ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 4

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«Vi dò il benvenuto alla prima lezione di combattimento. Il mio nome è Keith Shadis, e anch'io come voi ero uno schiavo. Ho faticato tanto per arrivare dove sono ora, e vi assicuro che non è una meta facile da raggiungere. Vi servirà calma, dedizione, determinazione e risolutezza per affrontare gli incontri all'interno dell'arena. Se seguirete questa strada avrete la possibilità di diventare uomini liberi, ma non montatevi la testa. Basta una sola ferita grave per mettervi fuori gioco, e sappiate solo che i gladiatori che non possono più combattere, qui sono solo un peso».

Eren spostò un sassolino per terra con la punta dei piedi e sospirò con il naso. Si era alzata qualche risatina dopo quelle ultime parole. I discorsi di Shadis erano più deprimenti delle razioni di pane che davano loro ogni giorno, per di più a orari improponibili; si chiedeva cosa facesse tanto ridere gli idioti in fondo alla fila.

«Vedo già alcuni di voi che potrebbero avere la predisposizione giusta e diventare ottimi combattenti, altri invece sembrano usciti da una bottega d'artigianato o una lavanderia e puzzano ancora di piscio e latte di mamma, ma non temete, perché prima di lavorare sul corpo, ci concentreremo sulla testa».

Eren si trattenne dal chiedere che cazzo volesse significare "predisposizione", perché dovevano utilizzare vocaboli così complessi in quella topaia? Avrebbe chiesto ad Armin dopo. Ad ogni modo, l'istruttore si mise a camminare di fronte a loro, partendo dal fondo della prima fila. Si fermava ogni tanto di fronte ad alcune persone, chiedendo loro alcune cose: nome, età, preferenze… così, senza apparente motivo. Il più delle volte alle risposte degli schiavi seguiva qualche pesante critica o anche delle prese in giro, e dire che quando lo aveva incontrato in quel corridoio, ieri, l'istruttore gli era parso una persona completamente diversa. Tutto sommato, però, gli stava simpatico, e il modo in cui li trattava gli dava un'impressione vagamente paterna.

Si guardò attorno. Al suo fianco, tutti in fila, c'erano i suoi compagni di corso, i suoi nuovi amici. In realtà non ci aveva spiccicato parola ed era intenzionato a lasciare le cose così com'erano, non era una persona socievole ed estroversa, stringere nuove amicizie era l'ultimo dei suoi pensieri, specialmente vista la compagnia; anche se Armin si era rivelato un amico davvero prezioso, nonché fidato. Proprio accanto a lui c'era quel tizio fissato con Mikasa. Faccia da cavallo - così tutti lo chiamavano  - era stato reclutato insieme a lui ed ora se ne stava lì, in silenzio, che ogni tanto gli lanciava delle occhiate che non sapeva come interpretare.

«Scusi, quindi ora noi siamo ufficialmente gladiatori?» chiese uno in mezzo alla fila. Aveva dei capelli neri così dritti e curvati da rasentare alla perfezione una ciotola di terracotta al contrario, era davvero ridicolo. Ancora qualche centimetro e glieli avrebbero tagliati, com'era successo a lui.

«Affatto, siete ancora delle mezze calzette, prive di muscoli e quasi cervello» replicò Keith, fermandosi di fronte al ragazzo, «Non sareste in grado di vincere nemmeno un combattimento. Deboli come siete, valete meno di un animale».

Gli schiavi scoppiarono a ridere, in particolare quelli accanto al ragazzo dai capelli neri - rosso dalla vergogna - che gli dierono delle leggere gomitate.

«Che idiota…» borbottò Jean, guardandolo di sottecchi.

«Come hai detto?» Shadis si fermò davanti a lui.

«Eh-ehm! Niente, signore, ero solo impaziente di iniziare la lezione…»

«Tieni a freno la lingua, Kirshstein. È possibile che ad uccidere i tuoi avversari non sarà la tua lama, ma la tua fastidiosa parlantina».

Jean si zittì, incassando la testa nelle spalle. Ancora risate. Non fu tanto quell'offesa a dargli fastidio, ma più il fatto che, passando di fronte ad Eren, l'istruttore lo guardò e non disse nulla. Cosa aveva di speciale che a lui mancava?

Iʟ ᴘʀᴇᴢᴢᴏ ᴅᴇʟʟᴀ Lɪʙᴇʀᴛᴀ̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora