Il ragazzo della Buick

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Giugno

[Track 2: Oh! Carol, Neil Sedaka]

Taehyung era il ragazzo della Biuck, non Jimin, ma Taehyung e io pensavo di impazzire.

Eravamo alla tavola calda di Flick, un signore di una cinquantina d'anni che burberamente cucinava hamburger e patatine per i residenti di Blue Lake, seduti su dei divanetti rossi e lucidi, in un tavolino che poteva contenere al massimo quattro persone e noi eravamo riusciti a entrarci in sei.

Ero in uno stato di frustrazione, dover reggere quel pomeriggio con quella ragazza che egoisticamente stavo sfruttando per avere una compagnia con gli altri come se mi fosse l'unica figura amichevole in quel tavolo e, in più, con il sorriso arrogante e sfacciato di Taehyung che continuava a sfoggiare con gli altri e mai con me.

La sera che lo conobbi, segui lui e gli altri nella cantina del signor Park, loro pronti a scolarsi qualche bottiglia, io ipnotizzato da quei ragazzi e da come erano complici e allegri, sentendomi un vero poppante messo a confronto, perché nuovo arrivato, lasciato solo a osservarli come il parente antipatico che comunque dovevi considerare durate le cene di Natale.

Mi sarei potuto immaginare tutto se, dopo aver rifiutato un bicchiere di vino dato che ancora minorenne non avevo mai bevuto alcolici, non avessi assistito al fatidico episodio dove avevo riconosciuto in Taehyung come quella chioma folta e il sorriso rettangolare che avevo cercato da giorni e gli occhi luminosi del piccolo Park mentre gli sussurrava qualcosa all'orecchio, nascondendo la bocca con la mano paffuta e piccola, avendo avuto la maleducazione di indicarmi con un breve e deciso colpetto di testa, facendomi ribollire il sangue nelle vene.
Quel maledetto capellone che, invece di adeguarsi agli altri, teneva la sua capigliatura spettinata e piena di riccioli che gli sfuggivano al suo controllo, continnuando anche quel pomeriggio a guardarmi saccente, con gli occhi socchiusi ma le pupille puntate nel mio volto, mentre beveva la sua Cola.

"Dopo dovrebbero arrivare anche le altre, giusto Sorah?" a parlare fu Namjoon con le dita sporche d'olio mentre affogava una patatina in una delle salse.

"Si cosi mi ha detto Dajoon. Verrà anche la tua fidanzata, Seokjin"

"Lo so, me l'ha detto quando l'ho portata a casa questa mattina dopo che abbiamo studiato in biblioteca"

"Romantico incontro Jinnie?" Namjoon alzò un sopracciglio mostrando un beffardo sorriso.

"No, brutto idiota. Mi sto preparando per l'esame di Anatomia che dovrò sostenere a Settembre. Non mi sembra il caso di incontri romantici" sbuffò incrociando le braccia al petto e alzando la testa guardando oltre la vetrata.

"Ma Jimin esattamente cosa aveva da fare di cosi urgente da non poter venire qui con noi?" chiese Hoseok addentando il suo panino.

Stavo prendendo con il cucchiaino un po' di gelato alla fragola quando alzai la testa verso il mio dirimpettaio Taehyung, aspettando che rispondesse dato che immaginavo che lui sapesse dove potesse essere il suo amico.

"Perché mi stai fissando?" usò un tono di voce sgradevole, come fu la smorfia delle labbra che seguì questa frase.

"Perché siete molto amici e pensavo che tu sapessi dove fosse andato" mi sentivo accusato di qualunque reato mentre i suoi occhi neri mi scrutavano immobili.

"Questo non vuol dire che sono la sua segretaria" si voltò, poi, verso Jin, il cugino, avvicinandosi all'orecchio e sussurrò un nome, Caleb, e poi scosse la testa come per dire che non aveva nessuna idea, mentre il quasi dottore alzava gli occhi al cielo e buttò giù la bibita rimasta nel bicchiere, come se quel liquido avesse potuto cancellare quel nome detto flebile nel suo orecchio.

L'estate dei miei diciassette anniWhere stories live. Discover now