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Taehyung non aveva chiuso occhio: aveva passato tutta la notte a girarsi e sistemarsi fra le coperte del suo letto, che erano ancora marcate dal forte odore mascolino di Jungkook. Il corvino profumava di menta fresca e erba appena tagliata, e questo l'artista lo aveva notato sin dal primo momento che lo aveva conosciuto. Le cose si erano evolute molto velocemente, a detta sua, e presto si era ritrovato sotto le lenzuola con un uomo muscoloso, abbronzato, ma soprattutto sposato.

Il giovane di città non si dava tregua, soprattutto dopo aver visto Grace e aver incontrato i suoi occhi spaventati, al solo pensiero di perdere per sempre suo marito: a differenza dell'uomo, lei ci teneva davvero alla loro unione, e lo si poteva dire benissimo dal modo in cui si era preoccupata di lui. Che, contrariamente a quello che tutti i presenti quella sera avevano pensato, era semplicemente impegnato a dare piacere ad un ragazzo, nella mansarda della casa del suo migliore amico. 

Taehyung sbuffò ancora, posandosi una mano sulla fronte velata da un sottile strato di sudore, nella speranza di riuscire ad addormentarsi nuovamente; gettò uno sguardo nostalgico al cielo sereno di quella giornata, per poi guardare il suo orologio da polso. Erano già le dieci di mattina, e lui era ancora nel suo letto, a poltrire - o meglio, a rimuginare sulle sue scelte decisamente poco etiche fatte nel corso di quella settimana.
Le parole di Jimin gli apparvero a mo' di monito, quando chiuse gli occhi in cerca di un po' di conforto: lo aveva lasciato con un piccolo sorriso e un invito a fargli visita in Chiesa.

L'associazione Taehyung e Chiesa di certo non era delle migliori, anzi quasi faceva ridere: eppure non potè negare di averci fatto un pensiero, ad andare seriamente dal prete. Non che gli interessasse pregare o confessarsi - probabilmente si sarebbe inventato due cazzate da raccontare e avrebbe fatto finta di recitare due ave maria - bensì quella, il furbetto, la vedeva più come una occasione preziosa per avvicinarsi al ragazzo, capire di più su di lui, che tanto lo aveva affascinato al loro primo incontro. 

Con un colpo di reni deciso, allora, si sollevò dal suo giaciglio caldo e accogliente, incontrando l'aria fredda e pizzicante dei primi giorni di inverno: la temperatura era calata in meno di una settimana, e Taehyung quasi si pentì di non aver portato con sè il suo cappotto di lana di montone. Decise di vestirsi in fretta e furia, saltando la colazione, non ne aveva poi granchè voglia. Scese al piano di sotto, che trovò nuovamente vuoto, come ogni mattina, e uscì di casa, avendo premura di prendere le chiavi di scorta che Namjoon aveva lasciato appositamente per lui.
Diede un leggero sguardo verso la casa di Jungkook, notando come il giardino fosse verde e rigoglioso nonostante la stagione fredda in avvicinamento, tuttavia non trovò l'uomo a curare i suoi germogli, probabilmente impegnato con un lavoro ben più fruttuoso assieme al proprietario della sua mansarda. Ripercorse la stessa stradina sterrata della domenica, era impossibile perdersi in quel paesino, viste le pochissime strade e la quasi assenza di automobili.

Vide la chiesa erigersi proprio dove si ricordava che fosse, e facendosi coraggio una volta arrivato davanti al grosso portone in legno, lo spinse; cigolò appena, e quando mise il naso giusto appena al di là di quella soglia, un forte e nauseabondo odore di incenso lo investì completamente. Quasi gli venne da vomitare, quando notò gli incensieri ardenti in ogni angolo di quella maledetta basilica. 

I suoi occhi si mossero da una parte all'altra della navata principale, soffermandosi sulle vetrate colorate e decisamente in stile gotico. Le scene bibliche erano rappresentate con maestria, e risplendevano a causa della luce del sole di ottobre che filtrava attraverso le finestre variopinte. Taehyung si ritrovò momentaneamente perso in quella arte, seguì distrattamente un fascio di luce che, vuoi per caso o per volontà divina, illuminava una figura di spalle, china su sè stessa, intenta a pregare.
E non si trattava di una persona qualsiasi.

In quel posto regnava solo silenzio, era quasi surreale: le fiammelle delle candele creavano una atmosfera particolarissima, quando mosse da qualche spiffero di vento, eppure nessuna di esse si estingueva. L'odore acre dell'incenso che bruciava stordiva i sensi del povero artista, e la poca luce filtrata rendeva il tutto più misterioso. Eppure Taehyung sapeva benissimo che, quello seduto su una panca, era proprio Jimin. 
I suoi passi riecheggiarono per il lungo corridoio che portava alle prime file di posti a sedere, ma Jimin non si mosse di un millimetro; il moro si ritrovò a sedersi accanto a lui, guardando fisso davanti a sè, imbarazzato da quella situazione e sperando di non disturbarlo. 

«Sapevo saresti venuto.» la sua voce risuonò cristallina, come quella di un Angelo; eppure ancora non si mosse. 
«Sei una specie di veggente?» ridacchiò appena Taehyung, cominciando a giocherellare con le sue stesse mani, a disagio da tutta quella cristianità. Fu sorpreso nel sentir ridere, per la prima volta, il biondo. Anche la sua risata, così come la sua voce, gli infondeva un non so che di ultraterreno.
«No no, per carità. La magia lasciamola al medioevo...» scosse la testa divertito, attorcigliando il rosario nelle sue mani. «Come stai, Taehyung? Ieri mi sembravi parecchio scosso, o preoccupato. Qualcosa non va?» chiese poi, con la stessa premura che utilizzerebbe una mamma nell'indagare nei problemi di cuore del figlio.

''Oh beh, tecnicamente me la sto facendo con un uomo sposato, sai, me lo faccio mettere dietro da un altro uomo e ci godo pure un sacco. Ah e per non parlare delle innumerevoli bugie, delle bestemmie, delle imprecazioni... sono proprio un ottimo cristiano vero?''

«Ero solo un po' preoccupato per mia zia... Sai... lei è cieca e fino ad adesso ero io a prendermi cura di lei. Spero starà bene.» mentì spudoratamente il moro, cercando di creare una bugia convincente. In realtà, della sua cara e dolce zietta, non gliene fregava proprio un bel niente, e per quanto lo riguardava sarebbe potuta anche morire di fame. 
«Il Signore non abbandona mai i propri figli, vedrai che tua zia starà sicuramente bene.» sorrise appena Jimin, annuendo quasi a sè stesso, più che al ragazzo. 

''Oh beh se il Signore è così misericordioso come dice di essere, perchè non le ridà la vista o che ne so, perchè non mi ha liberato prima da quel fardello enorme che è quella vecchia decrepita?''

«Lo spero anche io, il nostro Signore sa sicuramente cosa fa.» cercò di fare la parte, mettendo su qualche frase dalla parvenza cristiana per risultare più simpatico agli occhi di Jimin, che sicuramente apprezzò quelle parole: non si sarebbe mai aspettato di conoscere l'indole cristiana del moro, che all'inizio tutto gli era sembrato tranne che credente. Il biondo avrebbe sicuramente voluto sapere di più su quell'argomento, su quello che pensava a riguardo Taehyung, ma si disse che forse era troppo presto e avventato. 

«Tu sai cosa stai facendo, Taehyung?»
Il moro prese un bel respiro, quasi come se quella di Jimin fosse la voce della sua coscienza. Si prese qualche minuto per pensare a come rispondere, perchè non poteva di certo spiattellare tutta la verità ad un prete che aveva conosciuto il giorno prima.
«Io... vorrei solo dipingere. Voglio vivere di arte, di colore, di pennelli, di cose belle. Ma mi rendo conto che sia difficile, anzi forse è pressochè impossibile, la gente è troppo chiusa mentalmente e non riesce a vedere in me del potenziale.»

«Io posso dirti che hai sicuramente del talento. Hai mai pensato di cambiare sog- »
«Non è il soggetto, il problema. Sono io che non riesco ad esprimermi al meglio. » tagliò corto Taehyung, visibilmente infastidito dalle insinuazioni omofobe del biondo.
Jimin sospirò e si rigirò il rosario fra i pollici, facendolo scorrere in modo distratto.
«Sai... qui a Goyang c'è un mercante di opere d'arte, ha tenuto qualche mostra in città e nella capitale... Ti andrebbe di conoscerlo e scambiarci qualche parola? Voglio davvero esserti d'aiuto.»

Lo guardò, e subito notò nelle iridi scure di Taehyung, una scintilla accendersi.
«Ti prego, sì!»


heheheheh si aprono scommesse su chi sarà il mercante d'arte uwu <3 
al solito, se vi fa piacere commentare, io leggo tutti i vostri commentini uwu 

Pray for my soul | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora