Somiglianze

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«Si chiamava Albert Davin» iniziò la Growbay. «Lo conobbi nell'inverno 1993 quando traslocai con i miei genitori e mio fratello a Belfast, nell'Irlanda del Nord. Frequentavamo la stessa scuola di magia e lui aveva un anno in più di me.»

«In quale Casa eravate?» domandò un alunno.

«Oh no, nessuna Casa» sorrise la professoressa. «Sebbene la scuola fosse per giovani maghi e streghe, l'organizzazione e il sistema erano stati presi in prestito da quelli babbani. Gli alunni erano divisi solamente per classe, oltre che per età.»

Sfoggiammo espressioni incredule.

Come si poteva pensare ad una scuola senza Grifondoro, Corvonero, Tassorosso o -mio malgrado- Serpeverde?

Era pressoché impossibile da immaginare.

«Il primo giorno fu terribile» riprese. «l'accento era influenzato dai vicini dialetti, e rendeva incomprensibile l'etimologia della più semplice parola; gli orari venivano dettati la sera e capitava che a volte mancassero più docenti all'appello.»

«Ad aiutarmi in quei tumulti, grazie al cielo, ci pensò una ragazza premurosa e gentile: Charlotte. Diventammo presto migliori amiche, e passavamo interi pomeriggi all'insegna dello studio, ma anche del divertimento. Lei era, infatti, abilissima nel progettare malefici scherzi. Fu proprio grazie a uno di questi che ebbi modo di conoscere, nel senso peggiore della parola, Albert: in vista della partita di Quidditch fra la nostra e la sua classe, Charlotte manomise i manici di scopa della squadra avversaria, così che fluttuassero senza rispondere a nessun comando.»

«La nostra classe vantava un fantastico punteggio, e la coppa ci sarebbe presto stata assegnata. Decidemmo di riportare il tutto alla normalità: sfoggiai la mia bacchetta e sciolsi l'incantesimo. Purtroppo, non avevo calcolato la vista d'aquila di Albert: non a caso era, infatti, una promessa del Quidditch come Cercatore» spiegò. «Mi vide e capì tutto quanto. Non disse niente a nessuno, non mi accusò come colpevole dal preside, non mi rivelò come artefice ai suoi compagni di squadra.. Decise di agire in modo diverso, tormentandomi.»

«Mi prendeva continuamente in giro, aveva da ridire su tutto ciò che facevo e dicevo, mi insultava e riteneva che non fossi all'altezza di niente» disse, cercando di mantenere un sorriso.

Sobbalzai.

Erano gli stessi atteggiamenti che ebbe Draco Malfoy con mia madre e, in parte, quelli che assumeva suo figlio con me.

«Voi penserete subito che la vostra professoressa abbia pianto intere notti e interi giorni, ma vi sorprenderò dicendovi che non versai neanche una lacrima. Il mio carattere mi aveva sempre identificato come quella sempre pronta alla sfida, all'azione.. e di certo non mi facevo abbattere da commentini stupidi quali erano i suoi. Gli rispondevo sempre, e a tono. Venimmo battezzati 'cane' e 'gatto' e non riuscivamo a stare nella stessa aula per più di mezz'ora senza che uno dei due iniziasse a tormentare l'altro.»

Il mio cuore perse mille battiti e un nome veniva ripetuto più volte nella mia mente.

Scorpius Malfoy.

Era come se la professoressa avesse dipinto la situazione attuale fra me e quell'idiota.

Certo, forse vi erano alcune differenze, ma tutto mi riportava ai suoi occhi e al suo insistente piacere di vedermi afflitta: le sue spinose osservazioni mi perseguitavano ovunque andassi, e il mio saccente umorismo non lo lasciava mai solo.

Lui sembrò cogliere la stessa intuizione e, inevitabilmente, ci guardammo negli occhi.

«Charlotte si divertiva a formulare supposizioni e cominciò a prendere in considerazione l'idea che fra me e lui ci fosse del tenero, cosa che mi disgustava ogni singola volta. Come potevano, due del genere, innamorarsi? Due persone dal carattere così diverso, provenienti da famiglie completamente opposte?»

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