Ci vediamo presto, amore mio

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"Allora, posso vederlo?" chiesi quel pomeriggio, non appena vidi Elizabeth fuori dal carcere.
"Sì, vieni." mi rispose, invitandomi a seguirla.

E così mi ritrovai nuovamente nella grande sala di pochi giorni prima. Lui era già seduto al tavolo e, nonostante fossero passati pochi giorni, mi sembrava essere sempre più esile.

Chissà che brodaglie ti fanno mangiare qui dentro, amore mio...

"Hey." dissi, sedendomi di fronte a lui. Volevo che il mio tono suonasse rassicurante, lo volevo con tutto me stesso, ma la verità era che non ero riuscito ancora a perdonarlo del tutto, per cui la mia voce suonò parecchio falsa, persino a me stesso.
"Jack, sei venuto." disse, sorridendo immediatamente. "Non credevo ti avrei visto, dopo..."
"E invece sono qui." lo interruppi, facendo un piccolo sorriso e allungando le mie mani alle sue, stringendogliele.
Per fortuna quel giorno c'erano molte meno guardie, e i controlli non sembravano così stringenti.
"Credevo venisse solo Elizabeth. Mio Dio... che bello vederti qui. Non sai quanto sia stato contendo di vederti tra la folla oggi. So che ce l'hai con me, ma mi manchi da impazzire, Jack..." Continuava a parlare e parlare, senza fermarsi, senza prendere neanche un respiro, come non volendo sprecare neanche un attimo, come avendo paura che me ne andassi da un momento all'altro.
"Shh..." dissi allora, invitandolo a zittirsi. "Non ce l'ho con te." tentai poi di rassicurarlo.
"So che stai mentendo." ribatté.
"E va bene... forse ce l'ho un po' con te, ma questo non è importante ora. Mi passerà, dico sul serio. Voglio che mi passi."
"Ascolta... lui non significava nulla. Ero solo ferito, ho fatto una stronzata, non avrei mai dovuto. Non sai quanto io me ne sia pentito giorno e notte. Volevo dirtelo, ma sapevo che a quel punto mi avresti mollato in asso, e non avrei potuto sopportarlo. Ma ora sento che ti stai allontanando, che non mi vuoi più. Ho rovinato tutto Jack... tutto..." disse, ormai con le lacrime agli occhi.
Gli presi il viso tra le mani, asciugando le lacrime che gli stavano rigando le guance.
"Tu non hai rovinato nulla." dissi, sorridendo leggermente. "Non credere mi basti così poco per odiarti, per dimenticarmi di te e di quanto ti amo." aggiunsi poi. Lo vidi sorridere, come rassicurato da quelle parole.
"Ma questo non ti autorizza a farlo ancora, sia chiaro!" dissi poi dopo qualche istante, accennando un tono severo, per poi non riuscire a trattenere una leggera risata.
"Ti giuro che se fossi così stupido da rischiare di perderti un'altra volta, non riuscirei mai a perdonarmelo."
"Mhh sì, queste sono le parole che voglio sentire." dissi, soddisfatto.
"Jack, non sai quanto vorrei baciarti in questo momento." rispose allora lui, guardandomi intensamente negli occhi.
"Fallo."
"Uhm... cosa?" chiese, confuso dalle mie parole, come non aspettandosele.
"Ora lo sanno tutti, Luke. Niente più segreti."
"Oh..." mormorò, esitando, come realizzando quanto ciò che avessi detto fosse vero.
"Una cosa buona questa maledetta storia l'ha fatta, allora." aggiunse poi facendo un sorriso a trentadue denti, per poi eliminar ogni distanza tra noi, baciandomi.

Il sapore delle sue labbra sulle mie, quanto cazzo mi è mancato...

"Nessun contatto fisico!" ci interruppe una guardia, vedendoci.
"Sì, sì, ci scusi." dissi, staccandomi immediatamente, non riuscendo a trattenere un sorriso.

"Jack, te l'ho già detto quanto ti amo?" mi chiese, quando l'uomo si fu allontanato.
"Non negli ultimi giorni, effettivam-"
"Ti amo da impazzire." mi interruppe allora.
"Vale lo stesso per me, idiota."
"E se penso che questo segreto ci avrebbe potuto separare... mio Dio... Jack, promettimi che da oggi non ci saranno più segreti tra noi."
"Oh...uhm... sicuro?" chiesi sorridendo, leggermente imbarazzato.
"Mi stai nascondendo qualcosa?"
"Beh... ecco... uhm... prometti di non arrabbiarti." dissi, accennando un piccolo sorriso, imbarazzato.
"Le tue labbra sulle mie mi hanno fatto così eccitare che non riuscirei ad odiarti nemmeno se lo volessi. Credo sia il momento giusto per un po' di verità scomode." disse, sospirando, come bramando più di un semplice bacio.
"Per quello dovrai aspettare che ti liberino." dissi, capendo a cosa stesse pensando, tentando di sembrare calmo. Ma la verità è che quelle parole, o meglio il tono profondo con cui le aveva pronunciate, avevano decisamente smosso qualcosa dentro di me.
"Su, sputa il rospo."
"L'altra sera, dopo che ti ho parlato e mi hai detto... insomma, hai capito..."
"Sì...?"
"Quella sera mi sono ubriacato e... insomma... mi sono quasi scopato la barista del bar accanto all'azienda."
"La barista? Sul serio Jack?" disse, sorridendo, come se non gli importasse, anzi quasi divertito. Lo guardai negli occhi, confuso ed enormemente sorpreso dalla sua reazione.

"Io... uhm... non volevo ti arrabbiassi, certo, ma neanche che non fossi neanche un po'... uhm... geloso..."
"Ohh, Jack, fidati che lo sono." disse, ed effettivamente sembrava si stesse trattenendo parecchio. "In quel bar non ci metterai mai più piede, ne sei consapevole?"

Ahhh, riesce a piacermi anche quando fa così! Dio mio, che cazzo mi ha fatto quest'uomo?

"Ora passiamo alla parte importante." continuai, evitando di rispondere alla sua domanda. "E ti avviso, questa potrebbe farti meno piacere..."
"Meno piacere del fatto che ti sei quasi sbattuto una barista nel retro del suo bar? Sul serio?!" chiese, e giuro che non riuscii a comprendere se fosse serio o mi stesse prendendo per il culo. In fondo con lui le due cose erano sempre state divise da una linea mooolto sottile.
"Dopo essermi ubriacato, quella sera mi sono diretto verso l'azienda."
"Ah, vedo che ormai è un'abitudine." constatò.

Ok, mi sta prendendo per il culo...

"È stata una reazione quasi istintiva... forse avevo bisogno di ritrovarti lì, anche se sapevo non ci saresti stato." tentai di giustificarmi.
"Ok, lo capisco." rispose, sorridendo, invitandomi poi a continuare.
"Sono riuscito a entrare e sono andato nel tuo ufficio, che tra l'altro ora è l'ufficio di quel vecchio pelato."
"Pelato? Chi hanno messo al mio posto?!"
"Ma come, Micheal non te l'ha detto? È un tale... un certo Carter."
"Non ci credo! Tra tutti proprio quella testa di cazzo?!" disse allora, visibilmente innervosito.
"Che ti ha fatto di male?"
"Niente, ma è un buono a nulla! Mi lascerà tutto il lavoro arretrato, Cristo!"

Sorrisi a quelle parole. Ero davvero felice di vedere come fosse così sicuro che tutto sarebbe finito presto. Era solo un'altra delle prove della sua innocenza. Ormai ero convinto di potermi fidare di lui.

"Comunque... continua. Cosa stavi dicendo?"
"Sì, ecco. Ero ubriaco, nel tuo ufficio. Insomma, credo tu possa immaginare da solo come stessi, cosa provassi. Ho iniziato a mettere tutto a soqquadro, come se volessi trovare qualcosa di tuo, una parte di te, per ricordarmi del tuo odore, della tua pelle, delle tue labbra..."
"Jack, ti prego, non dirmi queste cose o..." disse, sospirando, ancora più eccitato.
"Sì, scusa. Stavo dicendo... ho trovato una tua camicia, e non sai per cosa avrei voluto usarla..."
"Jack!" mi interruppe, arrossendo come un peperone. Era bello vedere l'effetto che i miei pensieri avevano su di lui.
"Non l'ho fatto, sta' tranquillo." dissi. "Ero troppo ubriaco, in ogni caso. Comunque, continuando a scavare tra i cassetti, ho trovato un quaderno."
"Quaderno?" mi chiese, come non capendo a cosa mi riferissi.
"Uhm sì...un'agendina blu... una sorta di..."
"Il mio diario." mi interruppe, completando la mia frase. "E suppongo tu l'abbia letto."

Sorrisi leggermente, tentando di scrutare la sua espressione, di capire cosa stesse provando. Ma era come una statua di cera, impossibile da decifrare.

"Quindi?" mi chiese.
"Quindi nulla, so che non avrei dovuto leggerlo, ma sono contento di averlo fatto."
"Contento?" chiese ancora, non capendo.
"Sì, beh... ecco... mi ero convinto del fatto che mi amassi solo perché ti ricordavo... insomma... lui." dissi, titubante.
"Mai fu detta sciocchezza più grande, te lo assicuro." rispose immediatamente.
"Lo so, ho letto le tue parole. Sai che te la cavi davvero bene a scrivere?"
"Ho studiato per questo, idiota." disse. "Ricordi per che azienda lavori?" aggiunse poi, facendomi sentire un coglione, come al suo solito.
"Ah, già." dissi, ridendo.

Perché non ci ho pensato prima?

"Tempo scaduto ragazzi." ci interruppe una guardia.
"Sì, ci dia solo il tempo di salutarci." dissi allora io.
"D'accordo, solo un minuto."
"Grazie mille."

"Promettimi che tornerai presto." disse Luke, prendendomi le mani tra le sue, quando l'uomo fu lontano dalla nostra vista.
"Te lo prometto. Quindi... per la questione del diario...?"
"Sta' tranquillo. È stato giusto così, in fondo."
"E... per la questione della barista?"
"Te l'ho detto. Quel bar ormai è off limits per te." rispose, facendomi un'occhiolino dopo qualche istante.
"Ci vediamo presto, amore mio."

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