22° capitolo

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Tenevo la fronte appoggiata al finestrino del treno. Pioveva.

Avrebbe potuto terminare in modo peggiore quella giornata già terribile?

Una delle peggiori della mia vita.

Osservavo le gocce d'acqua scorrere sul vetro, mentre nella mia mente vedevo tutte le immagini della mia relazione con Lorenzo, fino alle ultime, quelle del nostro litigio.

Quando arrivai alla stazione di Conegliano trovai i miei genitori che mi attendevano in auto. Salii senza dire una parola, senza mai alzare lo sguardo.

Mi chiesero ripetutamente cosa fosse successo, ma io non risposi mai, un po' perchè ero immersa nei miei pensieri, un po' perchè non avevo nessuna voglia di parlarne.

Una volta arrivata a casa mi buttai sul letto e rimasi in quella posizione per ore, senza riuscire ad addormentarmi. Ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo in qualche modo Lorenzo e Celina.

Mi svegliai alla mattina reduce da addirittura un'ora di sonno. Purtroppo avrei dovuto andare a scuola.

Mi vestii e mi lavai. Non feci colazione nonostante le lamentele di mia madre: non avevo fame e sinceramente in quel momento la sola idea del cibo mi faceva venire il voltastomaco.

Quando accesi il telefono vidi due chiamate di Lorenzo. Gettai il telefono lontano dalla mia vista per evitare di ricominciare a piangere.

A scuola non udii una parola di ciò che dissero i professori. L'unica persona con cui parlai fu la mia migliore amica, che, comprendendo il mio stato d'animo, decise di non farmi domande, ma di consolarmi e basta. Le avrei parlato io nel momento più opportuno.

Quando rincasai mi gettai direttamente nello studio... non che riuscii a fare granchè ovviamente.

Quella sera guardai le notifiche sul mio telefono e notai un messaggio di Lorenzo.

"Buonanotte amore mio❤❤❤", diceva.

Osservai per un po' quelle lettere e digitai un freddo e secco "Buonanotte".

Spensi il telefono e lo appoggiai sul comodino sperando che quella notte avrei dormito un po' di più.

Dio come mi sbagliavo.

Alla mattina mi risollevai nuovamente, per svolgere sempre la solita, noiosa, routine.

Riuscii a mangiare qualcosa, ma poco.

Quando andai a scuola ascoltai un po' di più del giorno precedente... almeno facevo progressi.

Durante l'intervallo di metà mattina parlai con la migliore amica di ciò che era accaduto. Nessuno avrebbe potuto capirmi più di lei.

Oddio, lei era stata in grado di buttare via una relazione meravigliosa a causa di un improvviso attacco d'ira... non era certo la persona più indicata per supportare relazioni durature, comunque sia mi fu d'aiuto. Mi consolò come solo lei sapeva fare.

All'una uscimmo da scuola. Non appena varcai il cancello per poco non ricominciai a piangere, ma questa volta di gioia.

Dall'altra parte della strada c'era Lorenzo, appoggiato alla sua Ferrari.

Restai immobile per qualche istante, mentre venivo travolta dalla marea di gente che usciva da scuola.

Poi iniziai ad avanzare, prima lentamente poi accelerai. Non mi guardai nemmeno intorno prima di attraversare, e per poco non fui stesa da una comunissima Punto azzurra.

Quando mi ritrovai di fronte a Lorenzo, lo fissai negli occhi per qualche istante, poi gettai a terra il mio zaino e gli posai le mani sulle guance, in modo che i pollici potessero accarezzarle.

Lo baciai. Quel bacio aveva un significato profondissimo: con esso volevo dirgli che lo amavo più della mia stessa vita, che avrei trascorso con lui tutta la vita, con i suoi pregi e i suoi difetti. L'avrei supportato sempre, in qualsiasi scelta avrebbe fatto, perché lui era l'altra metà di me.

Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteWhere stories live. Discover now