Il mio urlo di gioia fendette l'aria come un fulmine a ciel sereno.
Sentivo che questo nuovo indizio raccolto avrebbe fatto più luce sul mistero delle tredici rose.
Tuttavia, ciò che raccolsi pochi secondi dopo non fu così piacevole.
Un cuscino incantato mi colpì dritta in faccia.
«Si può sapere che diavolo hai da urlare alle sei e mezza del mattino, Weasley?» sbottò Cecily visibilmente irata, coprendosi nuovamente con la coperta blu elettrico.
Soffiai un leggero “scusami” e aspettai che si riaddormentasse, dopo di che mi fiondai sul letto di Mary.
«Rose.. che cosa c'è.. di così importante?» chiese tra uno sbadiglio e l'altro.
«Ho un nuovo indizio.»
«Indizio? Quale indizio?»
«Uno che conduce all'autore delle tredici rose!» esclamai.
Mary balzò in piedi, euforica.
«Per i capelli di Circe! Come ci sei riuscita? Hai trovato qualche altra prova? Che cosa..»
Le tappai la bocca prima che un pugno ben assestato di Cecily ci scaraventasse a terra.
Mary colse la palla al balzo.
«Spiegami tutto» disse sottovoce.
Afferrai il biglietto marchiato dal fuoco nero del mistero, le cui fiamme ardevano scoppiettanti nei nostri animi desiderosi di sapere.
«Santa Priscilla! Rose sei un genio!»
Indugiai un secondo.
«Per quanto abbia il sangue di Hermione Granger nelle vene, non capisco proprio a chi possano appartenere le due iniziali.»
«Forse Albus potrà aiutarci! Dobbiamo assolutamente informarlo.»
«Giusto, magari i geni del favoloso Harry Potter si faranno vivi in questa occasione» dichiarai sorridendo.
Preparai l'asciugamano, il mio shampoo preferito al carezzevole aroma di vaniglia (da cui traevo anche un delicato profumo per tutti i giorni) e mi infilai nella doccia.
Mary intanto usufruì del bagno delle ragazze di Corvonero, raccogliendo i suoi lunghi boccoli biondi in una treccia e passandosi un appena visibile strato di burrocacao rosa sulle labbra.
Nel momento in cui la sveglia segnò le sette e venti, io e Mary varcammo la soglia del dormitorio per dirigerci in Sala Grande.
Percorrevamo il corridoio del quarto piano, in faccia stampato un sorriso splendente e un'andatura di chi non vede l'ora di giungere in un preciso luogo, quando avvertimmo una presenza palpabile nell'aria.
Alzammo lo sguardo in direzione del cielo e notammo una figura traslucida dal colorito argenteo che fluttuava sopra alle nostre teste.
La Dama Grigia sfoggiava un'espressione malinconica, gli occhi vacui, il sorriso spento e l'aria di chi avrebbe riscosso volentieri il proprio cuore per tornare a vivere.
Ci riservò un breve cenno di saluto e oltrepassò il muro di pietra, attratta dalla musica lenta e agonizzante che aveva iniziato a risuonare da qualche parte nel castello.
La Sala Grande si presentava di fronte ai nostri occhi come le spiagge in autunno: la luce del sole offuscata da grosse nuvole colme di pioggia, la temperatura che non superava i quindici gradi e nessun alito di vento capace di sollevare piccoli granelli di sabbia.
Ciononostante, se si osservava in modo più attento e acuto, non ci si lasciava sfuggire dettagli tanto piccoli quanto importanti: nascoste da un albero intente a raffigurare la libertàcome gabbiani in volo, in riva al mare ad interpretare ogni onda come una nuova sfumatura della felicitào plasmando la sabbia a seconda dei propri passi, imprimendovi orme per non sentirsi sole.
Le persone erano ovunque, ma non tutti riuscivano ad accorgersi della loro presenza.
Albus aveva il proprio viso affondato nel libro di Trasfigurazione e addentava svogliatamente il panino ricoperto di marmellata alle fragole.
Non si rese conto del nostro arrivo fino a quando non gli diedi una pacca sulla spalla.
Sussultò violentemente e rischiò perfino di regalare una doccia a base di marmellata di fragole e tè al gelsomino sia ai propri pantaloni che al libro.
«Al, tutto bene?» domandò a quel punto Mary in tono preoccupato.
«Sì» rispose Albus risoluto, ma la sua voce lasciava trasparire preoccupazione e ansia.
Cosa stava accadendo?
Gli lanciai uno sguardo alla “dopo-io-e-te-parliamo-per-bene” e, con l'emozione avuta un'ora prima, presi a raccontare l'ultimo avvenimento.
«..e quindi le iniziali che ora possiamo leggere sono una S maiuscola e una Y anche lei maiuscola» conclusi, mostrandogli fiera il biglietto.
Al sembrò liberarsi dalla ragnatela che lo teneva prigioniero dell'inquietudine e i suoi occhi verdi brillarono.
«Grazie a Merlino ora abbiamo più materiale da prendere in esame» disse. «Dovremmo riaprire il caso, che dite?»
I nostri “sì” uscirono all'unisono.
La situazione che si creò pochi istanti dopo la si può descrivere citando un celebre poeta del mondo babbano: “la felicità non è altro che un intervallo tra un male e un altro.”
L'euforia provata per tutto quel lasso di tempo fu spazzata via in una frazione di secondo, ovvero quel secondo in cui il re dell'impero menefreghista, il principe del regno degli Ignoranti o anche l'indiscusso capo del club dei superficiali; meglio conosciuto come Scorpius Malfoy, fece il suo ingresso in Sala.
«Io me ne vado.»
«Buongiorno anche a te Weasley.»
Sospirai.
«Albus dopo ci-»
Scorpius mi interruppe e volse il suo sguardo verso il biglietto sul tavolo.
«Oho! Questo cos'è? Un comizio scritto nel quale denunci il tuo amore folle verso lo studio, Weasley?»
Rise amaramente e, afferrandolo con una velocità incredibile, lo lesse.
I suoi occhi scorrevano su ogni sillaba, e la sua espressione mutava ad ogni singola parola, passando velocemente da sfacciata a sorpresa ed infine a triste.
Triste? Era davvero triste? Sembrava impossibile. Di tutte le emozioni che avrebbe dovuto provare, la tristezza non rientrava assolutamente nella cerchia.
Eppure, le palpebre superiori sollevate, gli angoli della bocca rivolti verso il basso, le labbra socchiuse e la mascella serrata non lasciavano intendere nient'altro.
«Dove l'avete preso?»
«L'ha ricevuto Rose al suo compleanno assieme a delle rose» rispose Mary cauta.
«E' vero?» mi chiese a denti stretti.
Lo guardai negli occhi.
«Certo che è vero» dissi. «E' stato un gesto meraviglioso e noi vogliamo, io in particolare, capire chi è stato. Non lo ringrazierò mai abbastanza.»
«Avete già qualcuno in mente?»
«Non esattamente.. abbiamo-» mi fermai di colpo.
«Perché diavolo vorresti saperlo? Certe cose non hanno a che fare con te e sicuramente non è per gente del tuo calibro, Malfoy» sentenziai. «Le persone senza cuore come te non si capaciteranno mai dell'amore e della gioia che un semplice regalo può far provare.»
Malfoy mi lanciò un ultimo sguardo, mille emozioni viaggiavano all'interno dei suoi occhi, ma non riuscii a trasformarle in parole.
Dopo, causando lo stupore generale, se ne andò correndo dalla Sala Grande.
Qualcosa era stato lacerato e avrebbe impiegato molto tempo prima di risanarsi completamente, qualcosa aveva smarrito completamente la via e vagava senza meta né destinazione.
«Si sarà offeso?» domandò Mary sedendosi al tavolo blu-bronzo.
«Se anche fosse, la cosa non mi scalfirebbe minimamente.»
Allora non capivo che mi sarebbe importato più di tutti gli altri.
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Echo
Fanfiction||Nuova Generazione|| Hogwarts è cambiata. Cambiata in meglio. Oltre ai promettenti maghi, è in cerca di nuovi talenti. Ragazzi con grandi passioni. Quel genere di passioni che non hanno bisogno dell'interferenza della magia. Quelle passioni come il...