VIII. Ragazzo nuovo.

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Il tempo si era come fermato.

Izuku poteva sentire senza alcun problema il ticchettio regolare dell'orologio a parete. La classe non stava fiatando.

Ochako era congelata sul suo posto, così come tutti gli altri.

Alcuni, solo alcuni, riuscirono a sussurrare sorpresi fra di loro qualcosa, o a girare lentamente il capo, verso il banco in terza fila di Izuku Midoriya.

Se solamente Izuku fosse stato più lucido si sarebbe chiesto, come diavolo c'erano riusciti anche solamente a pensare di muoversi in quella situazione di gelo assoluto, figuriamoci a mettere in funzione muscoli ed ossa per farlo effettivamente.

Quella era una scatola chiusa fatta di letteralmente quattro pareti e contenente quello che era più verosimilmente la sostanza più vicina al ghiaccio secco che Izuku avesse mai provato sulla sua pelle.

Ma questo, beh, l'omega non era molto lucido in quel momento... e non poteva fare altro se non subire l'opprimente sguardo di quell'alfa.

Izuku era pienamente consapevole che lui fosse un alfa.

In realtà, Izuku sapeva purtroppo perfettamente chi lui fosse.

Deglutì, e la semplice azione gli procurò un brivido lungo la colonna vertebrale.

Cosa cazzo ci faceva lui lì?! A scuola? Nella sua scuola.

Un altro brivido lo investì, e gli fece abbassare momentaneamente le palpebre.

Quella situazione, questa situazione era stramaledettamente sbagliata. Non si sarebbe mai, mai; dovuta verificare una cosa simile.

Ma Izuku lo sapeva, ne era pienamente conscio, che se non avesse riacquistato lucidità mentale nel minor tempo possibile avrebbe solamente peggiorato le cose.
La classe avrebbe iniziato a mormorare, lo avrebbero guardato diversamente.
No, non era pienamente vero.
Non lo avrebbero guardato diversamente, Izuku era un'ombra, e le ombre non esistevano per essere guardate, le ombre facevano parte dello sfondo di quel teatrino ambulante di quella futura società del domani. I germogli del futuro.

Izuku sinceramente voleva vomitare.

Doveva solo resistere ancora poco più di due anni, ormai era arrivato a metà dell'opera. No. Non avrebbe rischiato di buttare tutto all'aria. Non adesso. Non ora che era a metà di quel percorso.

Izuku doveva calmarsi, acquetare quel cuore martellante e quei pensieri così fitti e respirare- . Respirare sembrava essere una buona idea.

Eppure il cigolio di un banco da quello che forse era la prima o la seconda fila, lo fece deconcentrare:
lo avrebbero guardato. Lo avrebbero guardato e tenuto sott'occhio. Sotto controllo.

E questo ad un'ombra come lui non poteva succedere.

L'ansia riprese il sopravvento. La salivazione azzerata.

Non poteva instillare il dubbio.

Non poteva essere controllato.

Doveva solamente darsi una calmata, doveva solamente darsi un contegno morale.

Lui, sinceramente, non poteva minimamente permettersi di auto-sabotarsi.
Non dopo tutto quel lavoro e tutta quella fatica che aveva fatto per far sì che le cose stessero esattamente come stavano. Almeno fino ad un paio di minuti prima.

Alzò le palpebre, e in qualche modo con quella semplice azione, divenne iper-consapevole di quello che stava avvenendo intorno a sé: i bisbigli curiosi dei suoi compagni di classe, che evidentemente non percepivano quanto lui quel clima di puro terrore; le piccole domande non ancora poste ma già presenti nell'aria, quel fragore irriverente e insopportabile di quesiti non ancora enunciati ma dei quali avrebbe dovuto trovare una risposta che fosse quantomeno credibile.

Exuvia  |  BakuDekuWhere stories live. Discover now