𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟎𝟒: 𝐫𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐬𝐚𝐧𝐠𝐮𝐞

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𝐶𝑜𝑛𝑠𝑖𝑔𝑙𝑖 𝑚𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎𝑙𝑖: 𝑆𝑒𝑣𝑒𝑛 𝐷𝑒𝑣𝑖𝑙𝑠 - 𝐹𝑙𝑜𝑟𝑎𝑛𝑐𝑒 & 𝑡ℎ𝑒 𝑚𝑎𝑐ℎ𝑖𝑛𝑒


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L'aria era acre e metallica, per colpa dell'odore del sangue e della cera sciolta, e la cosa fece venire a Yukine un crampo alle viscere. Nonostante ciò, si sentiva un persistente profumo di fiori, di gigli forse, e anche di cannella: le fragranze combattevano quel puzzo stantio e rendevano l'atmosfera strana. Tutto era strano, lì. Ovunque fosse .

Il mondo dentro lo specchio era una perfetta riproduzione del castello fuori dallo specchio, in quanto ad architettura, ma sfoggiava eleganti mobili antichi, decine di candelabri accesi, tendaggi color crema, lampadari di ferro battuto, armature lucenti e cuscini di seta dorata sparsi ovunque. I segni di ristrutturazione, i lenzuoli gettati sui vecchi mobili e le impalcature erano scomparse.

La cosa più assurda? Il mondo aveva perso i suoi tradizionali colori. L'impressione era quella di trovarsi dentro ad una fotografia storica e datata, quelle con l'effetto seppia, cupe e un po' gialline.

«Oh Kamisama...» sussurrò il sensitivo, stropicciandosi gli occhi. Si rese subito conto che i vestiti che indossava non erano gli stessi di prima. Dov'era la sua amata felpa?!

Portava, invece, una tunica elegante che pareva appartenere ad un'altra epoca, intessuta a fili d'oro, con una stola di tartan verde intorno alle spalle e una collana di pietre preziose al collo. Questo non sono io, pensò, credendo immediatamente di essere finito dentro ad un ricordo. Due braccia muscolose lo afferrarono alle spalle e lo fecero voltare in una piroetta.

Sì ritrovò faccia a faccia con un Adone in blusa bianca e pantaloni tartan, dalla riccia e lunga chioma rosso ruggine, con occhi verdi così brillanti da fare male a guardarli. «Eccoti qui. Fra le mie braccia, il posto in cui devi stare.» esordì il vampiro, Lord Edgar Montrose, aveva detto di chiamarsi. Il primo padrone di quel castello.

Il naso di Yukine venne attraversato da un tic ed iniziò ad arricciarsi, come il muso di un cane da tartufo, proprio quando realizzò che quello non era un ricordo, ma la realtà. Si trovava veramente dentro ad uno specchio, in trappola insieme ad una creatura assetata di sangue. Rimase a bocca aperta e il suo corpo - che spesso non rispondeva ai comandi del cervello - si mosse contro il suo volere. Cominciò a grattarsi il braccio con forza incontrollata, ficcandosi le unghie nella carne, come per il bisogno spasmodico di restare ancorato alla realtà attraverso il dolore.

Se sanguini significa che sei qui. Nel mondo reale. Non è una fantasia, non è un ricordo. Però sei dentro uno specchio. Era così assurdo e spaventoso. Si grattò più forte.

«Smettila di farti del male, zuccherino.» disse Edgar, allontanando dolcemente la mano di Yukine dal braccio che si stava ferendo fino a sanguinare. Quando il vampiro poggiò le labbra - sottili e ben definite, virili anche quelle - nell'interno del polso del giapponese, leccando i graffi rossi che spiccavano sulla pelle chiara, Yukine trasalì e arrossì violentemente. «Solo io posso farti del male. Ma ti farò soltanto cose belle...» promise il più grande.

Le gambe del sensitivo cedettero e cadde ginocchia a terra, troppo scioccato per reagire in altro modo. Il vampiro però lo prese al volo, avviluppandogli il bacino con un braccio: incurvati l'uno sull'altro, sembrava che fossero fermi in un casquet. Bloccati a metà in un ballo che era sospeso nel tempo... Un tempo che nemmeno esisteva, perché quel mondo era una fantasia, una magia, una maledizione. Un rovesciamento della realtà, riflesso dentro ad uno specchio.

Blue Avalon Hotel | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Where stories live. Discover now