CAPITOLO 6 prima parte

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CHRISTINA

Sono seduta su una scomoda seggiola di formica, nella sala d'attesa dell'ambulatorio della dottoressa De Logu; Dotty è dentro lo studio con lei che sta facendo la sua seduta di logopedia. Sto cercando di passare il tempo leggendo una rivista trovata qui, ma la realtà è che solo i miei occhi sono posati sulle figure e le parole scritte, mentre la mia mente è altrove, lontana nello spazio e proiettata in un tempo futuro, persa nell'immagine di due profondi occhi scuri.

La voce della dottoressa mi riscuote dal mondo dei sogni: «Ciao Christina»

«Buon pomeriggio, dottoressa.»

«Ho lasciato Dotty con Elisa, la mia assistente. Vieni in segreteria, ti devo parlare.»

"Oddio!" mi agito subito: «Qualche problema, dottoressa?»

Ci accomodiamo divise dalla scrivania e lei mi risponde con un sorriso rassicurante: «No, solo ti volevo dire che oggi Dotty non collabora e tu sai meglio di me che quando si intestardisce è una lotta contro i mulini a vento.»

«Sì, lo so, mi dispiace...»

«Questa seduta è come se non l'avessimo fatta, quindi ho pensato di non fartela pagare: dell'ultimo mese, te ne faccio pagare solo tre. E dimmi, tu lo sai che Dotty dice di voler diventare un'attrice?»

«Come no! Ne parla spesso.»

«Pensavo di utilizzare tale desiderio per incentivarla a fare le nostre visite con più impegno. Avrei bisogno della tua collaborazione; che so, dovresti giocare con lei recitando delle scene, magari potresti prenderle da un libro, poi quel libro glielo fai portare qui per continuare insieme a me a giocare a fare le attrici. Potrebbe essere un ottimo allenamento per migliorare la lettura. Ormai ha dieci anni, dobbiamo iniziare a lavorare anche sulla comprensione delle parole scritte. Posso contarci?»

«Senz'altro dottoressa. Inizierò subito stasera.»

«Per il resto come va? Il suo cuoricino tutto ok?»

«Tutto ok, grazie. Tra poco dovrò prenotare una visita di controllo» dico, mettendo mano al portafoglio.

«Quando l'avrà fatta, fammi sapere. Ecco la ricevuta.»

«Grazie per non aver considerato la visita di oggi.»

«Figurati. Vieni, andiamo a chiamarla, così potrete tornare a casa.»

Vedo Dotty seduta, con le braccia conserte, un'espressione corrucciata e con le labbra più che serrate. È in silenzio e non sembra curarsi di ciò che Elisa le sta dicendo con tanta pazienza.

Quando mi vede rimane imbronciata e in silenzio, però si alza e capisco che è ben contenta di andarsene. Saluto anche per lei e ci congediamo: «A sabato prossimo.»

Ormai conosco bene mia sorella e so che quando fa così è perché è stanca, perciò non la rimprovero, anzi la coccolo un po' e poi non appena entriamo nella vecchia punto del papà per fare il viaggio di ritorno verso casa, la invito a riposarsi. Lei chiude gli occhi e si lascia cullare dal movimento dell'auto.

°°°

Come avevo previsto, tornate a casa, Dotty si è fiondata nel suo letto e ha dormito per quasi tutto il pomeriggio, lasciandomi il tempo di disfare la valigia, fare le lavatrici e sistemare i vestiti per la prossima settimana. Alla fine, ho ricercato nella mia libreria la vecchia edizione di "Beautiful Up" che le ho consegnato al suo risveglio.

Mentre preparavo la cena, mia sorella prendeva dimestichezza con il nuovo libro.

«N-non ci sono le f-figule, solo palole!»

«Questo è un libro da grandi e nei libri da grandi ci sono solo scritte, niente disegni.»

«Allola che m-me lo hai dato a f-fale? Non m-mi piace!»

«È un libro bellissimo, me lo hanno regalato la mamma e il papà quando la mamma era incinta di te...»

«Q-Quindi quanti anni avevi?»

«Fai il conto: se ora ne ho ventisette e tu ne hai dieci, quanti anni avevo?»

«Uff...» alza gli occhi al cielo e la vedo contare con le dita. «D-Diciassette!»

«Brava! Diciassette quando sei nata, sedici quando mamma era incinta. E sai perché me lo hanno regalato?»

«Se n-non me lo d-dici, come f-faccio a sapello?»

Sorrido alla sua giusta deduzione e inizio a darle la spiegazione: «La protagonista della storia è una bambina come te...»

«Con la sindole di down?»

«Sindrome, Dotty. Prova a pronunciarla bene: sin-dro-me» la correggo scandendo bene le sillabe.

Lei alza di nuovo gli occhi al cielo e ci prova: «S-si-sindlome.»

«Brava, vedi che se ti impegni ce la fai! Dobbiamo ancora migliorare la erre, ma va bene.»

Dotty sa di essere una bambina speciale, che possiede un cromosoma in più e che ha bisogno di un po' più di tempo per imparare le cose. Le sue capacità cognitive sono comunque buone e, anche se a scuola ha bisogno di un sostegno, nella vita normale, riesce ad apprendere tutto senza difficoltà. Nostra madre, sin da quando era piccolissima, ha sempre cercato di stimolare la sua intelligenza con tanta pazienza, grande abilità e forte ostinazione, facendola diventare la bambina sveglia che è oggi.

«Dunque, dove eravamo rimaste. Ah, sì. Nel libro viene raccontata la storia di una bambina che ha la sindrome di down e che, più o meno alla tua età, va a fare un viaggio di due settimane insieme ad altri bambini come lei. In queste due settimane ne succedono di tutti i colori. È molto divertente. Mamma e papà me lo hanno regalato perché io conoscessi e imparassi ad apprezzare i bambini speciali, dato che nella nostra famiglia ne sarebbe presto arrivato uno.»

«Ah... Bello! Ecco pelché tu, mamma e papà mi chiamavate... c-come si dice... Wondelful Up.»

«Già, te lo ricordi: la nostra piccola Wonderful Up...»

 «Pelò io n-non ci liesco a l-leggele tutte queste p-palole. S-sono tloppe!»

«Lo leggeremo insieme, il sabato e la domenica sera prima di cena. E sai poi cosa facciamo?»

«C-cosa?»

«Le attrici!» 

La vedo spalancare gli occhi e trattenere il respiro.

«Recitiamo le battute come se fossimo in un film, così ci alleniamo nel caso tu diventassi veramente un'attrice.»

«Sìììì che bello, Chichi.» Si alza e si precipita ad abbracciarmi con un impeto che quasi mi fa perdere l'equilibrio. «Iniziamo s-subito?»

Decido di non dirle ancora che ho conosciuto Samuele, il fratello della sceneggiatrice del film che verrà tratto da questo libro e che è anche la mamma di un ragazzino speciale che ha due anni più di lei. Glielo dirò solo quando sarò sicura della realizzazione del progetto e se Samuele mi darà l'ok per poter candidare Dotty come comparsa. Appena lo saprò, gliene parlerò anche per incentivarla a migliorare la sua dizione. Per il momento, non voglio darle false speranze e faremo questo gioco principalmente per le sue sedute di logopedia.

Il sabato sera, dopo cena, è nostra consuetudine ascoltare la musica e ballare, come se andassimo in discoteca. Alla fine delle danze, decidiamo insieme la canzone della settimana e cioè la canzone che ascolteremo durante i giorni di separazione per sentirci più vicine. Stasera, stiamo ballando fino allo sfinimento "Tu mi porti su" di Giorgia e Dotty sembra non voler smettere più. Mio malgrado, la devo calmare e, per farlo, le prometto che dormiremo insieme.

Dette le preghiere, ci accoccoliamo vicine, parliamo del principe azzurro e del principe marrone e poi facciamo progetti per la domenica, finché Dotty non si addormenta e io penso a quanto sarebbe vuota la mia vita se lei non ci fosse.

Chris&KrysDove le storie prendono vita. Scoprilo ora