XXXIX

117 6 1
                                    

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

Errare è umano, ma perseverare è diabolico.

(Anonimo)


Quello che però sogna Taehyung non è sicuramente paragonabile ad un bel sogno. Si immagina infatti di vedere Antonio privarlo prima delle sorelline e poi di Jimin e quindi si alza di scatto, respirando velocemente. Quando si guarda intorno e si ritrova nella sua stanza, si lascia scappare un piccolo sospiro frustrato, portandosi una mano sulla fronte. Gira appena lo sguardo verso Jimin che vede dormire rilassato ora sul suo fianco.

Si lascia scappare un sorriso addolcito e quindi si risistema comodo nel letto, mettendosi di lato su un fianco per poter osservare il viso ammorbidito da qualche bel sogno dell'omega. Gli accarezza così la fronte, spostandogli i capelli da essa, poi con solo i polpastrelli, gli accarezza la guancia in un soffio, desiderando non svegliarlo e togliergli la bellezza di qualche sogno. La pacificità dell'osservare e toccar con mano il suo tesoro più caro, placa dentro di sé qualsiasi preoccupazione dovuta a quel brutto sogno e subito, si ricorda delle parole di Jimin.

"Finché staremo insieme, andrà tutto bene"

Con quel pensiero, stringe a sé il corpo dell'amato, infilando il naso tra i suoi capelli e, odorando il suo odore, si riaddormenta presto.

Il mattino seguente il primo a svegliarsi è Jimin, il quale la prima cosa che sente è un leggero mal di testa e il naso un poco tappato, associando i primi sintomi forse ad un raffreddore. Appena però apre completamente gli occhi, subito viene distratto dalla visione di un Taehyung dormiente e così come una calamita, la sua mano viene attirata dalla sua pelle, che desidera accarezzare e successivamente, si sposta sui fili biondi del gladiatore.

A quei tocchi, Taehyung apre gli occhi lentamente e mettendo a fuoco, vede la sua figura preferita: Park Jimin. Anzi, presto, Kim Jimin. Al pensiero, sorride e si avvicina per lasciargli un bacio.

«Buongiorno amore...» mormora con voce bassa e un poco impastata dal sonno, ma completamente addolcito sin da prima mattina.

«Buongiorno Tae» dice dolcemente il moro, che subito si fa contagiare dal sorriso di Taehyung, baciandolo poi sulla fronte. «Dormito bene?» chiede.

«Sì. Sto davvero bene oggi, tu?» chiede baciandolo di nuovo, per poi abbracciarlo.

«Mh...Ho un lieve mal di testa e un po' di nausea...Forse il bagno al lago ieri non è stata una buona idea. Ma per il resto sto bene» annuisce piano.

Taehyung cambia espressione, preoccupandosi, così gli accarezza il viso.

«Certo amore, l'acqua era troppo fredda...Colpa mia, mi dispiace» mormora sentendosi in colpa, guardandolo.

«Non ti preoccupare, non è niente di grave. Sarà un leggero raffreddore» dice sorridendogli, scompigliandogli i capelli per allentare la sua preoccupazione.

«Poi passiamo dalle serve e vediamo di risolvere questo problema, va bene?» dice, stampandogli un bacio, alzandosi poi col petto. «Devo andare tesoro. Devo allenarmi stamattina per non perdere il tiro...Ci vediamo a pranzo?»

«Mh...No...Non andare...» mormora tirandolo giù, intrappolandolo tra le sue braccia e con i suoi infiniti baci.

A quella frase e attenzioni, Taehyung ride, lasciandosi coccolare, ricambiando tutti i baci.

«Se gli allenamenti consistessero nel rimanere per tuuuutto il giorno tra le tue braccia, sarei sicuramente il più forte del mondo ma...Non è così purtroppo» sospira prendendogli il viso tra le mani per guardarlo.

«Sei il mio campione...Vedi di non farmi più preoccupare che devi ancora maritarmi, ok?» dice dolcemente, incollando la fronte alla sua, «e vestiti prima che io ti salti addosso di nuovo» canticchia divertito.

«Allora resto nudo» dice sorridendo furbo, inarcando un sopracciglio.

«D-devi andare agli allenamenti» borbotta, arrossendo poi.

«Fai lo spavaldo e poi quando ti do corda, arrossisci» dice ridendo dolcemente, per poi baciarlo e alzarsi.

«C-certo che sì, ma ti pare?» abbozza una risata, imbarazzato.

«Adorabile. Semplicemente adorabile» mormora tra sé e sé scuotendo la testa, mentre si china per prendere la veste e indossarla. Successivamente si abbassa lievemente per potergli stampare un bacio.

«A pranzo» dice sulle sue labbra e poi si avvicina al suo orecchio, «non mi dispiacerebbe rifare quello che abbiamo fatto alle terme l'altro giorno, sempre se tu..." dice accarezzandogli i capelli e lo guarda, «starai meglio»

Jimin si morde il labbro inferiore, guardandolo.

«Starò sicuramente meglio per te, Tae...» sorride e lo bacio ancora una volta. «Ci vediamo dopo» dice e a quella frase, Taehyung esce dalla stanza, avviandosi alle cucine per mangiare qualcosa.


Taehyung p.o.v

Rubo una mela e la addento, mentre osservo il tempo fuori, prevedendo un caldo afoso anche oggi. Riposo poi lo sguardo sui miei compagni gladiatori che stanno mangiando e notando i loro sguardi minacciosi, capisco che io e Jimin abbiamo fatto più rumore del solito la scorsa notte. Mi gratto la nuca un poco a disagio e quindi decido di svignarmela, diretto al campo per allenamenti. Decido così di rimanere solamente in mutande dato il caldo e osservo il campo un momento prima di iniziare. Mi fermo ad osservare Jungkook, il mio compagno di stanza, che sembra non ancora essersi accorto della mia presenza.

Quello che mi vien subito da pensare è che abbia una certa ostilità nel mio confronti, anche se ancora non ho avuto modo di capire a che cosa potessi associarne il motivo. Scuotendo la testa, penso che prima finisco, prima posso ritornare da Jimin, così inizio il giro di allenamenti, passando al fare una corsa di riscaldamento, al lavoro su tutti i muscoli del corpo, spronato dall'allenatore, colpevole di molte delle mie cicatrici.

Su Jungkook mi sbagliavo. Infatti si è perfettamente accorto della mia presenza, tanto che sento spesso le sue occhiatacce pesare sul mio corpo anche senza guardarlo. Ad una certa, spazientito, mi giro e gli grido.

«C'è qualche problema?» chiedo, avvicinandomi a lui col fiatone data la fatica.

«Tu. Sei tu il mio problema» dice, avvicinandosi a me, sventolandomi davanti la spada di legno.

«Sono il problema di molti, ma perché devo essere anche il tuo?» chiedo, ma notando il suo silenzioso sguardo truce, sospiro. «Senti, mi dispiace per aver fatto rumore l'altra notte. Cercherò di...Contenermi» dico e appena mi appresto a pattargli la spalla, lui mi prende il polso.

«Non è per quello» dice con voce sprezzante e odiosa. Lo guardo per qualche attimo e sono sul punto di chiedergli altro, quando una guardia ci viene incontro.

Once upon a time in Rome | VMINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora