55. Condizioni

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Tornammo al Great Music Hall in tempo per vedere Lucas e Rue ringraziare il pubblico e i giudici prima di scendere dal palco. 

La platea era occupata da file di musicisti ammutoliti. Sperai fosse un mutismo positivo. Le grosse telecamere che avevano ripreso il discorso del vecchietto di prima, ora seguivano il nostro cantante che si ritirava insieme alla bassista. 

Jeremy mi picchiettò la spalla. "Dobbiamo fare il giro." Bisbigliò, indicando il corridoio da cui eravamo appena venuti. 

Andy ondeggiò su ginocchia molli quando provò a girarsi. Lo stavo tenendo per un braccio e lui stava appoggiando tre quarti del suo peso su di me, ma continuava comunque a barcollare ed inciampare ad ogni passo. 

"Sarebbe più facile se ti lasciassi prendere in braccio."

Lui artigliò la mia felpa. "Sono qui?"

"Che cosa?"

"Loro. Quel tizio. Mhn... come si chiama...?"

"Il palpeggiatore?" Sussurrai di rimando, e Andy annuì come se la sua testa fosse incastrata nella melassa. 

Eravamo davanti all'ultima porta della sala, quella più lontana dal palco. Da lì si vedevano solo le nuche degli spettatori distribuiti in platea. Non mi pareva di vedere lo psicopatico e il suo seguito di Tartarughe Ninja, ma non potevo esserne sicuro. 

"Drake. Muoviamoci." Jeremy uscì dal teatro ed imboccò la direzione indicata dal cartello backstage.

Io ed Andy gli andammo dietro barcollando come ubriachi. 

"Com'è andata?" Jeremy spalancò la porta come se fosse il padrone dell'hotel. 

Tra casse e ponteggi, Rue stava sistemando il suo basso nella custodia, e Lucas stava ancora riprendendo fiato. 

Al nostro ingresso scattarono entrambi sull'attenti e corsero a ricoprire Andy di mille moine.

"Sto bene. Davvero, sto bene." 

Rue gli si aggrappò al collo e, per ricambiarla, Andy dovette staccarsi da me. 

Lucas rimase un passo indietro, ancora a riprendere fiato. Mi lanciò uno sguardo che non sapevo decifrare. 

"Com'è andata?" Chiesi io. 

Lui alzò le spalle con una faccia mezza schifata. "Non era la stessa cosa senza di voi."

Rue si girò quanto bastava per guardarmi, ma senza lasciare Andy. "Tecnicamente non era male." 

Non era male. Significava che non era abbastanza. 

Mi fissai i piedi e cercai in tutti i modi di ingoiare l'amarezza. 

"Abbiamo perso?" Le classifiche sarebbero uscite l'indomani, ma se avevamo una vera possibilità, Rue avrebbe saputo dirlo. 

"Non so." Disse lei invece. Poi, più piano. "Credo di sì."

Andy non perse tempo a tirare su col naso e scoppiare a piangere. "Mi dispiace!" 

Ascoltai solo con un orecchio Rue e Jeremy che lo consolavano e gli assicuravano che non fosse colpa sua. Lucas invece si limitò a rimanere nelle retrovie. 

Spostò lo sguardo su di me e mi fece un cenno da: parliamo in privato.

Cercai di essere incospicuo. Ci appartammo a qualche metro, sotto una delle impalcature. Lucas incrociò le braccia. 

"Li avete tenuti d'occhio?" Chiesi per primo. 

Lui annuì. "Per quanto ne so, sono entrati nella loro camera e non sono più usciti."

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