29

42 3 0
                                    

SEBASTIÁN

La prima cosa che vidi quando aprì gli occhi, fu una chioma bionda sparsa sul mio petto.

Un piccolo corpo avvinghiato al mio.

Dei vestiti femminili sparsi sul pavimento.

Il mio braccio che abbracciava le sue spalle.

E la camera in cui si trovava lei, non la mia.

Avevo varcato il limite.

Non ci avevo pensato e l'avevo fatto, ora le cose sarebbero state diverse.

Guardai Evelyn dormire, con la testa poggiata sul mio petto, rannicchiata come se fossi il suo unico porto sicuro, il mondo fuori era fermo, non vedevo altro che lei.

Si mosse nel sonno, nascondendo il suo viso nel mio collo, mentre i ricordi di quello che avevamo fatto la sera precedente mi colpivano come un cazzo di tornado.

Perfetta.

Il cuore mi batteva così forte che pensavo sarebbe potuto uscire fuori dal petto da un momento all'altro.

Tutta colpa sua.

D'istinto, le spostai una ciocca di capelli che le copriva il viso e gliela misi dietro l'orecchio.

Le passai le dita fra i capelli, mentre guardavo il soffitto. Era tutto così intenso, non sapevo che cazzo mi succedeva. La volevo e pensavo che questo sarebbe bastato a placare la mia fame di lei, ma...

La guardai di nuovo e mi resi conto che non era bastato un cazzo, volevo di nuovo toccarla come avevo fatto stanotte e lasciarle segni ovunque.

Per ricordarle a chi si era concessa.

Si mosse di nuovo, ma questa volta, notai che si era svegliata.

Tolsi il braccio dalle sue spalle, per darle la possibilità di muoversi e rendersi di conto della situazione.

Si stropicciò gli occhi con il dorso delle mani e sbatté le palpebre un paio di volte.

La guardai come se non stesse facendo delle cose più che comuni.

Sembrava che tutto di lei fosse affascinante e interessante da guardare.

Si guardò confusa intorno, poi mi notò al suo fianco, mi sorrise —buongiorno— disse, con voce assonnata, aspettò una mia reazione, ma io mi limitai a guardarla negli occhi, perché sapevo che, una volta usciti da questa stanza, l'incantesimo che si era creato si sarebbe spezzato.

Fuori c'era la vita reale, che ci diceva che questa cosa tra noi non poteva funzionare.

—C'è qualcosa che non va?— mi sussurrò ancora, un po' confusa, alzando la testa per potermi guardare meglio.

Deglutì, non volevo muovermi da lì, ma sapevo che prima o poi avrei dovuto.

—No, sto bene— le risposi, mettendomi a sedere sul letto. Anche lei si sedette —sicuro? Ti sei pentito di questo?— domandò, con la voce titubante, inondata dalla paura di un mio rifiuto.

La guardai, mentre la preoccupazione le riempiva il viso.

No, non potevo farla intristire di nuovo, non dopo stanotte.

Le misi una mano sulla guancia, la feci avvicinare a me e la baciai. Sperando che fosse sufficiente.

Non volevo dirle che non saremmo mai andati da nessuna parte, dirlo ad alta voce lo avrebbe reso più reale.

Non volevo allontanarmi da lei, non subito.

Lì fuori c'erano un sacco di cose di cui entrambi dovevamo occuparci, mentre qui, eravamo solo io e lei... Odiavo il fatto che questo mi piacesse così tanto.

My Darkest DesireDonde viven las historias. Descúbrelo ahora