Passato

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"Bene, ora vi lascio soli." dissi.
"Aspetta Nicholson." mi fermò Mark. "Ho un regalo per te." aggiunse poi, sorridendo.

Mark che mi rivolge un sorriso? Il mondo sta forse per finire?

Prese una scatolina, simile a quelle che contenevano gli anelli di fidanzamento, e me la passò. Al che Ivy cominciò a ridere come una matta, e così anche Mark.

"Fai sul serio?" chiese Ivy, non riuscendo a smettere di ridere. "Nella custodia del mio anello?" si stava scompisciando dalle risate.

Li guardai, confuso, per poi aprirla.
"Oh... dei bellissimi... ehm..." cercai di capire cosa fossero.
"Sono tappi per le orecchie, sai..." disse Mark.

Tappi per le orecchie? Ma cosa...?
Ohhh...

Finalmente capii
"Andiamo... fate sul serio?"
Iniziai a ridere anche io.

"E comunque potreste usare la casa di Mark per queste cose, non credete?" dissi, perché per quanto tutta quella situazione potesse essere in un certo senso esilarante, il mio corpo aveva bisogno di almeno otto ore di sonno a notte. E credo che quei tappi per le orecchie avrebbero fatto poco e niente.
"E come faremmo a controllare che tu non beva?" chiese Ivy, divertita.

"Buonanotte" dissi, troncando la conversazione e lasciandoli alle loro risate.
"Per noi lo sarà di certo." sentii urlare Mark, mentre mi ero già buttato sul mio scomodo e adorato divano.

E sì, quella notte i tappi per le orecchie non servirono a nulla.

Cazzo... devo trovarmi davvero un posto dove stare al più presto. E beh... anche una donna.

Cercai di tapparmi le orecchie ancora di più con due cuscini e tentai di dormire.

La mattina seguente mi svegliai presto. Volevo essere ben pronto per il mio primo giorno di lavoro. Preparai la colazione anche per Mark e Ivy.

"Mhh... buongiorno."
Ivy entrò nella cucina stiracchiandosi. Afferrò subito uno dei croissant alla marmellata che avevo preparato.
"Dormito bene?"
"Alla grande" dissi, ridendo. "Sai... dopo un'ora e mezza di gemiti e urla mi sono finalmente addormentato " aggiunsi, con tono ironico. "A proposito... dov'è Mark?
"Sono qui." disse, facendo il suo ingresso in cucina, anche lui con i capelli arruffati e gli occhi semichiusi.
"Poi mi spieghi come fai..." dissi, dandogli una pacca sulla spalla.
"Hey... c'è un motivo se ti ho dato quei tappi per le orecchie." rispose, infastidito.
"Non è colpa mia se urlate così tanto." constatai.

"Allora... oltre ai croissant ho preparato anche delle uova strapazzate e del bacon. Spero vi piacciano."
"E il caffè?" chiese Mark.
"Non mi piace il caffè." risposi.
"Cosa? Stai scherzando?"
Mi avviai dentro per prepararmi.

"Non ci credo, sul serio non gli piace il caffè? Santo Cielo! A chi non piace il caffè?" lo sentii mormorare mentre mi incamminavo verso il bagno.

In venti minuti fui pronto.
"Allora, siete pronti?" chiesi, impaziente.
"Dammi solo un attimo..." rispose Ivy, mentre era ancora intenta a truccarsi.
"Andiamo sei perfetta così! Su, non voglio fare tardi il mio primo giorno."
"Devo forse ricordarti che siamo noi i tuoi capi?" mi rispose. "Puoi arrivare a che cacchio di ora ti pare!" disse, zittendomi.
"Sbrighiamoci." continuai a dire.

Dopo cinque minuti finalmente fummo nell'auto di Mark.
"Che bello... non posso credere che non debba più prendere la metro!"
"Ehi... non sono mica il tuo autista personale!" disse Mark.

Ivy per un istante sembrò quasi volerlo uccidere.
"Non guardarmi così! Intendo che ci saranno giorni in cui avrò altri impegni e dovrai prendere la metro. E poi scusa... perché non hai mai preso la patente?"
"Ma certo che l'ho presa! Idiota!" disse ridendo.
"E allora perché non guidi?" chiese lui.

Improvvisamente Ivy si zittì.
Capii subito il motivo.
"Cosa c'è, tu ne sai qualcosa?" mi chiese Mark, guardandomi dallo specchietto.
"Vuoi che glielo dica?" chiesi ad Ivy, prima di cominciare a raccontare.
Lei mi fece cenno di sì.

"Qualche hanno fa, stavamo tornando a casa dopo una serata in discoteca. Avevamo bevuto molto... e... beh, anche Ivy, che era al volante, non era esattamente sobria..."
"Oh..." vidi il suo sguardo farsi più serio. Ivy non disse nulla, anzi mi incitò a continuare.
Sapevo che per lei quella storia faceva ancora molto male.
"Beh... quella sera abbiamo fatto un'incidente. In auto eravamo i Io ed Ivy eravamo davanti, e dietro c'erano due nostri amici, Paul e Jenny-."
"Jenny non c'è l'ha fatta" mi interruppe Ivy, come se volesse che finissi la storia il più in fretta possibile.
"... e da allora non ho più guidato. E probabilmente non guiderò mai più".
Una lacrima le rigò il viso.
"Ivy..."
Mark le mise una mano sulla gamba, come per rassicurarla. "Va tutto bene, è stato solo un incidente."
"Avrei... avrei dovuto stare più attenta" disse, asciugandosi il viso.
"Ma ora basta parlarne... sono passati tanti anni. Oggi deve essere un bel giorno! È il tuo primo giorno da capo e il suo primo giorno di lavoro!" disse indicandomi, cercando di tornare di buon umore come pochi minuti prima. "Non facciamoci rovinare la giornata da dei vecchi ricordi" disse, sorridendo.

"Comunque credo che mi farò portare la mia auto da mio fratello la prossima settimana. Ve l'avevo detto che veniva, no?"
"No, non avevi detto nulla" constatò Mark, infastidito.
"Possiamo ospitarlo, no?"
"E dove lo facciamo stare, sul pavimento?" chiese Ivy.
"Potresti andare a stare da Mark per un paio di notti."
"Ti ricordo che quella è casa mia" disse Ivy, sorridendo.
"Beh... teoricamente sei in affitto"
"Non è questo il punto!"
"D'accordo, d'accordo... gli dirò di prendersi una camera."

Ivy sembrò riflettere un momento.
"... e va bene. Povero Lorenzo, non voglio fargli spendere metà del suo stipendio per una camera a Milano."
"Grazie, grazie, grazie!" mi scorsi in avanti, lasciandole un bacio a stampo sulla guancia. "Sei una santa! E quando avrò la macchina ti accompagnerò io tutti i giorni, tranquilla!".
"Lo davo per scontato" sorrise.

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