31° capitolo

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Trascinai Lorenzo fuori dalla stanza.

Cenammo al ristorante dell' Hotel Plaza. Mi sentivo una principessa, con in dosso il mio abito lungo, con i camerieri che si muovevano verso di noi non appena ci giravamo per cercarli. Tutto ruotava intorno a noi.

Guardandomi in giro giurai di aver visto persino Jennifer Aniston.

Dopo la cena uscimmo dall'hotel e camminammo beatamente per le vie centrali della Grande Mela.

Per quanto New York fosse meravigliosa però, preferivo sempre Milano che, nonostante fosse la città più cosmopolita d'Italia, manteneva sempre una sorta di "confidenzialità" tutta italiana.

Rientrammo in hotel a notte inoltrata.

Il mattino seguente ci svegliammo intorno alle dieci. Fu divertente farci portare la colazione in camera e poterla gustare nel terrazzo, guardando l'orizzonte della città, costantemente frenetica e inarrestabile.

Visitammo la statua della libertà, l'Empire State Building e un sacco di mostre in giro per la città.

Quella sera ci aspettava una cena di lusso nel centro di New York. A pranzo invece avevamo deciso di fare i turisti a 360°, così comprammo un hamburger da asporto che assaporammo tra i sentieri di Central Park.

"La sai una cosa?", mi chiese Lorenzo mentre camminavamo, mano nella mano.

"Dimmi"

"Ho pensato molto in quest'ultimo periodo, soprattutto dopo che hai fatto quell'incidente... "

"Anch'io, è stato strano vedere la morte in faccia"

"Appunto... per la prima volta da quando ci conosciamo ho avuto veramente il terrore di perderti. Certo, abbiamo litigato e a volte anche duramente, solo che nel profondo del mio cuore sapevo che per quanto lontani potessimo essere, tu ci saresti sempre stata per me, come io per te. Quando ti ho vista per terra, distesa sull'asfalto, ho capito che nessuno è immortale, nemmeno tu."

Seguì qualche istante di silenzio, nel quale cercai di immaginare una vita senza Lorenzo, ma senza nel senso di non poterlo vedere mai più. Era atroce. Cercai di allontanare le lacrime che  stavano  iniziando a rigarmi le guance.

Lorenzo poi proseguì: "Paradossalmente quando il medico venne da me a dirmi che saresti sopravvissuta, è stato il momento più bello della mia vita. Vederti lì, su quel letto a lottare tra la vita e la morte mi è servito. Mi è servito per capire che io voglio passare tutta la vita con te, che vivere senza di te sarebbe come cercare di respirare senza ossigeno"

Si interruppe di nuovo, per lasciare che quelle parole penetrassero nel mio cuore con tutta la loro imponenza. Era la prima volta dopo anni che parlavamo effettivamente di futuro, inteso come qualcosa  a lungo termine.

Lorenzo mi prese le mani e mi invitò a fermarmi. Mi guardò negli occhi e pronunciò le cinque parole che resero quel momento il più bello della mia vita: "Io ti porterò all'altare"

Lo fissai a bocca aperta. Era la cosa più bella che mi potesse dire.

"So che stai studiando, infatti aspetterò. Aspetterei secoli solo per te, percorrerei un milione di miglia solo per vederti sorridere"

Lo fissai, respirando profondamente per cercare di non piangere dalla gioia. "E io sarò sempre lì ad aspettarti. Ovunque andrai, in qualunque momento, io sarò lì, con te, al tuo fianco".


Non parlammo per un po'. Tutto quello che avevamo detto in quegli ultimi minuti bastava per raccogliere qualsiasi nostro pensiero.

Vedevo Lorenzo in modo diverso: fino a quel momento l'avevo visto come quel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri che ormai anni prima mi aveva fatto perdere la testa, ma ora vedevo un uomo, pronto a prendersi le sue responsabilità, a sfidare la vita e a dimostrarle ciò che valeva.

Quella sera, in occasione della cena, mi vestii con un lungo abito blu notte, delle scarpe col tacco bianche e una borsetta dello stesso colore.

Cenammo a lume di candela, stringendoci sempre la mano.

Mi sembrava di essere in paradiso.

"Mi è venuta in mente una cosa", mi disse poi Lorenzo, rompendo il silenzio della serata mentre passeggiavamo lungo l'East River.

"Cosa ti è venuto in mente?", gli chiesi ridendo.

"Stavo pensando alla tua festa di laurea"

Lo fissai divertita: "Tesoro mancano due anni"

"Bisogna prendersi per tempo"

"Non ho ancora pensato a nulla... "

"Oh ma tu non ci devi pensare, me ne occupo interamente io"

"Non voglio un ricevimento a corte"

"Una festa speciale per una persona speciale"

"Adesso la curiosità mi consumerà per due anni", gli dissi con tono melodrammatico.

"Vedrai che sopravvivrai anche a quest'esperienza"

Scossi la testa e mi appoggiai alla sua spalla mentre guardavamo le luci di New York, lasciando che la leggera aria estiva mi scompigliasse i capelli.

Avrei voluto restare lì per sempre.

Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteWhere stories live. Discover now