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Un antico orologio a pendolo segnava le tre del mattino, mentre il caratteristico ticchettio contava il passare dei secondi con perpetuo e lento ritmo
La camera padronale era avvolta in un silenzio ombroso e poco si poteva intuire data la profonda notte che già aveva inghiottito ogni angolo e mobilio
Quel rumore basso e costante risuonava protagonista in quella tombale staticità

La grande porta era accostata e perfettamente immobile
La cosa non rasentava una dimenticanza, anzi, suggeriva un fragilissimo invito
Infatti, di lì a poco, cigolando piano, si sarebbe aperta un un po' a fatica
Dalla tenue penombra del corridoio, la quale sembrava tanto più lumisosa rispetto all'andro di tenebra nera e fitta come un abisso in cui stava, il padrone di casa, fece capolino, una testa folta assieme ad una mano incerta.
Il bambino osservava il buio opprimente della camera senza potersi decidere se entrare o meno
Non voleva svegliarlo, dopotutto

Il grande letto a baldacchino in monaco rimaneva inghiottito dall'assenza quasi totale di luce, eppure Jude era certo che in quelle vaste lenzuola di seta nera, giacesse il Comandante
Immobile come un statua
Perfettamente un tutt'uno con quel silenzio inquietante
Il bambino si schiarì piano la voce, volendo introdurre così la propria presenza, ma intuendo l'insufficienza della cosa, varcò meglio la soglia della porta, rimanendo comunque vicino all'uscita, e quindi l'unico spiraglio di flebile luce

La camicia da notte candida e profumata lo copriva poco sopra le caviglie, i capelli rasta liberi dalla usuale coda, ricadevano ribelli e folti quanto una criniera, lo incorniciavano fino sotto le spalle
Sembrava un puttino apparso dal nulla che girava silenzioso in quelle mura tanto severe, il viso così gentile ed intelligente, rendeva ancora più vive quelle gemme preziose e rosse, che tanto rendevano magnetico il suo sguardo

Aveva dieci anni
Ma nonostante questo, ancora non sapeva se gli fosse concesso pronunciare il suo nome

Voleva chiamarlo; poteva scorgerne il corpo ampio e disteso lungo il materasso

Poggiò un ginocchio a bordo letto
La voglia di intrufolarsi senza dire nulla era logorante, ma Jude era un ragazzino educato
Quindi sapeva che per ogni cosa, bisognava chiederne il consenso
Cercò il fiato dell'uomo, per intuire, nel buio del baldacchino, dove fosse rivolto il capo del Comandante
Alla fine si decise a pronunciare, con flebile voce
- Posso dormire con te, Ray? -

Si maledisse interiormente per aver pronunciato il suo nome

Dall'altra parte, il silenzio venne spezzato da una rauca e bassa risatina, e poi un braccio intrappolò l'intruso, facendolo sprofondare con sé in quel tumulto di seta

Jude gemette di sospresa, quando si sentì avvolgere e coricare
Adesso si trovava avvolto contro il proprio mentore, tra quelle stoffe, tra il suo profumo

- Non ti ho svegliato vero? - riuscì a chiedere con leggera preoccupazione
- Questa è una domanda sciocca, ragazzo mio- gli fece osservare l'altro, mantenendo un tono divertito ma impastato dalla notte

Avevano avuto la sorprendente combinazione di condividere l'insonnia, anche se Jude era ancora tanto piccolo, secondo Dark, per permettersi lunghi periodi in assenza di riposo, ma egli sembrava proprio incapace di chiudere occhio, tanto più se doveva farlo in solitudine

Così, dopo che era riuscito a convincere il Signor Sharp a concedergli l'educazione e la tutela del pargolo per quelli che sarebbero stati 9 mesi, ebbe la possibilità di comprendere quanto poco in realtà Jude avrebbe usato la propria camera di notte

La cosa non lo dispiaceva lontanamente, anzi, dal canto suo, si era ritrovato almeno in compagnia in quelle interminabili ore
Condividere il letto sicuramente non era l'atto pedagogico più efficace da mettere in pratica, specie con quello che tra pochi anni, sarebbe divenuto un adolescente

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒓𝒖𝒊𝒔𝒄𝒆 𝒖𝒏 𝒅𝒊𝒂𝒗𝒐𝒍𝒐 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora