4th of July

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Luglio

[Track 6: XXXTENTACION, Before i close my eyes]

"... Kook"

Il mio nome risuonava nella stanza.

"... Ngkook"

Provai ad aprire gli occhi e la luce accecante della mattina inondava la camera con pareti bianche e le mie pupille facevano fatica a mettere a fuoco quello che avevo intorno, imponendomi nella testa di cercare di mantenere le palpebre aperte e capire dove mi trovassi.

"Jungkook"

Non riconoscevo la voce perché non era nitida, sembrava ovattata, che arrivasse da lontano. Forse era la mia mente che mi stava facendo un brutto scherzo perché avrei giurato che fosse la voce di Mynhyunk, la stessa dolce melodia che sentivo durante le nostre telefonate.

"Jungkook .. svegliati"

Continuavo a ricercare qualche indizio su dove mi trovassi esattamente, con la vista ancora offuscata. Riconobbi, alzando di poco la nuca, i contorni di una finestra dove delle tende bianche si muovevano pigramente sotto la leggera pressione del venticello che entrava. Abbassai lo sguardo e accanto a me c'era un cuscino color neve e sopra dei capelli castani, una matassa scompigliata.

"Piccolo Jungkook, svegliati"

La voce cominciava a diventare più nitida a differenza della vista. Seguì i capelli, arrivando all'attaccatura della fronte e proseguì scendendo sul ponte del naso e sulla punta, dove c'era una piccola macchiolina immobile che si affacciava sull'Arco di Cupido e su delle labbra rosse e piene che si muovevano per richiamare di nuovo il mio nome.

"Jungkook, devi svegliarti"

Mi ritrassi spostando il corpo di parecchi centimetri per avere una visuale maggiore e riconobbi quegli occhi scuri che mi stavano guardando con tenerezza e quel piccolo sorriso accennato. Pupille scure come la cioccolata calda in una giornata di freddo inverno.

"Jungkook"

Sorrise Taehyung mentre pronunciava il mio nome e mi alzai di scatto mettendomi seduto, con il cuore che galoppava nello sterno e il corpo ricoperto di sudore. Avevo l'affanno e tremavo.
Avevo sognato di nuovo lui, dannatamente conficcato nella mia mente.

Mi ributtai sul materasso e appoggiai l'avambraccio sugli occhi per regolare il respiro.

Non potevo crede che nuovamente si fosse materializzato nella mia mente. Quante volte ancora mi sarei dovuto perdere in quei maledetti lineamenti? Avevo smesso di sognare Myn, la mia ragazza per giunta da dopo la rissa a Korbel, e lei era l'unico pensiero che mi faceva andare avanti in quella cittadina che odiavo, visto che non solo mi aveva fatto modo di avere la prima litigata con i miei genitori, ma mi aveva anche trasformato in un cattivo ragazzo che faceva a botte e, a quanto pare, mi portava a fare strani sogni con protagonista un ragazzo. Mi sentivo maledettamente sbagliato, ma il mio corpo si ribellava a quel sottile pensiero tanto che il dolore alla bocca allo stomaco mi attanagliava dovendomi accartocciare su me stesso per far passare quegli acuti stati di sofferenza.

Dovevo alzarmi poiché quel giorno avremo festeggiato la festa dell'Indipendenza con un party nella villa della famiglia Park e la sera si sarebbe svolta la prima cena ufficiale che comprendeva le famiglie influenti della cittadina, il primo gala cui partecipava la mia famiglia.

L'organizzazione di Jimin fu impeccabile, aiutato dal suo fidato amico Hoseok che in quei giorni gli stava particolarmente alle costole, soprattutto dopo che gli avevo confessato, quando avevo portato a fargli conoscere Gwen, che il suo coetaneo frequentasse spesso negli ultimi giorni l'officina dove lavorava il ragazzo nuovo. Non mi potrò mai dimenticare lo sguardo duro e serio che fece, forse perché non gli piaceva molto Min Yoongi, anche se avevamo avuto, fra tutti, davvero poche interazioni con lui.

L'estate dei miei diciassette anniWhere stories live. Discover now