Dibattito in Sala Grande

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Entrando in Sala Grande venni accolto -se si poteva definire così- da occhiatacce e scuotimenti repentini di teste.

«Che cosa gli prende a tutti?!» chiesi infastidito ad Albus.

«Ehm.. sai, credo che Mary abbia esagerato per quanto riguarda l'incidente e l'abbia detto a-»

D'accordo, questo era ciò che si definiva superare di gran lunga il limite.

Voleva la guerra?

Ebbene, l'avrebbe avuta.

A passo spedito mi diressi verso il tavolo dei Corvonero, furente di rabbia: se c'era qualcosa che non sopportavo, quella era l'ingiustizia.

Neanche a farlo apposta, (o forse sì) seduto a quel tavolo c'era Scott, che se la rideva insieme alla Kent, mio fratello, Rose e altri come se nulla fosse.

«Si può sapere che cavolo hai detto a tutta la scuola?» domandai stringendo i pugni.

La bionda si girò: «La semplice e pura verità, della quale tu ovviamente non sai l'esistenza»

«Che sarebbe?»

Si alzò e puntandomi il dito contro urlò: «Tu hai fatto tutto di proposito! Hai fatto in modo che Cecily ti andasse contro cosicchè fossi libero di prendere il boccino! E ora guarda come è finita: lei è all'ospedale con il braccio rotto e chissà cos'altro e tu sei qua tranquillo e beato!»

Non sapeva quanto si stesse sbagliando.

«Tu sei impazzita! Io non ho fatto nulla di tutto ciò! Mi sono solo fermato e lei mi è venuta ad-»

«Ti sei fermato? Perchè diamine ti sei fermato? Per guardare gli uccellini che volano?!» il suo viso aveva assunto una tonalità di rosso fin troppo scura.

Mi ero fermato per quegli occhi, quell'azzurro vivo..

Non avevo potuto fare altro che ammirarli..

«Io mi sono fermato perchè stavo cercando di intravedere il boccino, chiaro?» gridai, ben sicuro di farmi sentire da tutti gli studenti.

Nel momento esatto in cui terminai la frase, Rose, seduta accanto alla bionda in questione, a quelle parole abbassò lo sguardo, si girò e prese a mangiare.

A quella reazione il mio cuore perse un battito.

Non poteva essersi realmente resa conto di ciò che era successo poche ore fa.

Semplicemente non poteva, neanche essendo la figlia della strega più brillante del Mondo Magico.

Forse desiderava solo mangiare in pace, e di certo non era rimasta dispiaciuta dalle mie parole.

Era impossibile.

«Non fingere con me Malfoy! Tu e le tue spudorate menzogne!

Stup-» inizò Mary, ma fortunatamente la  prontezza di riflessi acquisita nei due anni precedenti passati a giocare a Quidditch mi diede un grande aiuto.

«EXPULSO!»

La bionda sbattè contro il muro, accasciandosi al suolo di pietra, priva di sensi.

Sua sorella Layla, Scott, Albus e Rose andarono subito a soccorrerla- dopo avermi dato spinte non del tutto amichevoli e dopo avermi ovviamente guardato in draghesco e minacciato di morte prematura-.

Nei minuti che seguirono, tutta la casata Corvonero era intorno a lei per aiutarla, farla rinvenire e tentare di farla stare in piedi, cosicché riuscisse a camminare.

Accidenti a Merlino!
Cosa diavolo mi era passato per la testa?

Iniziai già a sentire urla e grida di protesta: «Come ti permetti a colpire una ragazza in questo modo!»

«Che maleducato!»

Passi pesanti dietro di me fecero in modo di zittire gli studenti e una voce tuonò: «IL SIGNOR MALFOY E LA SIGNORINA MARY KENT MI SEGUANO!»

Mi voltai e riconobbi la figura alta e possente del Professore di Erbologia Neville Paciock, rappresentante della casa Grifondoro, nonchè vicepreside.

Mary fu scortata da Rose e Scott, Albus s'intromise ma fu spinto energicamente e mandato a sedere.

Impugnò la forchetta con una forza tale che le sue nocche diventarono bianche e ci guardò con occhi fiammeggianti; non seppi dire se di rabbia o altro.

Uscimmo dalla Sala in tempesta, dove gli alunni avevano ripreso a parlottare ed erano esplosi in esclamazioni sdegnate sul mio conto.

Salimmo le scale fino al quarto piano, prendemmo il secondo corridoio a destra; sulla porta vi era appesa una targhetta sulla quale era inciso: STUDIO DELLA PRESIDE PROFESSORESSA MINERVA MCGRANITT.

-Merlino, sappi che quei dannati slip di cui tanto parla mio padre e non ne capisco assolutamente il motivo, te li faccio evanescere la prossima volta!- pensai, rimestando nel mio corpo alla ricerca di una buona dose di coraggio.

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