𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟎𝟐: 𝐚𝐳𝐳𝐮𝐫𝐫𝐨 𝐩𝐚𝐯𝐨𝐧𝐞

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𝐶𝑜𝑛𝑠𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑚𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎𝑙𝑒: 𝑆𝑢𝑛𝑑𝑎𝑦 𝐺𝑖𝑟𝑙 - 𝑊ℎ𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑠 𝑚𝑦 𝑚𝑖𝑛𝑑


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«Perché?» disse, con gli occhi velati di dolore. «Perché mi fai questo? Mi vuoi abbandonare? Non capisci forse la forza del nostro amore?» Cadmus scosse il capo, la fronte aggrottata, il viso cupo, profondamente turbato. Sembrava avesse gli occhi lucidi. Ma Evander sapeva che stava fingendo, ecco perché tremava sulla sedia dove il Cavaliere l'aveva obbligato a sedersi.

«Davvero, così mi costringi a fare il cattivo, Van.» sussurrò, stringendo gli occhi verde foresta e serrando le labbra di velluto. Come se fare il cattivo a Cadmus non piacesse. Ma gli piaceva eccome, invece: godeva a fare del male agli altri. Soprattutto ad Eve. «Sei sicuro di volermi così, amore mio?» domandò, infilando una mano fra i capelli blu del fae per accarezzarli con calma.

Evander inghiottì rumorosamente. «Per favore...» supplicò. Odiava pregarlo, ma sapeva che gli aspettava qualcosa di terribile: aveva provato a scappare. Il peggio era che non l'aveva fatto da solo, ma con un umano, un altro schiavo della Corte delle Tenebre. Stavano fuggendo insieme, uniti dalla speranza.

Cadmus li aveva catturati, ovviamente. «Per favore cosa?» sottolineò lui, in un tono fintamente calmo, lento come un serpente che solleva la testa mentre punta una preda.

«Per favore, perdonami.» sussurrò il fanciullo, contrito, abbassando gli occhi sul tavolo davanti a cui era seduto.

Come se avesse detto le parole giuste, Cadmus rise dolcemente. «Sei già perdonato, Van.» Le spalle del fae si rilassarono. Le fate non potevano mentire, quindi doveva essere vero: forse il Cavaliere aveva lasciato perdere. Forse, per una volta tanto, aveva deciso di essere compassionevole. «Piuttosto, ho deciso che dobbiamo festeggiare il tuo ritorno a casa.» A casa, come no. La Corte delle Tenebre era una prigione. Per molti, una tomba.

Cadmus afferrò un tovagliolo e lo lisciò per bene, prima di alzarsi, porsi dietro alla sedia di Evander e metterglielo intorno al collo come un bavaglino. Gli legò il tovagliolo sulla nuca, forte, abbastanza da far credere che volesse strangolarlo. Il fae afferrò la stoffa del fazzoletto, di riflesso, divincolandosi a quella stretta imperativa. Proprio quando fu sul punto di soffocare, il Cavaliere mollò la presa.

«Ho fatto preparare qualcosa di molto speciale.» Schioccò le dita e un orrido goblin lasciò davanti ad Eve un piatto coperto da una cloche lucida, come quelle dei ristoranti di lusso. Vedendola, la paura colpì Evander come una scarica elettrica. L'altro esalò una risata perfida e scoperchiò la campana d'argento.

Era un cuore, grande abbastanza da sembrare equino. Ma no, non era di cavallo. Era... «Un regalo dal tuo amichetto umano. Doveva essere una persona deliziosa...» Gli mise fra le mani forchetta e coltello, baciandogli la testa. «Buon appetito, amore.»

Atlas si svegliò al suono di un grido che squarciava l'aria, lacerante, spaventoso e terribile. Si drizzò dal letto che era ancora a torso nudo, in pantaloni di tuta a vita bassa, capelli scompigliati e piedi scalzi. Nonostante la primavera fosse in arrivo, si gelava ancora, specialmente quando il sole non era alto nel cielo. Eppure, non ebbe il tempo di mettersi qualcosa addosso, che si precipitò oltre la porta della sua stanza.

L'urlo da film horror veniva dalla camera da letto di fronte alla propria. Quella di Mr. Eve. Il ricordo, risalente a giorni prima, in cui un'antica armatura si animava da sola e attaccava il suo incantevole capo gli tornò in mente e il suo stomaco s'irrigidì per l'angoscia. Gli bastarono due falcate per raggiungere la porta e spalancarla con una spallata, con così tanta forza che quasi la scardinò.

Blue Avalon Hotel | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora