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Quella mattina Jimin si svegliò di buon'ora: scese dalla sua brandina scomoda e spartana a piedi nudi, sentendo il pavimento di marmo ghiacciato sotto la sua pelle bollente, si lavò il viso con dell'acqua fresca, indossò poi il suo rosario dopo essersi asciugato, e si inginocchiò.

Davanti a lui, l'immagine di Cristo crocifisso gli inondò la vista, sorrise appena facendo poi il segno della croce, per cominciare come un perfetto cristiano la giornata; pronunciò la sua preghiera del mattino, ringraziando il Signore per avergli permesso di aprire gli occhi e vivere sotto la sua Grazia divina anche quell'oggi. 

Arrancò poi verso il bancone, per prendere la sua Bibbia personale e infilarsela sotto il braccio, come di consueto avveniva. Uscì dalla sua camera, sereno, senza nulla per la testa. Nemmeno l'incontro con Yoongi il giorno prima e con il suo assistente stravagante, sembrava turbarlo. Percorse i corridoi del dormitorio clericale per finire poi in Cappella e cominciare le mansioni mattutine: pulire l'altare, accendere le candele per i Santi, bruciare l'incenso e benedire nuova acqua. Quella sarebbe stata una mattina normalissima per Park Jimin, che non vedeva l'ora di essere nominato prete della Chiesa di Goyang, dopo tutti gli anni di cammino spirituale.

Lo sarebbe stata se, una volta svoltato l'angolo per la navata centrale, il volto di Taehyung non gli si fosse parato davanti. Il biondo rimase pietrificato a quella vista, e il suo cuore debole si fermò del tutto quando gli occhi profondi dell'artista individuarono la sua presenza. Jimin rimase fermo, immobile al centro della navata, mentre il suo predatore personale avanzava per reclamare la sua preda succulenta. Prese a muoversi senza mai staccare lo sguardo dagli occhi castani del biondo, e gli sorrise non appena i loro corpi furono a poca distanza fra loro. 
«Buongiorno Jimin, hai dormito bene?» gli chiese senza malizia alcuna, genuinamente curioso.

Il biondo strinse d'istinto la sua Bibbia al petto, sentendo il respiro mozzarglisi in gola. 
«S-si grazie, spero che anche tu abbia fatto sonni tranquilli.» esalò d'un fiato il prete, mantenendo la sua condotta impeccabile anche in situazioni così estreme.
«No. A causa tua non ho dormito neanche per un secondo.» rispose francamente il moro, scuotendo la testa e non vergognandosi minimamente di quello che stava dicendo «La tua immagine continuava a tornarmi nella testa come una persecuzione, vedevo le tue labbra lucide, i tuoi capelli d'oro, i tuoi occhi ferini, volevo dipingerti così tanto... Mi sono messo davanti alla tela, ma la ho strappata subito dopo. Sono andato avanti così tutta la notte.» 

Le sue parole erano così ipnotiche, erano arte esse stesse. Jimin si sentì avvampare e strinse ancor più quel piccolo libricino fra le mani, fino a sentire le nocche doloranti e bianche per lo sforzo. Respirò a fondo, avvertendo le pulsazioni del suo cuore aumentare in un battito di ciglia, le gote andare a fuoco per l'imbarazzo e per tutti quei complimenti che non aveva mai ricevuto in vita sua. La sua mente gli urlava di star peccando di vanità una seconda volta, martellava il suo cervello con il sentore del peccato, e il biondo si ritrovò ancora una volta a scappare impaurito da Taehyung.

I movimenti rapidi delle sue gambe lo portarono a rintanarsi nella sagrestia, eppure non si accorse di essere seguito: quando si trovò con la schiena contro il muro, il respiro irregolare e le goccioline di sudore a imperlargli la fronte, fu allora che Taehyung lo colse di sorpresa;

gli circondò il polso con la sua grande mano, lo attirò leggermente a sè prima di far collidere le loro labbra in un gesto avventato e del tutto sfrontato. Taehyung mosse esperto i suoi boccioli di rosa su quelli gemelli di Jimin, così soffici e paradisiaci, che gli sembrò di potersi librare in aria in meno di un secondo. Il biondo rimase di ghiaccio, incapace di reagire quando la lingua calda e scivolosa dell'altro si insinuò nella sua bocca, per cercare l'agognata compagna. Il biondo rimase perplesso invece, quando si ritrovò a ricambiare quel bacio osceno e lussurioso stringendo al petto la Bibbia, e giocando con la lingua di Taehyung al contempo.

Sentiva le mani fredde, la fronte sudata come se avesse appena finito di correre una maratona: potè chiaramente avvertire il suo corpo tremare, quando una mano di Taehyung andò a posarsi di soppiatto sopra una sua natica, fasciata dal tessuto fino dei pantaloni ecclesiastici. Jimin, per la prima volta nella sua vita, gemette, dentro la bocca dell'altro, mentre le loro salive continuavano a mischiarsi come se fossero state fatte per adempiere a quel compito fin dall'inizio. 

«Voglio scoparti Jimin...» la voce roca del moro interruppe il bacio per un attimo, prima che le labbra quadrate del maggiore andassero a riprendere fra di esse, con l'aiuto dei denti, le gemelle, tirando forte il labbro inferiore, Jimin completamente crogiolato in un piacere sbagliato, tremendamente sbagliato. 

«Fallo, Taehyung» sussurrò con voce sommessa, prima di scatenare nell'altro una reazione del tutto nuova. Il moro sorrise sghembo prima di prendere Jimin per il collo e costringerlo ad abbassarsi, peccando in quel modo, di lussuria.

«No!!! » urlò forte, quando si ritrovò a contatto col pavimento freddo della sua cella. Il suo petto si alzava e si abbassava con irregolarità, il respiro era talmente pesante che ne usciva fuori condensa. Jimin si guardò attorno, passandosi poi una mano sulla fronte sudata; si toccò poi le labbra, che scottavano, come tutto il resto del suo corpo, trascinato per terra insieme al resto delle coperte.
Si rese presto conto che, lui da quel letto, non si era mai alzato: era tutto stato un gioco perverso della sua immaginazione, un sogno, così vivido da sembrare reale. Si calmò, passò minuti interi a contatto col pavimento marmoreo prima di rendersi conto di quello che era appena accaduto. Prese un bel respiro, quando, con le lacrime agli occhi, si disse che c'era una unica soluzione per far uscire il demonio dal suo corpo, che in lui aveva indotto quei sogni lussuriosi.

Impugnò la frusta, nascosta sotto al letto, e la fissò ripetendo quello che i priori gli avevano insegnato, con occhi tremanti.
«Dieci frustate per i peccati di lussuria e cinque per i peccati di vanità.» 

Presto, anche la sua maglia fu per terra, a far compagnia alle coperte. In ginocchio, Jimin, quella notte scontò la sua punizione. 



Holaaa i'm backkkkkk!!! Avviso avviso, per chi non lo sapesse ho iniziato la mia nuova storia, si chiama Saturn e la potete trovare sul mio profilo!!! Andate a dare una occhiata <3 

Pray for my soul | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora