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LIV's POV

«Ho già telefonato al mio legale di New York. Si occuperà lui del caso!» Disse Ryder infilando in un mio zaino alcuni miei vestiti mentre restai impalata a guardarlo, accarezzando Dusky, appisolatosi tra le mie gambe incrociate. «Credimi, è il migliore.» Acchiappò un maglione che si impegnò a piegare per bene mentre mi domandai che diavolo stesse combinando.

«Sto per andare da qualche parte?»

Si fermò a guardarmi. «Stiamo!» Mi corresse, ritornando a riempire lo zaino con qualche cianfrusaglia inutile che gli capitò davanti. Mancavano meno di tre giorni al processo, dove diavolo sarei potuta andare? Cocciuto com'era, gli permisi comunque di continuare a fare ciò che stesse facendo vedendolo prenderci gusto mentre ripensai alla notte precedente, ed una morsa invisibile mi chiuse a cappio la bocca dello stomaco.
Che strazio! Scacciai via dalla testa quei brutti pensieri e piegai la testa in avanti soffermando lo sguardo sulle nocche ferite di Ryder, intento a piegare un paio di jeans. Se non fosse venuto in tempo, a quest'ora sarei già morta. «Andiamo?»

«Ho altra scelta?»

Finse di pensarci un po'. Ironicamente.
«Direi di no.»

«Allora andiamo.» Mi lasciai trascinare da lui, con i piedi che si mossero svogliatamente fuori dall'abitazione, finché dovette prendermi in braccio scaturendo da parte mia anche qualche risata.

«Non far cadere il cane!» Minacciò scherzosamente, al che, lo strinsi forte a me temendo che potesse scivolarmi via dalle braccia.

«Ma dove andiamo?» Chiesi curiosa di scoprirlo.

«Tu lascia fare a me.»

Inizialmente portammo Dusky dal veterinario affine di levargli via il tutore dalla zampetta, la quale era guarita perfettamente. Poi, ci rimettemmo in viaggio e da ciò che capii dai cartelli, ci stavamo dirigendo a Somerset, nella sua villa. Probabilmente, dati anche tutti i vestiti che portò con noi, ci saremmo rimasti qualche giorno. Diedi al cane una patatina che afferrai dal sacchetto di plastica e che mangiucchiò beatamente sporcandogli il sedile, cosa che Ryder detestava a morte. Difatti, notai tutte le sue buffe espressioni mentre si tratteneva con tutto sé stesso a non arrabbiarsi con noi due combinaguai.

«Finito di mangiare voi due?» Chiese vedendomi con una patatina retta in mano.

«Ehm....no.»

Nonostante stesse guidando e la sua concentrazione fosse sulla strada, afferrò il mio braccio ed indirizzò la mia mano verso la sua bocca per mangiarmi l'ultima patatina, cosicché smettessimo di sbriciolare ovunque.
Risi divertita.

«Ora avete finito!» Sputò masticando, notando anche un'espressione strana sul mio viso.

«Hai appena mangiato la patatina leccata da Dusky-..» non terminai neppure la frase che abbassò il finestrino e con una faccia schifata, quasi inorridita, levò la patatina di bocca e la gettò via facendomi ridere così tanto e così di gusto che oltre alle lacrime,  mi fece male anche la pancia.

«Come non detto.» Si sciacquò la bocca con acqua, usandola come collutorio mentre io morì dal ridere.  Stava facendo lo stupido in ogni modo pur di farmi felice, e ci stava riuscendo alla grande.
Apprezzai.
Ryder era davvero speciale.
Da quando lo avevo incontrato, sembrava come se mi stessi ricostruendo grazie a lui ; ogni risata provocatami si rinsaldava prepotentemente nel mio cuore, sotto la mia pelle o sin dentro le mie ossa. Mi guariva e mi rendeva più forte, giorno dopo giorno. Mi rendevo davvero conto che avere a che fare con me non era mai facile, eppure lui aveva sempre saputo insistere e resistere.
Era meraviglioso.

Giungemmo finalmente nel viale della villetta dove parcheggiò il suo veicolo. Peccato che per strada non intravedemmo il piccolo Aiden che probabilmente era a giocare con i suoi amichetti al campo nomade. Ryder , però , mi promise che saremmo passati a trovarlo o che meglio ancora, avremmo invitato lui e sua nonna da noi uno di quei giorni.

Ryder King  -  L'ultimo Re   Where stories live. Discover now