Un nuovo CEO?

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Proprio in quel momento, il cellulare di Mark squillò.
"È da stamattina che non mi danno tregua." disse, prima di rispondere.
Di certo la sua lettera di licenziamento aveva causato grande scalpore.
"Si... chi parla? Oh. D'accordo... Si, scusatemi davvero, è che... insomma... avete già parlato con Ferreri? ... Si, certo capisco... aspetta, cosa?! Ne è sicuro?... D'accordo, d'accordo. Arrivo subito."
Chiuse la chiamata.

"Cos'è successo?" gli chiese Ivy, visibilmente preoccupata dall'espressione che si era formata sul suo viso.
"Mi hanno chiesto di andare in ufficio..."
"Cosa? Ma Micheal..."
"È proprio questo il punto... credo che Micheal abbia fatto una pazzia."
"Che genere di pazzia?!" Ivy sembrò pensare subito al peggio.
"Non il genere che pensi tu... almeno lo spero."
"Sii un po' più chiaro, Cristo!"
"Non lo so neanche io Ivy! So solo che ha telefonato in azienda dicendo che non tornerà per qualche mese e, a quanto pare, ha deciso di lasciare a me le redini."
"C-cosa? Stai scherzando?!
"Non lo so, sono sorpreso quanto te. Forse è meglio se andiamo a vedere com'è la situazione."
"Sì... mi sembra l'idea migliore." constatò.
"Un attimo Ivy" mi intromisi nella conversazione.
"Cosa c'è?"
"Posso avere le chiavi di casa?" chiesi cautamente.
Se le era riprese pochi giorni prima, quando ero tornato a casa ubriaco.
Da allora ero rimasto rinchiuso lì dentro.
"So cosa stai pensando... ma sta' tranquilla. Prometto di non bere nulla." la rassicurai.
"Sarà meglio." disse Mark. "E comunque starò qui con voi finché lui non andrà via, d'accordo?" disse, guardando Ivy.
"D'accordo" rispose lei. "Ora è meglio che andiamo." continuò poi.
Presero le loro cose e se ne andarono.

Decisi di farmi una doccia e uscire. In un modo o nell'altro avrei pure dovuto trovare lavoro in fondo.
Prima di entrare nella doccia, mi guardai allo specchio.
La mia guancia sinistra era ancora segnata da un graffio profondo, mentre il resto del mio volto e del mio torso erano macchiati da lividi scuri.

Mark ci era andato giù pesante con i pugni, pensai.

Ma d'altronde come potevo biasimarlo? Io avrei fatto lo stesso.

Dopo aver fatto la doccia, mi vestii velocemente e uscii.
Avevo letto su internet di una rivista di moda che cercava un fotografo esperto.
Non ero esattamente quel tipo di fotografo, ma pensai che in quel momento avrei accettato qualunque cosa. Quindi decisi di recarmi lì.

"Siamo spiacenti, ma i colloqui sono terminati ieri."

Lo so cara, ma fino a ieri ero bloccato in quella maledetta casa!

"Mi dia una possibilità, la prego".
"Mi dispiace, i miei superiori hanno già trovato il candidato adatto."
"Ma è sicura? Non è che potrei... non è che cercate qualcuno per qualche altro lavoro? Mi va bene qualsiasi cosa."
"Mi dispiace, ma al momento no".
Sbuffai.
"D'accordo" dissi poi. "E... grazie mille".
Me ne andai, amareggiato.

Cosa faccio ora? Non posso di certo campare sulle spalle di Ivy. Devo trovare un lavoro, e devo farlo alla svelta.

Sulla strada di casa, vidi un foglio stropicciato attaccato con dello scotch alla porta trasparente di un bar.

CERCASI BARISTA DI BELLA PRESENZA CON ESPERIENZA

Mh... magari può andare. Anche se non ho la minima esperienza.

Entrai.
In fondo non avevo nulla da perdere.
"Salve, sono Jack." dissi. "Sono qui per il lavoro".
"Oh, salve. Piacere." disse la donna che stava dietro il balcone, allungandomi la mano.
Il suo abbigliamento era... beh... quasi inesistente. Masticava una gomma, probabilmente una big babool (presumo dall'odore che emanava il suo alito) e aveva degli enormi orecchini a cerchio dorati.

Le strinsi la mano.
"Allora..." cominciò a parlare. "Hai esperienza?"
"A dir la verità no... ma imparo in fretta."

"Mhh..." iniziò a squadrarmi da testa a piedi. "Voltati." disse, poi.
"Come?" chiesi, sorpreso.
"Ho detto voltati." ripetè.
Feci un giro su me stesso.
"È vero, sei sicuramente di bella presenza, e quei lividi ti danno un'aria da cattivo ragazzo..." constatò. "...ma se non sai preparare cocktail, non so quanto tu mi possa essere utile."
Fu proprio in quell'istante che realizzai che avrei dovuto preparare cocktail, il che comportava stare a stretto contatto con bottiglie di alcolici per diverse ore.

Mhh... forse non è esattamente il lavoro adatto per un alcolista...

"Sa che c'è? Ha ragione, mi sono sbagliato. Buon lavoro" dissi, andando via.

Meglio togliersi da questa situazione il prima possibile...

Bene, siamo punto e a capo.
Sono ancora un fallito.
Sono ancora un alcolista.
E sono ancora senza lavoro.

Pensai che sarebbe stato così semplice tornare lì dentro e cominciare a bere per stare meglio.
Ma, per fortuna, il mio autocontrollo quel giorno non mi fece brutti scherzi.
Così tornai a casa.

"Hey!" sentii la voce di Ivy non appena ebbi varcato la soglia.
"Nicholson." sentii anche la voce di Mark, fredda come al solito. "Ti conviene essere sobrio." disse, vedendomi.
"Cosa c'è, vuoi fare il test del palloncino?" dissi, sorridendo, in tono chiaramente ironico.
"Ok, credo sia sobrio." disse Ivy, ridendo. "Vieni qui." continuò, invitandomi a sedere al tavolo della sala da pranzo, dove loro due stavano già mangiando. "Ci sono tante novità." disse poi, con tono leggermente triste.

Just be with meOnde histórias criam vida. Descubra agora