Il Fattore Perkins

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Giugno

[Track 4: I'll take you there, The Staple Singers]

La musica che usciva dal giradischi arancione mi faceva scuotere lentamente i fianchi, fischiettando il ritmo della canzone, mentre le mie mani pettinavano i capelli per provare a scostarli dietro le orecchie e riconobbi che stessero diventando davvero troppo lunghi, ignaro di tutto quello che sarebbe capitato quella sera, di cosa sarebbero stati testimoni i miei occhi e di come il cuore avesse deciso d'iniziare a combattere per conto suo, senza concedermi nessuna tregua.

Recuperai dal materasso la mia giacca di jeans – questa volta avevo ben pensato di scegliere un bel blu scuro messo in risalto dalla t-shirt bianca di poco attillata –, prendendola per il bavero con l'indice e appoggiandola, come avevo visto fare in numerosi film, sulla spalla ammiccando al mio riflesso e lanciando un bacio per cercare di mostrarmi più sicuro di quello che in realtà mi sentissi.

Un clacson suonò dalla strada e scostai le tendine affacciandomi, vedendo Jin appoggiato al tettuccio della macchina con un braccio, mentre l'altra mano teneva lo sportello aperto, guardando verso la mia finestra sorridendomi, richiamandomi con un cenno della testa per farmi di scendere.

Sedevo fra Hoseok e un fin troppo rilassato Jimin, mentre il posto accanto al guidatore era occupato da Namjoon che parlava animatamente con il conducente, arroventandolo su un argomento fin troppo noioso da ascoltare.

Mi ero fatto dare qualche informazioni, ovviamente vaghe, su Korbel e Perkins, il locale che stavamo raggiungendo.

Jimin mi aveva spiegato che quella era una cittadina, per cosi dire, rivale alla nostra sia a livello economico, perché entrambe commerciavano legname che veniva venduto nelle fabbriche a Eureka e, a quanto pare, noi di Blue Lake City vendevamo quasi il doppio di quelli di Korbel, sia per quanto riguardava il prestigio nelle comunità coreane che stavano nascendo in parecchie cittadine in tutta la California e, a detta di molti, la nostra era seconda solo a quella di Los Angeles e Korbel era invidiosa di questo primato.

Inoltre, il minore della famiglia Park, mi aveva detto che questo Perkins, una caffetteria che si trovava nella periferia della città, era una zona franca per i giovani di entrambe le fazioni.

L'edificio che ospitava il locale era tutto in un piano, con grandi finestre decorate per metà che permettevano di osservare l'interno solo nella parte superiore illuminato da sottili luci al neon rosa acceso e gialle fluorescenti, ubicato accanto a una pompa di benzina.

In quella tavola calda avremo cenato per festeggiare la fantastica notizia che io e Hoseok avevamo già ricevuto, mangiando la specialità della casa, una bistecca che, riportando i commenti degli altri ragazzi, era al di fuori da ogni immaginazione.

"Taehyung ci raggiunge per cena?" domandai agli altri approfittando di un momento di silenzio, mentre stavamo per entrare nel locale.

"Non credo" Jimin non alzò la testa, troppo impegnato a sistemarsi la camicia celeste chiaro che aveva aperto quasi fino allo stomaco facendo intravedere il bordo della canottiera bianca e la sporgenza delle clavicole, messe in risalto dal piccolo foulard blu oceano stretto al suo collo con un piccolo nodo che non riusciva a decidere se lasciarlo in mezzo alla gola o spostarlo verso destra.

A questa risposta annui e basta, senza nessuna voglia di commentare oltre, sapendo che qualunque altra domanda e richiesta sarebbe stata ignorata.

Ci avviammo verso le parte cromate del locale e l'interno si presentava già chiassoso e colorato come mi ero immaginato.

L'estate dei miei diciassette anniTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon