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Taehyung aveva raccolto tutti i suoi averi nello stesso zaino gigante con cui era arrivato a Goyang: l'intimo, qualche pennello ancora salvabile, una boccetta con dell'acquaragia e qualche vestito. Aveva deciso che avrebbe comprato qualcosa in città, se mai ne avesse avuto bisogno. Mentre piegava i pantaloni appoggiati sul letto, la sua mente cominciò a vagare: sarebbe scappato insieme a Jimin, così, impulsivamente, senza un posto dove stare a Daegu e con pochissimi soldi nelle tasche; avrebbe dovuto trovare un lavoro o vendere qualcuno dei suoi quadri per permettere al suo amante e a sé stesso di condurre una vita abbastanza dignitosa: per un attimo era arrivato a pensare che avrebbe potuto persino vendersi per far vivere a Jimin una vita felice e tranquilla. Lanciò una occhiata di sfuggita al dipinto che raffigurava il suo amante, ancora poggiato sul cavalletto in legno e su cui la luce dell'alba batteva fioca: non sarebbe mai riuscito a vendere quel dipinto a nessun altro, avrebbe voluto tanto portarlo con sé a Daegu, ma non poteva di certo. In piedi, dinanzi all'opera, sospirò lasciando che una mano callosa gli stropicciasse il viso. 

Deglutì alla vista delle pennellate grumose, passando una falange sull'orecchino di perla dipinto: si ricordò della texture di tutti i quadri che aveva toccato a casa di Yoongi, senza che il maggiore lo scoprisse, proprio per bearsi di quella sensazione ruvida sotto i polpastrelli. Fu allora che un lampo gli pervase la mente, realizzando che avrebbe potuto (e dovuto) lasciare il quadro ad una sola persona possibile, in quella cittadina, che avrebbe potuto apprezzarlo e custodirlo con cura. Deglutendo, non curandosi dell'orario decisamente inumano, lo staccò dal cavalletto, e infilandosi appena le scarpe -per non fare molto rumore, Namjoon di sotto dormiva e gli sarebbe dispiaciuto svegliarlo - si diresse fuori dalla sua mansarda e dall'abitazione. 

Col quadro sottobraccio, percorse il sentiero sterrato fino alla casa del mercante, alla cui porta battette le nocche con forza. Aspettò qualche minuto prima di rifarlo una seconda volta, ormai cosciente del fatto che quando lo hyung gli avrebbe aperto la porta lo avrebbe probabilmente picchiato a sangue. Impaziente, cominciò a picchiettare col piede sull'uscio, fino a che poi il bagliore di una luce e un acre odore di fumo non gli pervase le narici. Tipico di Yoongi. 

«Oggi è il giorno buono per scuoiarti, giuro Taehyung. Ma cosa cazzo vuoi da me?!» sbruffò l'altro prima di girarsi verso l'interno dell'abitazione, quasi come a volergli dire ''prego, entra''. L'artista, ancora con il dipinto stretto a sé, si fece strada per le camere lussuose e dorate, arrivando nel soggiorno; il maggiore era senza maglietta e pantaloni, e si sedette a gambe larghe sul sofà lasciando che i suoi boxer di pizzo non lasciassero nulla all'immaginazione del ventenne: ma ormai ci era abituato. 

«Probabilmente questa è l'ultima volta che ci vedremo, giuro, ti libererai della mia faccia di cazzo.» l'altro lo guardò con un'espressione dubbiosa «Io e Jimin abbiamo deciso di scappare tra qualche ora, e non posso di certo lasciare questo a prendere polvere nella mansarda di Namjoon.» Yoongi si accese una sigaretta, non distogliendo mai lo sguardo dal suo interlocutore «Per favore hyung prenditene cura, sei l'unico a cui posso affidarlo. Non so dirti se mai un giorno tornerò a prenderlo, ma ti prego di non venderlo, per nessuna ragione.» il tono del ragazzo era serio ed irremovibile, per una volta «Ci tengo tanto, ma non posso portarlo con me perché ci rallenterebbe solamente.»

Yoongi lo fissò con attenzione, portandosi a intervalli irregolari la sigaretta alle labbra, aspirandone la nicotina che tanto amava. Passarono dei secondi che a Taehyung sembrarono interminabili, prima che l'altro si alzasse e con passo lento e lo sguardo basso, e gli si avvicinasse. L'artista nella sua testa aveva già cominciato ad immaginare gli scenari peggiori: tipo che Yoongi lo avrebbe fermato da quella pazzia, rivelando a tutti il suo segreto con Jimin, oppure che lo avrebbe rinchiuso in una di quelle camere per permettere a Jimin di diventare prete una volta per tutte. Eppure quelle parole non arrivarono mai: per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, Yoongi lo tirò a se e lo abbracciò, stringendolo per le spalle; l'odore tagliente di sigaretta si attaccò ai vestiti di Taehyung ma poco importava.

«Sei un fottuto pazzo» ridacchiò ancora stretto al corpo dell'altro «Ma sei probabilmente la persona migliore che ci possa essere in questo paesino del cazzo. Hai delle palle grosse così a fare quello che stai facendo, lo sai?» lo guardò poi negli occhi, staccandosi da lui. «Grazie per aver fatto spiccare il volo a Jiminie, grazie per averlo liberato dalla morsa della chiesa. Se non fossi arrivato tu, probabilmente non sarebbe mai successo.» sembrò davvero commosso, a giudicare dalla voce che vibrava appena. 

«Mi prenderò cura di lui, lo amo, Yoongi e farò del mio meglio per renderlo felice.» l'altro annuì, dando poi una veloce occhiata al quadro «A me invece tocca la copia di Jimin.» scherzò, e fu allora che Tae lasciò vagare i suoi occhi ancora un po', per un'ultima volta, sulla sua opera d'arte. La prese con entrambe le mani, consegnandola definitivamente al suo custode, conscio del fatto che avrebbe avuto sicuramente la possibilità di rivederla, in un futuro. 

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Jungkook stava per bussare alla porta del suo compagno, per iniziare un'altra giornata lavorativa, con la zappa in spalla e i guantoni infilati nelle tasche della tuta sporca e rovinata dal tempo e scolorita dal sole: se solo non fosse stato che Namjoon era già in piedi, sull'uscio della porta con aria preoccupata. «Hyung? Cosa succede?»

«Taehyung non è in mansarda e tutte le sue cose sono sparite. L'ho sentito uscire presto di mattina, ma credevo di stare sognando. C-Così sono salito sopra per controllare che ci fosse, ma sembra essersi volatilizzato.» spiegò il maggiore, che camminava in avanti e indietro per il piccolo soggiorno legnoso. Jungkook lo guardò e subito avvertì un peso al cuore: Taehyung era andato via da Goyang, senza avvisare nessuno e senza salutare neanche Namjoon. Che fosse stata colpa sua e del suo comportamento orribile? Si morse il labbro, posando per terra la zappa e gli utensili, quasi sentendosi mancare il respiro. 

«Quindi tu non sai nulla?» l'altro scosse la testa. Jungkook annuì, guardandosi intorno, pensando che forse l'unico che avrebbe potuto sapere qualcosa di quello scapestrato, avrebbe potuto solo essere il signor Min Yoongi. «Forse ho una idea, ma tu resta qui okay? Se torna non permettergli di andar via, ho bisogno di dirgli una cosa.» spiegò il più piccolo dai capelli corvini, lasciandosi alle spalle il porticato di Namjoon. Sprintò a tutta velocità verso l'abitazione del suo migliore amico di infanzia, girando a destra per arrivare il più velocemente possibile a destinazione: si fermò col cuore in gola quando si ritrovò faccia a faccia con l'artista. Taehyung non lo aveva neanche visto, troppo perso nei suoi pensieri. 

«Taehyung... dove stai andando?»

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Wow... dopo... due anni??? un anno? boh, eccomi di nuovo qui! Mi mancava tantissimo Wattpad e ultimamente mi sento davvero tanto ispirata. Con tutte le cose che stanno succedendo, penso che scrivere sia un modo per sfogarmi e sinceramente sono contenta di essere riuscita a farlo! Non voglio più lasciare appesa questa storia, anche perché so finalmente come farla finire (ho preciso qualche altro capitolo).

E nulla come sempre sono contentissima di leggere i vostri commenti e venite su ig o TikTok a parlare con me o scrivermi qualcosina per tirarmi su ehehe @hye.jin7

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 19, 2022 ⏰

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