Epilogo

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Avevo stretto la mano di Andy per tutto il tempo, senza rendermi conto che lo stavo stritolando.

Sentii il tintinnio delle chiavi, la porta che si apriva.

Andy sollevò la testa dalla mia spalla e mi pungolò il braccio per convincermi ad alzare lo sguardo, ma io rimasi ostinato finché due paia di piedi non invasero il mio campo visivo. 

"Scusa, ci abbiamo messo più tempo del previsto."

L'orologio appeso alla parete diceva che mancavano otto minuti al termine del turno visite.

Un attimo prima stavo giocando nervosamente con il mio braccialetto di corde, e un attimo dopo la presenza perpetua di Andy al mio fianco si interruppe e io mi sentii buttare un secchio d'acqua gelida addosso. 

Lo vidi alzarsi, e vidi Rue che lo seguiva. Anche Lucas si appartò con loro, si misero in disparte, e rimase solo Jeremy.

Mio fratello si sedette vicino, occupando il posto di Andy.

"Dovresti entrare."

Mi scappò una risatina mezza isterica. Proprio lui... proprio Jeremy doveva dirmelo?

"Perché vuoi che entri dentro?! Non dirmi che ti sono bastati venti minuti per innamorarti di lui! Anzi, no, non dirmelo, perché lo so già. Basta che apra la bocca e la gente lo trova simpatico. È un coglione ma gli si vuole bene!"

Lui mi tirò un calcio sulla scarpa e mi costrinse a sollevare gli occhi dal pavimento. 

"Mettiamo bene in chiaro una cosa: io lo odio tuo padre. È un buffone egoista, troppo stupido per arrivare a capire il male che ha fatto. Non gli è nemmeno passato per la testa che mi fossero dovute delle scuse per avermi portato via mio fratello." Lo disse con la rabbia che teneva sempre dentro. 

Chissà se se ne sarebbe mai liberato del tutto.

Appoggiò una mano sopra la mia, quella che stava torturando le perline del braccialetto. "Però, Drake... mi odio da solo a dirlo, ma io ti credo quando dici che ti ama."

Sembrava una cosa così piccola da ammettere, ma riuscivo a vedere da quell'espressione determinata che gli era costata tutto.

"E non penso che questa vita sia abbastanza lunga da poterci permettere di rinunciare ad una singola persona che ci ama. Per quanto immeritevole essa sia."

Jeremy mi strattonò e mi spinse in piedi. L'orologio diceva che avevo ancora sette minuti.

Lucas e Rue mi diedero qualche parola di incoraggiamento. Andy chiese se volevo compagnia.

Lo ringraziai, ma, per questa volta, volevo essere solo.

La guardia alla porta tirò di nuovo fuori le chiavi e mi fece cenno di proseguire.

È strano. 

Non appena lo vidi lì seduto, mi parve tutto assurdo: il sudore delle mie mani, il cuore che batteva all'impazzata, quella divisa arancione... Era solo mio padre, non era cambiato. Mi vide e mi sorrise, quello stesso sorriso che mi aveva offerto ogni giorno per sedici anni. Come se gli avessi personalmente appeso la luna in cielo.

Mi avvicinai piano, arrivai al tavolo, mi sedetti di fronte a lui.

"Orecchini?" Fu la prima cosa che disse attraverso quel ghigno.

Avevo messo i miei soliti bottoncini neri, nemmeno li notavo più, io. Ma lui li aveva notati. Certo che li aveva notati.

Stava operando il suo massimo autocontrollo per non ridermi in faccia, o fare qualche battuta da quattro soldi, forse perché io ancora non gli avevo sorriso, e non sapeva che cosa stava succedendo tra noi. Nemmeno io lo sapevo, in verità.

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