23. LUCAS

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Trascorro le mie giornate a scuola alternando lo studio all'allenamento, scambiando qualche battuta con i ragazzi, qualche sorriso con le ragazze e tutte le pause pranzo con Alice.

Sembrerebbe ogni giorno la stessa storia se non fosse che tra una lezione e l'altra da un po' di tempo a questa parte ho iniziato a nascondermi dalla ragazza della festa. Non so cosa si sia messa in testa, ma a quanto pare sembro essere diventato il suo unico obiettivo. Ci sono giorni che mi sembra di assistere a una svendita del tutto straordinaria dove si possono trovare delle Birkin a basso costo e io sono esattamente quella borsa nefasta, tanto che alle volte sono costretto a nascondermi nel magazzino delle scope con l'inserviente di turno che ogni volta mi lancia uno sguardo in cui alterna pietà e invidia. Peccato che non sappia che ne farei a meno ben volentieri.

Solo quando sento suonare la campanella dell'ultima ora riesco a tirare un sospiro di sollievo, felice per essere riuscito a sopravvivere a tutte le sue imboscate.

Un pomeriggio, subito dopo l'allenamento, grazie a uno dei metodi che ho riciclato alla stalker, riesco finalmente a incastrare Alice per un lungo interrogatorio nel quale cerco in tutti i modi di farla parlare del ragazzo con cui ha iniziato a uscire e solo dopo molta persuasione e promesse varie sul non prenderla in giro e vari favori da farle, sono riuscito a farmi svelare l'identità del ragazzo con cui esce e porca puttana, è più piccolo di ben tre anni.

Ovviamente quando gliel'ho riferito, Daniel ha passato tutta l'ora che abbiamo a disposizione per la telefonata a rinfacciarmi che lui aveva vinto e io avevo perso. E sentire la sua risata, anche se solo attraverso un microfono, mi ha fatto dimenticare che tra i due quello ad aver perso ero stato io e sinceramente se perdere fosse la carta vincente per renderlo sempre solare, continuerei a farmi battere in eterno.

Da quando abbiamo messo da parte le nostre paure e le nostre vite sono tornate a intrecciarsi, ci sentiamo tutte le sere. E ogni sera alla stessa ora ho preso l'abitudine d'andare sull'altura che si trova appena fuori dal nostro paese.

Lì c'è un posto isolato poco distante dalla strada principale che si apre in una piccola radura circondata da pioppi che si stagliano alti verso il cielo con delle piccole piante aromatiche che profumano ormai tutte le sere l'aria di tarassaco e camomilla.

Parcheggio l'auto a pochi passi dallo strapiombo con i fari rivolti verso il vuoto sul precipizio, mi siedo sul cofano con le gambe piegate, mi appoggio al parabrezza con la schiena e rimango in attesa che il telefono inizi a squillare.

E non appena rispondo alla sua chiamata rivolgo il mio sguardo al cielo infinito che lentamente nel corso della nostra chiacchierata sfuma dall'arancione per poi tuffarsi nel blu della notte. E vedere questo spettacolo trasformarsi sotto i miei occhi ebbri d'amore mi fa sentire più vicino a lui.

Parliamo sempre senza mai lasciare nessuno spazio nel nostro tempo a disposizione perché entrambi abbiamo capito che non possiamo più sprecare nessuna occasione, soprattutto ora che i nostri momenti sono misurati.

E altrettanto strano è doversi limitare, oltre al parlarci una volta al giorno, anche vederci una volta alla settimana. Ma tutti questi paletti che ci sono stati imposti riescono ad amplificare le nostre emozioni portandole al limite chiamata dopo chiamata per poi esplodere in un arcobaleno di colori e scintillii non appena ci vediamo e riusciamo a stringerci tra le braccia l'uno dell'altro sotto gli occhi degli altri ragazzi della struttura che ci guardano ogni volta con un crescendo di invidia e sconforto.

E ogni settimana che passa il nostro abbraccio diventa sempre più forte, sempre più rassicurante. Rendendo la nostra stretta il nostro porto sicuro nel vuoto che ci circonda.

Dopo un primo periodo di stallo nelle nostre visite ho iniziato ad andare da lui tutte le settimane e una delle prime volte ricordo che l'attimo antecedente l'entrata, una dottoressa che non avevo mai visto mi ha fermato per chiedermi se poteva rubarmi un momento del mio tempo, promettendomi che lo avrei potuto recuperare rimanendo oltre l'orario di visita.

L'AMORE CHE CI HA SALVATIWhere stories live. Discover now