capitolo 3

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Camilo pov:

Dopo che Rosalia andò via, gli altri Gonzales, andarono vicini a Elisa la mamma di rosa, e poi quando furono colpiti tutti da un fulmine sparirono.

Pepa: poveri ragazzi, so che a casa loro non hanno molta libertà.

Abuela: dopo tutto quello che abbiamo fatto per farceli amici e ancora ci odiano.

Isabela: ma cosa è successo? Perché le famiglie si odiano così tanto?

Abuela: ritengono che il vostro bisnonno abbia ucciso il loro e da allora ci odiano.

Io: rosa è stato molto coraggiosa ad affrontare sua madre in quel modo.

Isabela: chissà come si sente, credo che sta a pezzi, come fa una madre a trattare così la figlia?

Dolores: bhe intanto posso dire che a casa non ci è tornata, sta vicino ad un fiume e sta...piangendo.

Julieta: ragazzi andate da lei.

Noi ci avviammo vicino al fiume, percorremmo la riva fino Ada arrivare ad un salice piangente da dove provenivano dei singhiozzi.

Mirabel:sei stata molto coraggiosa ad affrontare tua madre in quel modo.

Rosa si girò di scatto con una palla di fuoco pronta a lanciare.

Rosa: ah siete voi.

Poi di rigiro verso il fiume. Noi ci avvicinammo e gli chiediamo se potevamo vederci, lei annuì e si asciugo le lacrime gli scendevano.
Fa male vederla così, immagino che a casa sua sia la pecora nera.

Rosa: che ci fate qui?

Antonio: siamo venuti a vedere come stavi.

Rosa: e come mi avete trovato?

Dolores: grazie a me.

Rosa: e la vostra famiglia Ve lo permette?

Io: considera che è stata nostra zia a dirci di venire qua da te.

Rosa:fortunati voi, sapete io sono l'ultima ruota del carro o la pecora nera nella mia famiglia, solo perché a volte non riesco a controllare il mio potere o perché molte volte essi è inutile.

Mirabel:capisco come ti senti, anche io sono la pecora nera della mia famiglia.

Rosa: sarà anche così ma almeno a te ci accettano, da noi non riuscireste a starci nemmeno un giorno con la mia famiglia, tutti che ti ordinano quello che devi fare, se non arriva il in tempo in per i pasti non mangi, non so come facciamo a sopportarci gli abitanti della nostra parte, anche perché non è che chiedono tutto questo aiuto a noi, forse giusto a Milo per l'acqua o quando una persona sta molto male a corwen, ma a me e a gli altri o a mia madre e mia zia quasi mai.

Stavo per dire qualcosa ma Poi l'acqua del fiume inizio a muoversi e appari la faccia di Milo sulla superfice dell'acqua.

Milo: rosa, mamma vuole che torni subito a casa, ti consiglio di muoverti già non è così contenta no se ci metti anche che arrivi a casa in ritardo peggiori le cose.

Rosa: che mi aspetta?

Milo: non so, gli adulti stanno parlando per la tua punizione, abbiamo deciso di spartircela ma mamma ha deciso che solo tu devi subire la punizione, abbiamo provato a farla ragionare ma non vuole ascoltarci.

Rosa: ok arrivo.

Poi Milo andò via, rosa si alzò e prima di andare ci salutò.

Dolores: secondo voi come sarà la punizione?

Isabela: a vedere com'è sua madre, o le farà del male o la rinchiudersi una settimana nella sua stanza senza mangiare o bere e senza vedere nessuno.

Io: spero nessuna della due e che passeranno sopra a questa be cosa, ma a sentire Milo, mi viene da preoccuparmi, Dolores tu senti qualcosa?

Dolores: si ma quello che sto per dirvi non vi piacerà.

Rosalia pov:

Corsi verso casa , per non peggiorare la situazione ma tanto già so quello che mi spetta, o delle frustate sulla schiene o in camera per due mesi senza nulla da mangiare o da bere, o entrambe.
Non credo di poter più sopportare mia madre, appena avrò scontato la punizione, proverò a scappare di casa,non ne posso più.
Arrivai davanti casa, già c'era mia madre con la frusta sulle mani.

~un ora dopo~

Sono sul mio letto mentre Bibi mi sta disinfettando le ferite.

Bibi: stavolta ha esagerato.

Io: guarda il lato positivo posso ancora uscire.

Milo: non credo che andrai lontano con la schiena messa in quel modo.

Io: basta vi mettere delle fasciature e il gioco- ahhh fa piano.

Bibi: scusa, Milo metti più acqua nella ciotola.

E così fece, Bibi immerse per l'ennesima volta il panno nella ciotola e poi lo appoggio sulle ferite.

Io: sentite ma voi non siete stanchi di stare qui? A subire cose orribile dalla nostra famiglia.

Bibi: non ci pensare nemmeno rosa.

Io: ma dai, appena mi guarisco possiamo scappare, andare oltre le montagne se c'è bisogno no?

Milo:mamma se ne accorgerebbe subito.

Io: allora troviamo un modo. Ho un idea. Allora prendiamo la terra e tu Bibi ci fai la forma di ogniuno di noi, poi io gli do fuoco per per fare capelli, viso.... E Milo di raffredda così poi usciranno dei nostri sosia.

Bibi: si è zia non si accorgerà mai che sono statue che non si muovono. Vero?

Disse con sarcasmo.

Io:perché nessuno di noi ha il dono di fare animare le cose?

Milo:senti rosa, sappiamo come ti senti ma non credo sia il caso di scappare.

Io:non che non sapete come mi sento.
Voi non siete mai stati odiati dalla famiglia, almeno non quanto me.

Bibi:io ho finito, alzati che ti fascio.

Mi alzai dal letto con non poca facilità e mi misi in piedi, alzai le braccia e Bibi inizio a passarmi le gare su tutto il busto.
Quando finì sia lei che Milo andarono via.
Ho deciso, stasera scappo, proverò a chiedere riparo a uno degli abitanti per la notte e poi domani andrò oltre le montagne.
Inizio a preparare la borsa, misi qualche cambio, una spazzola e le scarpe che mi sarei messa dopo.
Ad un tratto sento dei passi avvicinarsi, nascosi la borsa sotto il letto e presi un libro al volo e ceci finta di leggere.
Bussarono alla porta e io dissi "avanti" la porta si aprì e sulla soglia c'era mio zio.

Z/r: è ora di cena vieni?

Io: scusa suo ma non ho molta fame.

Z/r: ok.

Poi richiuse la porta dietro di sé e se ne andò.
Era ormai notte fonda e Quando mi assicurai che tutti erano andati a dormire, decisi di scappare, apri la finestra e per mia sfortuna mi sono dimenticato che la mia stanza si trova al secondo piano, provo a cercare un appoggio che mi aiuti a scendere, c'era giusto un ramo ma non era così robusto da potermi sostenere quindi decisi di utilizzare il fuoco e fare una scala per scendere.
Appena toccata terra iniziai a correre,
Sarò caduta almeno dieci volte e posso dire che le ferite sulla schiena non aiutano, a ogni passo che facevo sentivo una fitta sui tagli, i più profondi si stavano riaprendo e dovevo cambiare le fasciature, non so se riuscì a superare almeno la parte del villaggio che appartiene alla mia famiglia ma non c'è la feci più, le gambe mi cedettero e cadi a terra, sentivo le palpebre appesantirsi e poi buio, ma dopo poco senti delle braccia che mi sollevarono e niente altro, speravo solo che non fosse qualcuno della mia famiglia

una flor para un camaleònWhere stories live. Discover now