assicuro che mi fido di te.

Grigio chiaro di lunaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt