𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨: 𝐛𝐥𝐮 𝐥𝐚𝐩𝐢𝐬𝐥𝐚𝐳𝐳𝐮𝐥𝐨

335 18 4
                                    


𝐶𝑜𝑛𝑠𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑚𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎𝑙𝑒: 𝐵𝑖𝑙𝑙𝑖𝑒 𝐸𝑖𝑙𝑖𝑠𝘩 - 𝑁𝑜 𝑇𝑖𝑚𝑒 𝑇𝑜 𝐷𝑖𝑒 


☽ ◯ ☾


Le parole sono armi pericolose.

Con le parole puoi imparare a piacere alle persone. Puoi farti amare, oppure puoi farti odiare. Con le parole puoi asservire interi popoli al tuo volere, puoi creare religioni, puoi perfino vincere le guerre. Le parole sono tutto. E possono ridurti a niente.

Perché, attraverso di esse, si può perfino controllare qualcuno.

«Non hai mangiato nulla, amore mio.» sussurrò il Cavaliere, accarezzandogli dolcemente una coscia, mentre Evander sedeva sulle sue ginocchia come un bambino sulle gambe del padre, ma non c'era niente di affettuoso o tenero fra lui e il fae che stava cercando di imboccarlo.

«N-non voglio...» rispose con la bocca impastata, in un mormorio che venne soffocato dalla musica. Se poteva chiamarsi "musica" quel gorgoglio di strumenti sconnessi fra loro, di grida e urla e schiamazzi canterini. Quell'armonia caotica gli rintronava nel cervello e contribuiva ad aumentare la confusione nei propri pensieri.

Nonostante la sua testa fosse pesante e ottenebrata, sapeva che non doveva mangiare. Era di vitale importanza non farlo.

«Ne sei proprio sicuro?» domandò il Cavaliere, la voce accomodante come se Evander avesse facoltà di scelta, esaminandolo con un sorriso mellifluo e mieloso. Pessimo segno. Più quel maschio si faceva gentile, più significava che qualcosa, in quella serata, sarebbe andata male. Il Cavaliere, Cadmus era il suo nome, non amava che le fate della luce disobbedissero ai loro padroni. Una volta superata la soglia della Corte delle Tenebre, erano tutti giocattoli.

Lui aveva scelto un giocattolo difettoso. Un giocattolo ribelle. Ma era proprio per questo che Evander gli piaceva: ogni sua reticenza, ogni suo tentativo di scamparla, era una scusa per fargli cose meravigliose. Cose terribili.

Il fae dai capelli color lapislazzulo lo guardò, attraverso lo stordimento, con un'occhiata rabbiosa. Subito dopo però aprì le labbra, arrendendosi all'invito di "mangiare". Meglio tardi che mai.

Cadmus gli spinse mezzo fico caramellato in bocca e il sapore esplose contro le papille gustative di Evander come un fuoco d'artificio nella notte. Buono, celestiale, almeno a primo impatto. Dopo arrivava l'amarognolo, l'acidulo che ti restava in gola e ti faceva capire troppo tardi che qualsiasi cosa avessi inghiottito, ti stava facendo molto male. Era così per tutto il cibo che imbandiva le tavole delle feste alla Corte delle Tenebre.

Succoso a vedersi, delizioso al primo morso, che dava dipendenza. Mangiavi e mangiavi, e solo quando ormai non potevi farne a meno sentivi lo schifo. Con tutta probabilità aveva mangiato un pugno di vermi brulicanti. Cadmus lo faceva mangiare a forza perché si divertiva. 

E non solo: quel cibo stordiva, confondeva. Inibiva i poteri. Faceva credere a chi lo mangiava che non ci fossero pericoli: i fiumiciattoli di sangue apparivano come sorgenti di vino, le teste mozzate nei piatti di portata come meloni. Quella giostra di sofferenza diventava bella e tutto ciò che era reale veniva dimenticato.

Da quando era arrivato, ormai Evander aveva già scordato il suo passato. Non voleva dimenticare cosa fosse giusto o sbagliato. Non voleva dimenticare se stesso. Provò a vomitare ciò che aveva appena mangiato, ma Cadmus gli tappò le labbra e il naso, tenendogli ferma la testa mentre l'altro si divincolava e, a malincuore, inghiottiva.

Blue Avalon Hotel | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Where stories live. Discover now