𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟎𝟑: 𝐧𝐞𝐫𝐨 𝐩𝐞𝐜𝐞

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𝐶𝑜𝑛𝑠𝑖𝑔𝑙𝑖 𝑚𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎𝑙𝑖: 𝐴𝑢𝑟𝑎𝑙 𝑉𝑎𝑚𝑝𝑖𝑟𝑒 - 𝐶𝑎𝑛𝑛𝑖𝑏𝑎𝑙 𝐶𝑜𝑎𝑠𝑡


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La bocca del tassista si contrasse in una smorfia di disgusto. Somigliava parecchio alla faccia di uno che aveva appena trovato un verme della rucola nel proprio panino. Yukine pestò il piede sul marciapiede e arricciò il naso in tic nervosi, mentre stringeva forte il manico del suo enorme trolley.

«Cazzo hai da guardare, kono yarou?!» esclamò, mentre la tempesta infuriava e pioggia e vento gli schizzavano sulla faccia, infischiandosene del suo ombrello. Le cuffie del suo vecchio ipod gli si sfilarono dalle orecchie e atterrarono dentro una pozzanghera ai suoi piedi. «Vaffanculo! Porca troia di tua madre! Kuso!» Il ragazzo agitò la faccia in preda ad altri incontrollabili tic.

Il volto del tassista rimase di sasso. Una narice dilatata suggerì che l'offesa l'aveva colpito e affondato. E poi, come al rallentatore, pigiò il piede sull'acceleratore e partì a razzo, lasciando il giapponesino lì, sul ciglio della strada, fuori dalla stazione di una cittadina nel bel mezzo del niente. «NO! Aspetti, gentile signore!! Ho solo un problemino con... Kusokurae! Merda merda!» sputò la sua bocca, mentre il taxi si allontanava.

Yukine si afflosciò sconsolato col sedere sul proprio trolley, stropicciandosi gli occhi stanchi. A guardarlo era un ragazzino grazioso. Veniva paragonato spesso ad una kokeshi, la bambola tradizionale giapponese dipinta a mano, di legno lucido e levigato. Non solo per la sua bassa statura o per il caschetto corvino, ma anche per il viso tondo e dolce, con le piccole labbra a cuore e gli occhi a mandorla di un lucente nero pece.

Purtroppo, quella dolcezza scoppiava come un palloncino ogni volta che apriva bocca. Ma non era nemmeno colpa del giapponesino. Nascere con il dono di poter vedere i fantasmi e yokai, sin da bambino, aveva messo alla prova il suo povero equilibrio mentale, fino a fargli sfiorare l'esaurimento nervoso. Ad un certo punto, quando aveva nove anni e aveva iniziato a sparare parolacce nonostante il comportamento timido e ben educato, gli era stata diagnosticata la sindrome di Tourette. Una forma lieve, per lo meno.

Undici anni dopo, aveva imparato a convivere con quel problemino meglio di quanto lo facesse coi fantasmi. Forse. Ma era tutta colpa di quei maledetti spettri, comunque. Se non fosse stato per il proprio dono, non sarebbe mai stato mandato in un posto tremendo come il Castel Montrose. L'accademia per gli esorcisti non era una cosa figa come la spacciavano i manga: ti esercitavi giorno e notte a scrivere stupidi talismani, incontravi un sacco di gente piena di sé e, ad un certo punto, venivi mandato dall'altro capo del mondo ad affrontare cose bruttissime.

A lui era toccato il vecchio castello eretto su un antico cimitero celtico, che era stato teatro di fin troppe battaglie storiche e, ad un certo punto, era anche diventato un sanatorio per malati di peste. Già se li immaginava: fantasmi urlanti che non gli avrebbero fatto chiudere occhio nemmeno a pagarli. «Porco Kami...» ansimò, cercando di trattenere il tremore nervoso alle mani. Non era nemmeno arrivato e voleva già tornare di corsa a casa.

Un altro taxi nero, tutto bombato come una macchinina giocattolo, venne verso di lui. Si drizzò in piedi, gocciolante dalla testa ai piedi, con un valigione immenso, delle cuffiette rotte e un ombrello ruotato all'inverso. Il taxi fece per allontanarsi... Ma Yukine si aggrappò stoicamente alla maniglia della portiera. «Non ci pensare nemmeno, chikushoume!»

Dargli del figlio di puttana era il minimo: non aveva fatto due giorni di viaggio, quindici ore di volo, due cambi, quattro ore di treno e due ore di autobus per vedere il secondo tassista piantarlo in asso sotto il diluvio universale! Si aggrappò a tal punto che il taxi fu costretto a fermarsi, se non voleva trascinarsi dietro per metri il giapponesino. Dopo un breve scambio in cui Yukine aveva detto al conducente di mangiare la sua merda e poi si scusava una decina di volte, si ritrovò finalmente dentro all'automobile.

Blue Avalon Hotel | 𝑩𝒐𝒚𝒙𝑩𝒐𝒚 |Onde histórias criam vida. Descubra agora