Migliori Amici

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SCORPIUS' POV

Un fugace battito d'ali avvisò i commensali dell'imminente arrivo della posta.

Giornali, lettere, fotografie, ricordelle -e anche una strillettera diretta a un alunno di Grifondoro- furono consegnate in pochi minuti.

Stavolta però, non mi stupii di non aver ricevuto nulla da casa, bensì mi tranquillizzai: i miei genitori erano partiti per una crociera, la quale avrebbe circumnavigato l'intero continente africano per una durata totale di due mesi.

Avevano scelto di festeggiare il loro anniversario di matrimonio concedendosi una vacanza diversa dalle altre e un loro messaggio in un momento così speciale mi avrebbe sicuramente scombussolato.

Spalmai di marmellata alle fragole una fetta di pane tostato e mi versai un po' di tè caldo in una tazza.

La sera precedente, una volta tornato nei sotterranei, Albus mi aveva preso in disparte e tempestato di domande.

Avrei dovuto aspettarmelo.

Per quanto in lizza, il cervello aveva avuto la meglio sul cuore, così come le bugie avevano prevalso sull'unica grande verità.

Non gli menzionai l'immenso dolore, le lacrime impossibili da trattenere o la tristezza immane che avevo provato; semplicemente accaparrai la prima scusa che mi venne in mente -alludendo alla stanchezza e al fatto di non aver mangiato a colazione- e uscii quasi illeso dall'interrogatorio.

Tuttavia, poco prima di dormire, Albus aveva riacceso il dialogo: voleva sapere il motivo della macchia rossa sulla mia mano, poiché aveva capito fin da subito che non era sangue.

"Scorp, perché hai quella chiazza scarlatta?" aveva domandato incrociando il suo sguardo con il mio.

A quel punto avrei voluto darmi con piacere un bel ceffone: mi ero completamente dimenticato di averla ancora addosso.

Così, nel panico, avevo deciso di fare finta di nulla.

"Ho davvero una chiazza scarlatta sulla mano?"
Mi ero finto sorpreso, forse anche troppo, ed ero corso in bagno per rimuoverla.

Purtroppo mi ci era voluto un bel po' di tempo: avevo tenuto in mano la rosa troppo a lungo.

«Buongiorno!»
Alzai la testa di scatto e Jessica mi sorrise affabile, i lunghi capelli legati in un'alta coda e gli occhi leggermente truccati.

Era una ragazza unica nel suo genere, gentile, generosa e a volte timorosa del giudizio altrui e per questo sempre legata a una ristretta cerchia di persone.

Io, personalmente, le ero molto affezionato, dato che si faceva sempre in quattro per me (per non dire anche in dodici) ed era l'unica in grado di riportarmi con i piedi per terra nei momenti difficili.

Eppure, nonostante il bene che mi univa a lei, le avevo riservato, la sera precedente, lo stesso trattamento di Albus e le stesse menzogne.

«Giorno!»

«Stai un po' meglio rispetto a ieri?» chiese versandosi del succo di zucca nel bicchiere.
«Assolutamente sì» risposi.

Jessica vacillò nei miei occhi un istante, poi riprese a parlare cambiando argomento.

«Quali materie hai scelto?»
Aprii bocca ma lei me la tappò all'istante con la mano.

«Aspetta..» disse. «Voglio indovinare! Ormai dovrei conoscerti abbastanza bene.»

Riflettè un paio di minuti.

«Cura delle Creature Magiche, Recitazione in teatro e Storia della Musica!»

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