5. LUCAS

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Sono affacciato alla finestra che aspetto il sorgere del sole dietro i tetti e nel frattempo penso che prima d'ora non ero mai stato impaziente di sentir suonare la sveglia la mattina per andare a scuola. Eppure eccomi qua, già alzato e già vestito con la testa piena di immagini di quello strano ragazzo.

Lo penso e solo questo posso permettermi di fare. E non perché non voglia avvicinarmi a lui, ma bensì perché è lui stesso che molto probabilmente non mi vuole al suo fianco. Possibile che non parli sul serio?

Sono passati dieci giorni da quando sono entrato a scuola al suo fianco e poi l'ho raggiunto dopo la lezione, quando quello stupido di Mike ha voluto far vedere chi comanda. Dieci giorni in cui lo osservo da lontano e mai una sola volta l'ho visto aprire bocca. Nemmeno nel corso che seguiamo assieme ha mai detto una parola. Quindi forse ha un problema serio che gli impedisce di parlare o forse semplicemente non può più farlo.

Ma posso desiderare così tanto di sentire il suono di una voce?

Guardo un'ultima volta il cielo mentre inizia a prendere colore poi prendo il borsone con dentro la divisa dato che oggi ho allenamento e infine esco di casa. Salgo in auto e parto. Mi fermo a prendere Alice come sempre e assieme ci dirigiamo verso il nostro inferno personale. Quando arriviamo nel parcheggio della scuola lascio l'auto al solito posto e scendiamo. Ali scappa dalle sue amiche mentre io me la prendo un po' più comoda. Sto afferrando il borsone dal baule quando guardandomi in giro lo scorgo seduto sul muretto che delimita il parcheggio con lo stabile affianco.

Sta osservando lo schermo del cellulare e dal movimento del piede che batte sulle pietre e dalle cuffiette che gli coprono le orecchie, deduco stia ascoltando della musica.

Rimango fermo a fissarlo mentre faccio finta di controllare l'interno della sacca, cosa alquanto stupida perché non riesco a convincere nemmeno me stesso. I capelli che imperterriti gli coprono quelle due pietre nere che ha al posto degli occhi, dovrebbero essere rasati a zero così da permettere a tutti di ammirare quanta bellezza ha da offrire quel suo viso che tiene sempre nascosto. Ma se poi penso che non potrei mai sentire tra le mie dita i suoi soffici ciuffi se li tagliasse, mi rimangio tutto e lascio che continuino a nascondere la sua anima a tutte quelle persone che non riescono a guardare oltre a quello che vogliono vedere.

Non so quanto di quello che si dica in giro possa essere vero. L'unica cosa che posso affermare a me stesso con certezza è solo che gli è successo qualcosa dove abitava prima. E da quello che sento lungo i corridoi sembra aver cambiato anche identità perché su nessun social compare mai il suo nome e, al giorno d'oggi, chi è che non ha un cazzo di profilo su una qualsiasi piattaforma?

Ma sinceramente non me ne frega niente delle voci che girano su di lui, anche perché quante in realtà possono essere veritiere? Nessuno sa veramente quale sia la sua storia e l'unica verità che voglio sentire dovrà uscire dalle sue labbra se mai vorrà dirmela, se mai vorrà parlarne.

Sento in lontananza la prima campanella suonare segno che abbiamo altri dieci minuti per recarci nelle nostre aule prima dell'inizio delle lezioni e prima di beccarci una nota e una punizione per il ritardo, rischiando di doverci fermare nel doposcuola.

Prendo la sacca e chiudo il baule poi volto lo sguardo ancora verso di lui e lo trovo esattamente come l'ho lasciato, perso nella musica e nei suoi pensieri. Decido di raggiungerlo per avvisarlo che è ora di entrare e mano a mano che mi avvicino riesco a intravedere quello che sta facendo. Una dopo l'altra sul suo schermo appaiono foto, non riesco a distinguere le persone, ma da quello che posso intuire sono moltissime immagini, probabilmente di lui e dei suoi vecchi amici. E allora se prima aveva una vita cosa gli impedisce di crearsene una nuova anche qui?

L'AMORE CHE CI HA SALVATIOnde histórias criam vida. Descubra agora