12A- In qualsiasi parte del mondo dovessimo mai trovarci.

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Aprile: la primavera era tornata, i fiori erano più rigogliosi di sempre, il sole era più forte che mai in quel periodo dell'ultimo anno scolastico; così come la relazione tra me e Eric che aveva assunto un colore diverso. Un colore così forte, acceso; così tanto da abbagliarci continuamente.
Non sapevo ancora cosa stesse per succedere: i miei piani dopo le superiori ripresero ad incontrare ostacoli; ebbero una battuta d'arresto.
Mi dovetti scontrare di nuovo con quello che era il piano per il mio futuro di mio padre: aveva letteralmente organizzato tutta la mia vita dal giorno in cui venne a sapere della mia relazione con Eric. Voleva che dopo le superiori ci sposassimo e che prendessimo in mano le redini della gestione francese dell'azienda, mentre lui e Daniel avrebbero continuato a lavorare in America.
Da come potete immaginare non ero per niente incline a realizzare quel sogno anche un po' utopistico: nel senso, volevo certamente lavorare per l'azienda, ma secondo i miei tempi; non prima di aver esplorato un po' il mondo, non prima di terminare il college.
Quando me lo annunciò nuovamente fu come se un secchio d'acqua congelato mi si fosse precipitato addosso ad una velocità disarmante; ne conseguì un'accesa discussione, ma non ebbi l'appoggio di mia madre in quel caso, rimase totalmente imparziale, in religioso silenzio: questo perché mia madre non si era mai intromessa negli affari di famiglia,  oltre a svolgere mansioni di poco rilievo e per quanto possa sembrare retrogrado, era così che funzionava nella mia famiglia.
Ciò che più mi allarmava era che Eric non contestava questa scelta: lui sarebbe stato più che felice di essere mio marito. E questo mi rendeva più propenso a pensare che magari il problema fossi io: che non lo amassi abbastanza come lui amasse me; e ciò mi faceva sentire come una persona egoista e incapace di empatizzare con gli altri; colpevole.
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Mi sfogai con Isabelle da cui ovviamente ricevetti commenti negativi su tutta la situazione, dato che era un'ammiratrice della libertà individuale della persona: avrei dovuto avere la quantità di tempo necessario per pensare a questo grande passo.
La mia mancanza di potere nel prendere una decisione che non fosse dettata da qualcun altro ad oggi mi irrita non poco: ero io ad essere mosso dalla tempesta, non ero in grado di renderla mia, non ero in grado di scegliere cosa fosse giusto o meno per me. Ad oggi potrei definire la mia situazione del passato come l'annullamento totale di una persona, incapace di essere libera e che non faceva nulla per cambiare le circostanze.
Alla fine decisi di non parlarne più, nella speranza che quello fosse solo un sogno da cui dovevo ancora svegliarmi; nella speranza che mio padre rinsavisse.
Presi la decisione di affrontare gli ultimi mesi scolastici con serenità: tra feste, la vittoria alle mie ultime olimpiadi di matematica, uscite pomeridiane con Isabelle con cui riuscii anche a far instaurare un 'rapporto migliore' con Eric.
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'Isabelle promettiamoci una cosa: qualunque strada le nostre vite prenderanno non ci separeremo mai, resteremo sempre in contatto, in qualsiasi parte del mondo dovessimo mai trovarci.' Le dissi appoggiato con il viso sul bordo piscina di casa mia, mentre lei era seduta su quello stesso bordo piscina accanto a me; uscii dall'acqua e mi sedetti vicino a lei.
'Spero che le nostre strade non si separino molto, ma in qualsiasi caso resteremo sempre uno accanto all'altro, come ora, anche se fisicamente lontani.' Le appoggiai il mio braccio sulla sua spalla e la strinsi a me.
Più si avvicinava la fine dell'anno scolastico e più mi prendeva una forte angoscia nello stomaco: stavo, o meglio, stavamo entrando nel mondo degli adulti e questo mi spaventava; come mi intimoriva perdere i rapporti con i miei amici, tutti.
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L'ultimo ballo, l'ultima festa delle superiori: vestiti eleganti, sfavillanti, la musica ad alto volume, le luci accecanti...gli ultimi abbracci, gli ultimi sorrisi, tutti insieme; anche con chi non si conosce bene o non si ha un rapporto stretto. Si affrontano quattro anni tutti insieme, tutti sulla stessa barca, tutti con problemi diversi, ma tutti con l'obiettivo comune di divertirsi, godersi gli anni dell'adolescenza tra amicizie, amori, sceneggiate, discussioni. Discussioni che spariscono tutte durante l'ultimo ballo.
Fu una festa spettacolare: niente drama, niente situazioni spiacevoli, ma solo balli, urla, musica, fiumi di alcool; è senza dubbio il ricordo più bello di tutti che conserverò sempre con me...mi capita spesso di sfogliare l'album di fotografie che feci fare appositamente, sono presenti tutti: Jason, Lucy, Gonzalo Martín, Brett, Isabelle, Eric... tutti bellissimi, ognuno con le sue imperfezioni che ci rendevano speciali e distinguibili uno dall'altro, ognuno con un sorriso quasi accecante nonostante tutto quello che affrontammo tutti insieme. Non sono state facili le superiori; ciò è da ammettere, ma rivivrei ogni singolo momento se solo si potesse tornare indietro nel tempo.
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'Wow, chi l'avrebbe mai detto? Sono qui davanti a tutti voi a raccontarvi cosa mi frulla per la testa. Sono stati quattro anni pazzeschi, è successo di tutto sia in positivo ma anche in negativo; ma personalmente ricorderò solo le cose belle che mi sono capitate. Oggi mettiamo un punto a questo percorso, ma la vita non si ferma qui: anzi, la vita sta per iniziare, si mostrerà con il suo vero volto, sarà misteriosa, allegra, piena di sorprese, a volte anche cupa, a tratti inquietante. Ed io sarò lì, a cogliere ogni attimo che la vita vorrà donarmi; perché io credo che se qualcosa accade, lo fa per un motivo ed io sono curiosa di scrutare ogni angolo misterioso del destino. Oggi si chiude un capitolo, oggi voltiamo la pagina del nostro grande libro, che scriveremo in ogni prezioso minuto... Buon proseguimento a tutti!' Il discorso di Isabelle fu molto emozionante, mi fece addirittura dubitare del mio; sentivo una forte sensazione d'ansia dentro di me, ma che svanì subito quando corsi ad abbracciarla. Eric nel frattempo era scomparso; ciò mi rendeva agitato: non avrei voluto fare il discorso se lui non ci fosse stato.
'È il turno di Blake Lewis, che pronuncerà il suo discorso nell'altro cortile; ci recheremo tutti lì.' Ero stranito da ciò, non ne capivo il senso, ma seguimmo le indicazioni della preside.
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Quando mi recai verso l'altro cortile mi fu tutto più chiaro: un tappeto rosso fuoco che portava dritto al piedistallo dove avrei pronunciato il discorso, i miei compagni erano tutti posizionati a destra e a sinistra di questo lungo tappeto; di fronte a me c'era Eric, vestito anche lui ovviamente con la toga ed il tocco mentre stringeva tra le mani un grande mazzo di fiori; era visibilmente teso ed emozionato, i suoi occhi brillavano di luce propria.
Avevo capito tutto, e ciò mi spaventava troppo: ad ogni passo che facevo verso Eric rivivevo tutta la mia vita fino a quel giorno.
I nostri pomeriggi insieme da piccoli, la proposta di fidanzamento con il fiorellino, la nostra relazione, il nostro primo litigio con conseguente riappacificazione, il video, la tresca con Gonzalo Martín, lo schiaffo, i miei periodi bui. Non avevo intenzione di sposarmi, dovevo prima vivere la mia vita e risolvere i miei problemi di attaccamento; Eric avrebbe dovuto aspettare, ed ero intenzionato a farlo aspettare.
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'Sono qui, con un mazzo di rose in un mano e un anello nell'altra. Sono qui a spogliarmi di tutte le mie sicurezze e di tutte le mie necessità per parlare con te. Per esprimerti tutto ciò che sento e per far sí che potessimo dare il giusto senso a tutto ciò che abbiamo vissuto e a tutto ciò che siamo. È giusto che sia così, è giusto perché lo è sempre stato; è scritto che noi siamo destinati a stare insieme per il resto delle nostre vite: siamo unici, fisicamente due persone separate, ma in realtà è come se ne fossimo una sola. Non trovo le parole adatte per dirti quanto io sia follemente innamorato di te e quanto sia forte il desiderio di averti accanto a me sempre, ancora più di ora. Nel mio sogno ideale ci sveglieremo insieme, ti preparerò il caffè tutte le mattine, dedicheremo gran parte del tempo ai nostri figli...un maschio ovviamente' Sorrisi, non fui l'unico: quell'affermazione fece sorridere quasi tutti. L'atmosfera era magica, proprio come in un film romantico; era come se il mondo si fosse fermato in quel momento: le farfalle erano ferme a godersi la scena, gli uccellini avevano smesso di cinguettare, anche loro attenti a non perdere nessun attimo di quella visione. Tutto era rosa, di qualsiasi sfumatura esso potesse avere; ma io ero troppo impaurito sia nel caso avessi detto di sì, sia nel caso avessi detto di no: non potevo dargli una delusione così, davanti a tutti, davanti ai nostri genitori. Forse era giusto così; aveva ragione: era arrivato il momento.
'Lo chiameremo Cristopher, Evan, Gavin, chi lo sa... ma quello che voglio dirti è: prendi questo anello in onore del nostro amore e coroniamo questo momento e tutta la nostra vita da questo giorno in poi.' Si inginocchiò; fu una scena veramente romantica: entrambi eravamo super commossi, con gli occhi lucidi. L'anello era stupendo, era fatto con una pietra di diamante luccicante color ametista verde, sembrava avere una luce propria.

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